Teatro stra colmo, pubblico scalpitante..si spengono le luci, parte la musica: “Shine on you crazy diamond”.
Ecco come si presenta sul palco del Teatro Augusteo, il 5 novembre, uno dei tributi più grandi della storia dei Pink Floyd : i Pink Floyd Legend con “Atom Heart Mother”.
Prima di parlarvi della serata, mi sembra giusto raccontarvi qualcosa su questo gruppo di ragazzi, che dal 2005 ad oggi sono partiti dall’essere un semplice tributo, ad una delle più grandi band della storia della musica, diventando “Il tributo”, quello che ascolti e che riesce in qualche modo a farti sentire davvero qualcosa di “Floydiano”, grazie al grosso lavoro svolto negli anni che li ha portati alla realizzazione di di show perfetti, dalle sonorità, agli ambienti, alla riproduzione dei video originali e spesso anche rari, il tutto colorato da un incredibile disegno luci e di sorprendenti effetti scenografici.
Da Atom Heart Mother, la celebre suite per orchestra e coro, ad ogni rappresentazione, i “Pink Floyd Legend” hanno realizzato il “tutto esaurito”, al tour italiano di THE DARK SIDE OF THE MOON, insieme alla straordinaria Durga Mc Broom (vocalist dei Pink Floyd dal 1987), fino a quando, nel 2015, raggiungono un importante traguardo grazie all’esecuzione integrale dell’album THE FINAL CUT, in occasione delle celebrazioni per il 70esimo anniversario dello sbarco di Anzio, con la presenza dello stesso Roger Waters.
Un continuo susseguirsi di soddisfazioni per la band, che anche a Napoli fa “Sold Out”.
Sentiamo pezzo dopo pezzo, gli stessi suoni e le stesse note di ogni singolo componente della vera band, si riconoscono le varie versioni delle tracce, dei vari live. I componenti sembrano far rivivere quella che è la storia dietro ogni singolo pezzo. Si può toccare con mano, dal primo brano all’ultimo, il valore per questi ragazzi della musica dei Pink Floyd. Troviamo davanti ai nostri occhi uno spettacolo che sa toccare anche quelli più scettici e che evidenzia l’enorme studio delle partiture, degli assoli, dello spettacolo che sembra essere un vero è proprio “revival” dei concerti dei Pink Floyd.
Lo spettacolo è diviso in due parti: la prima parte è tutta della “formazione classica”, mentre nella seconda parte vediamo salire sul palco la Legend Choir oltre a una sezione orchestrale composta dagli Ottonidautore e dal QUARTETTO SHARAREH (quartetto d’archi tutto al femminile) tutti diretti dal Maestro Giovanni Cernicchiaro, sentendo crescere ancora di più l’emozione del pubblico.
Sono diversi gli album che sentiamo suonare dalla band, ma riusciamo anche a notare come i veri “Pink Floyd” nel corso degli anni, abbiano affinato la loro musica, passando dallo Psichedelico con Syd Barrett, a vere e proprie opere orchestrali, più tendenti al progressive e che fanno notare ancora di più, la bravura dei Legend, che con la sezione orchestrale alle spalle riescono a riprodurre anche quelle che sono le opere più complesse dei Pink Floyd, non perdendo mai di vista quelle che erano le emozioni che la band cercava di trasmettere, come con “another brick in the wall”, in cui vediamo diverse immagini di alcune figure storiche americane alternate ad altre di personaggi italiani, tra cui gli attuali ministri Di Maio e Salvini, creando in alcuni una reazione di “sdegno” portandoli ad abbandonare la sala.
Uno spettacolo che si chiude con la richiesta del biss da parte del pubblico e che vede come chisura dello show un’immancabile “Comfortably Numb” che sembra emozionare più di tutto e che vede il pubblico alzarsi in estasi sull’assolo del Gilmour Italiano, che sembra riprendere una delle versioni live più importanti della band.
Dopo le presentazioni del grande gruppo presente sul palco, dalla band all’orchestra, parte inaspettatamente un richiamo ad “Atom Heart Mother” con cui i Legend danno l’arrivederci al pubblico all’anno che verrà.
Uno spettacolo, per i più nostalgici e non, da vedere e da godere.
