La playlist di Inside Music del 2018. Di 365 giorni pieni di eventi, notizie, emozioni, persone, storie, gesta, avventure e drammi che hanno segnato per sempre la storia di numerosi Paesi, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Francia al Brasile.
La fine di un anno, con i suoi momenti positivi e negativi, porta sempre con sé quel velo inevitabile di tristezza e malinconia. Così, tutta la famiglia di Inside Music – caporedattori, redattori ed editori – ha preso in mano carta e penna, non per stilare la solita e classica “lista dei buoni propositi” che puntualmente il 15 gennaio troviamo stravolta, ma per regalare a voi, che siete un bagaglio fondamentale nella buona riuscita del nostro viaggio fatto di impegno costante e lavoro appassionato, che ci siete stati sempre e comunque e che ci avete spinto giorno per giorno a migliorarci, una playlist su Spotify eterogenea e sostanziale, atipica ed originale, con lo scopo di accompagnarvi nei primi giorni del nuovo anno. Abbiamo scelto 50 canzoni che raccontano un anno di metamorfosi e novità; 50 artisti che sono stati spesso portavoce di una verità dei fatti, testimoni di episodi condensati da azioni indiscusse o discusse, colonna sonora di società altalenanti e multiformi, al centro di eventi di grande portata storica.
La playlist del 2018: da gennaio a dicembre
Il 12 gennaio, poco dopo i Golden Globes dove il mondo del cinema decise di sfilare in nero contro le violenze sessuali, sostenendo il movimento Time’s Up, nato dopo lo scandalo Weinstein, Francesca Michielin pubblicò il suo album più maturo “2640”, contenente Bolivia, giusta colonna sonora di un disco ben riuscito ed apprezzato. Il 25 gennaio invece, stesso giorno in cui l’Italia fu testimone del deragliamento del treno regionale sulla linea Milano-Venezia che causò tre morti e 46 feriti, il gruppo britannico Bring Me The Horizon pubblicava “Amo”, album vario e sperimentale che contiene la seconda canzone della nostra playlist Mantra.
In un febbraio aperto con un insensato e folle raid razzista a Macerata ai danni di 6 ragazzi di colore, nella città dei fiori si portò in scena il 68esimo Festival di Sanremo, dove a trionfare furono Ermal Meta e Fabrizio Moro con Non mi avete fatto niente, brano forte e di belle speranze. Proprio il giorno 9 del mese più corto dell’anno, lo stesso giorno in cui ci fu la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici invernali con la storica stretta di mano tra il presidente della Corea del Sud e la sorella di Kim Jong-un, dittatore della Corea del Nord, il cantautore iltalo-albanese fece uscire “Non abbiamo armi”, album cantautorale puro, che contiene una delle canzoni più belle, capace di raccontare pagine della nostra vita, Il vento della vita. L’Ariston, come ben si sa, è un palcoscenico importante, un trampolino di lancio non indifferente per le giovani proposte. Infatti, ad alzare il leoncino d’oro è stato anche Niccolò Morriconi, per tutti Ultimo, che fece conoscere a tutti il suo talento con “Peter Pan” e uno dei brani più belli del disco La stella più fragile. A rendere preziosa la kermesse ligure ci sono stati altri artisti di inestimabile valore, presenti nella nostra ricca playlist, come Max Gazzé con la raffinata e poetica La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, contenuta nell’album orchestrale del cantautore “Alchemaya”, e come Annalisa con la ballata intensa e appassionata, Il mondo prima di te, che gli valse il gradino più basso del podio. Ma febbraio non è solo Sanremo. Mentre il mondo fu scosso nella notte di San Valentino quando in una scuola della Florida un ex studente uccise in una sparatoria diciassette persone e ferendone 14, in Italia la cantautrice romana Katres lanciò sulla scena “Araba Fenice”, album contenente Ormai ho deciso, brano che rivela il temperamento della giovane artista, e negli States il gruppo Imagine Dragons uscirono con il loro singolo Next to me, contenuto nell’album “Evolve”.
