In attesa del nuovo album, previsto per il 17 maggio, i Rammstein pubblicano il video del loro secondo singolo tra polemiche e furore di popolo.
L’attesa per il primo album di inediti dopo dieci anni di live album e raccolte (Liebe ist für alle da è del lontanissimo 2009, già) inizia a diventare spasmodica.
Deutschland, il primo singolo, ha già raccolto qualcosa come 42 milioni di visualizzazioni su Youtube; Radio, pubblicato il 26 aprile, ne conta in questo momento 13 milioni e mezzo e rimane saldo tra i video in tendenza anche nel nostro piccolo paese.
Nel loro ritorno sulle scene, i Rammstein confermano il loro ruolo naturale: essere la coscienza sporca della Germania e, forse, di tutto il continente; e ancora, entrare di petto nell’immaginario sadico e pornografico del nostro tempo e sviscerarne le contraddizioni.
Deutschland è uno dei video più belli (e probabilmente costosi) dell’ambito metal degli ultimi anni; insieme a un testo che canta l’imperialismo tedesco e il rapporto controverso con la propria identità, le immagini ripercorrono l’estetica dal Sacro Romano Impero fino ai campi di concentramento, fino al terrorismo anni Settanta e la DDR, e ancora fino allo strapotere dell’ingorda finanza di oggi.
Radio prosegue il ragionamento, concentrandosi sulla realtà della propaganda e del potere dei mezzi di comunicazione. Il video diretto da Jörn Heitmann è interessante e pieno di riferimenti. La band suona nella forma di una big band anni Trenta o Quaranta, e il montaggio delle immagini è subito serrato e psichedelico. Oltre a costumi e ambientazioni sempre perfette, gli audiofili godranno nel vedere un piano elettrico Weltmeister, registratori a nastro, mixer analogici, e naturalmente una tempesta di radio d’epoca e attrezzature vintage.
Tra le scene, compaiono donne visibilmente eccitate dalle nuove tecnologie, una suora che prega la radio come un dio, una madre che allatta una trasmittente portatile, poliziotti e soldati dall’aria steampunk che perseguono chiunque si sintonizzi sulle trasmissioni vietate. Curioso il fatto che siano le donne, in modalità suffragette, a opporsi ai militari poco contenti delle “note straniere” che avvelenano il paese (jedes liedgut war verboten/so gefährlich fremde noten). E ancora curioso il fatto che la band stia suonando e trasmettendo (sotto forma di ologrammi, oppure di onde radio?) da Radio Berlin, richiamo alla stazione tedesca della DDR con cui i nostri devono essere cresciuti, dall’interno di un edificio circondato da bandiere europee dallo sfondo rosso. Le interpretazioni politiche, bisogna dirlo, possono andare da un estremo all’altro, e sicuramente era questo uno degli obiettivi di Lindemann e soci, abituati a far discutere.
Musicalmente il pezzo prende piede da una marcia in palm mute del comparto ritmico, che richiama la lontanissima Links 2 3 4 di Mutter. Il ritornello è particolarmente catchy, mentre ai riff di Kruspe e Landers si aggiungono le acide tastiere di Doktor Flake. Come sempre, verso il finale si cresce di intensità con un bridge in mid-tempo e un’ultima sfuriata di power chords. Rispetto a Deutschland, la struttura di Radio è piuttosto classica per chi conosce la discografia dei Rammstein, senza particolari sorprese.
Il popolo tedesco, è risaputo, non è troppo spaventato dall’affrontare il proprio passato: a differenza di altri stati in cui sulla memoria ancora ci si divide volentieri, la Germania ha affrontato spesso artisticamente le proprie pesanti responsabilità (penso ai memoriali di Eisenman e di Ullman a Berlino). Eppure, il video di Deutschland ha attirato polemiche, e forse le attirerà anche questo Radio; il nodo della questione, è probabilmente il legame strettissimo che i Rammstein sottolineano ogni volta tra i momenti oscuri del passato e le dinamiche odierne, con il ritorno a forme di potere occulte, totalitarie, nascoste tra le pieghe della democrazia.
L’album in uscita, dal titolo Rammstein per UME/Spinefarm, sarà forse l’ultimo della band: è già disponibile la tracklist e il pre-order sul sito della band.
Tecnico, Marinaio, Giornalista, Intellettuale, Intelligente… non sono niente di tutto questo.