Dopo un marzo burrascoso, testimone delle elezioni parlamentari, della morte dello scienziato Stephen Hawking e di Fabrizio Frizzi, dell’arresto di Carles Puidgemont, ex presidente catalano, per ribellione violenta, della riconferma di Vladimir Putin come Presidente della Russia e della notte dei Premi Oscar, aprile ha visto sulla scena musicale il ritorno di Motta, artista convincente, a tratti geniale, vincitore del Premio Tenco, che con Vivere o morire si palesa come autore coerente, pronto a fare il grande salto, e la pubblicazione di uno degli album più belli della scena musicale nostrana, dove Carmen Consoli torna con un esperimento artistico azzeccato: “Eco di Sirene” è una rivoluzione musicale che miscela il rock e il punk con l’orchestra, disco che contiene Tano, brano che narra una Sicilia diversa da oggi, che racconta di uomini violenti e donne succubi. Il quarto mese dell’anno ci ha portato anche il ricordo di una delle artiste popolari italiane più apprezzate e importanti, Gabriella Ferri, e lo ha fatto inaspettatamente grazie ad un rapper, attraverso Noyz Narcos e la sua Sinnò me moro, una scelta coraggiosa che ci ricorda quanto la nostra musica è intrisa di elementi folkloristici-popolari di indubbia qualità. Nel frattempo, mentre la band campana A Toys Orchestra portava in scena “LUB DUB” contenente More than i need, fuori dai confini italici, il gruppo fondato da Billy Howerdel assieme a Maynard James Keenan nel 1999, A Perfect Circle, suonava l’album “Eat the elephant”, titolo che molto probabilmente richiama il simbolo del Partito Repubblicano, e che contiene il brano della nostra playlist The doomed.
Il mese di maggio, tra il royal wedding tra Harry e Meghan, i festeggiamenti del settimo scudetto consecutivo della Juventus e la decisione di Donald Trump di uscire dall’accordo sul programma nucleare dell’Iran, aggiungendo di reintrodurre le sanzioni, ci ha portato quattro canzoni da inserire di diritto nella nostra playlist. La prima è Sky burial di Gazpacho; la seconda è Under the fragmented sky di Lunatic Soul; la terza è Fosse capace di F.l.o.; ed infine la quarta è Pesto di Calcutta, tra gli artisti indie più apprezzati e seguiti.
Il 1° giugno, stesso giorno in cui Rancore uscì con l’album “Musica per bambini”, contenente il brano Sangue di drago, confermandosi tra i migliori artisti sulla scena nostrana, e i Morcheeba con Blaze Away, dopo una crisi politica durata tre mesi, il Governo presieduto da Giuseppe Conte giurò nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre undici giorni dopo, a Singapore, venne immortalata dai fotografi una stretta di mano destinata a restare nella storia: quella tra Donald Trump e Kim Jong-un. In questi giorni, due artisti completamente diversi tra loro Zeal & Ardor e Davide Petrella, uscivano con un nuovo progetto artistico. I primi con Stranger Fruit, titletrack del loro album, e il secondo con Cabala, brano contenuto in “Litigare”. Inoltre, mentre Filippo Tortu batté lo storico record di Mennea e la Turchia scelse ancora una volta Erdogan come Presidente, i rapper Nas e Jay Rock uscirono rispettivamente con “Nasir”, contenente il singolo Cops shot the kid, e “Redemption”, contenente invece For what it’s worth, e Gorillaz con il brano Souk eye all’interno del disco “The Now Now”.
A luglio, mentre la Francia festeggiava la vittoria del Campionato del mondo, orfano dell’Italia, e gli juventini l’arrivo di Cristiano Ronaldo, morì a Zurigo Sergio Marchionne. La nostra playlist prende in prestito dal mese estivo due brani di indubbia portata artistica: Hostage degli statunitensi Chelsea Grin e l’ipnotica F*cking Robots di Michael Romeo. Mentre un’estate non troppo calda stava volando via, il 14 agosto la tragedia del Ponte Morandi lasciò nello sconforto e nella paura milioni di italiani, testimoni di una drammatica scena al quale non avrebbero mai voluto assistere. Un mese che ha visto anche la scomparsa della regina del soul Aretha Franklin e che vede la nostra playlist ampliata con We’re not done (end title) dei Mogwai, Ghost town dei Passenger e White mist dei The Pineapple Thief.
Settembre, alle porte dell’autunno, dove Versace, un marchio storico della moda made in Italy, passò in mani americane, quelle di Kors, a farci compagnia è stata sempre la buona musica, una costante nelle nostre giornate. Sulla scena italiana non possiamo non inserire nella playlist Gli alieni siamo noi di Emilio Stella, Questa nostra stupida canzone d’amore dei Thegiornalisti e Noi casomai dei Tiromancino. Ad aggiungersi è anche Shallow, colonna sonora della pellicola cinematografica A Star is born, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, interpretata dai due protagonisti Lady Gaga e Bradley Cooper.
La nostra playlist inzia a prendere forma e continua a riempirsi di brani che hanno visto invece luce ad ottobre, il mese testimone della scalata mondiale della nazionale di pallavolo femminile, sconfitta in finale dalla Cina, e dell’elezione di Bolsonaro in Brasile. Mentre Vasco Brondi salutava definitivamente il progetto de Le luci della centrale elettrica con l’album “2008/2018 tra la via Emilia e La Via Lattea” nel quale troviamo Mistica, Francesco Di Bella tornava con il suo folk e prog in salsa napoletana con ‘O Diavolo, una delle più belle ballate, oltre che titletrack, del suo disco. Sempre in “casa nostra” altri artisti consegnarono al pubblico dei progetti superlativi. Stiamo parlando di “8”, l’ottavo lavoro superlativo della band torinese Subsonica, un disco intelligente ed “infinito” nel quale troviamo (forse) un piccolo omaggio a Battisti in Fenice (“Ancora tu non dovevamo vederci, rivederci più?”). Ma parliamo anche di Elisa e del suo album compiuto “Diari aperti”, un lavoro autorale, ricercato, conscio e intimo, profilo che ritroviamo nel singolo di lancio Se piovesse il tuo nome. Ma non solo Italia. Il decimo mese dell’anno ci ha regalato altri singoli di spessore come Puzzle box degli Haken, Body talks degli The Struts, How can i love you? degli Yellow Days, Tiara’s Sog (Farewell Pt. 1) degli Seventh Wonder e Suspirium del cantautore Thom Yorke. Brani eterogenei che racchiudono la vera essenza del panorama musicale internazionale.
Il penultimo mese dell’anno, quello che finalmente ha portato a Roma l’abbattimento di otto villette abusive riconducibili ad alcuni esponenti del clan dei Casamonica, ci ha regalato brani capaci di durare nel tempo e che non possiamo esimerci dal mettere nella nostra lista. Ci riferiamo a Stai zitto di Salmo che coinvolge anche uno stimolato Fabri Fibra; ma anche a Sanctification degli Antimatter, a Guiding Light degli Mumford & Sons, ed infine a Chilling Adventures of Sabrina – Main Theme degli Geek Music, composta da Adam Tyler e colonna sonora dell’omonima serie Netflix.
A chiudere la nostra playlist del 2018 sono tre canzoni italiane, consegnate nel mese, tanto difficile quanto controverso, di dicembre, e non solo per il nostro Paese. Il dodicesimo mese dell’anno, per molti il più magico, infatti si aprì con le giornate di violente manifestazioni in Francia: il mondo conosceva per la prima volta il movimento di protesta dei gillet gialli. Ma l’Europa, ancora una volta, pianse le vittime dell’ennesimo attentato terroristico, dove a Strasburgo, l’11 dicembre, un uomo aprì il fuoco ai mercatini di Natale uccidendo cinque persone, tra cui il giornalista italiano Antonio Megalizzi. Inoltre, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, proprio quando Cesare Cremonini regalava al suo pubblico una perla rara come “Possibili scenari per pianoforte e voce” in cui troviamo Un uomo nuovo, brano svestito completamente del suo arrangiamento originario, la musica si tinse di nero per le sei persone che morirono nella calca al concerto del rapper Sfera Ebbasta in una discoteca in provincia di Ancona, a Corinaldo. Infine, gli ultimi brani inseriti sono Sepolto vivo di Filippo Margheri e La fine del mondo del vincitore di X Factor Anastasio. Certamente due canzoni completamente diverse tra loro, l’una lontana dal mainstream e l’altra più commerciale, ma che entrambe hanno un perché d’esistere e persistere anche nel 2019.
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