Uno dei periodi d’oro della musica italiana è senza dubbio quello degli anni ’60.
Complici il boom economico del secondo dopoguerra, i movimenti studenteschi e l’emancipazione femminile, la musica italiana degli anni ’60 riuscì a superare i confini nazionali, a suon di ottimismo e allegria.
In questo articoli abbiamo selezionato 5 cantanti donne che hanno segnato in modo indelebile gli anni ’60 e i decenni a venire con le loro canzoni più celebri.
Stiamo parlando di: Rita Pavone, Mina, Caterina Caselli, Patty Pravo e Nada.
1. Rita Pavone – Il ballo del mattone
Nell’estate del 1963 sulle spiagge e nei bar i jukebox risuonavano “Il ballo del mattone” di Rita Pavone.
Idolo tra i giovani, la Pavone scardina il modo struggente di raccontare le relazioni sentimentali. A suo modo mette in musica un amore scherzoso e complice, fatto di battibecchi e riappacificazioni.
La cantante invita il partner a non essere geloso se lei balla anche con gli altri il twist o il rock, perchè solo con lui balla il ballo del mattone, ovvero solo con lui si stringe forte (“con te/ che sei la mia passione/ io ballo/ il ballo del mattone”).
2. Caterina Caselli – Nessuno mi può giudicare
“Nessuno mi può giudicare”, la canzone che rese celebre Caterina Caselli, partecipò nel 1966 al Festival di Sanremo, aggiudicandosi il secondo posto alla finale.
Il tema della canzone, che rivendica la scelta tra più partner. all’epoca suscitò scalpore, soprattutto perchè interpretato da una donna. Il brano apre le porte al movimento dell’emancipazione femminile ed esprime il diritto alla libertà di pensiero e di azione.
3. Mina – Città vuota
Considerata una delle migliori cantanti italiane di tutti i tempi, Mina si presenta fin da subito al pubblico come una figura rivoluzionaria e al di fuori dei clichè dell’epoca.
Dopo un anno di silenzio stampa dovuto allo scalpore che aveva ottenuto la nascita del figlio al di fuori del matrimonio, Mina pubblicò alla fine del 1963 la canzone “Città vuota”. Il suo successo fu tale da mettere una volta per tutte in ombra la sua condotta anticonvenzionale.
La canzone descrive il benessere dato dal boom economico, i cambiamenti sociali, la corsa verso il progresso che però vengono messi in secondo piano se in quello stesso contesto manca la persona amata.
- Patty Pravo – La bambola
Pubblicato nel 1968, “La bambola” si affermò nel pieno fermento culturale e sociale delle contestazioni giovanili, portando definitivamente alla ribalta Patty Pravo (leggi Patty Pravo, la biosong dell’artista italiana più anticonformista) che diventò icona della beat generation italiana.
Il brano rappresenta l’insofferenza di una donna verso l’atteggiamento irrispettoso del proprio uomo che la tratta appunto come se fosse una bambola, buttandola a terra quando non serve più.
A suon di musica lei chiede la cura e l’attenzione che si merita.
La canzone riscosse un successo tale da entrare nelle hit di diversi Paese europei. Fu, inoltre, reinterpretato da molto celebri artisti come Dalida negli anni seguenti.
5. Nada – Ma che freddo fa
Il brano “Ma che freddo fa”, presentato a Sanremo nel 1969, rappresentò il debutto di Nada all’età di quindici anni, che scalò subito le classifiche delle hit italiane.
La cantante racconta la sensazione di freddo dopo la fine di una relazione che la lascia inerme, perchè senza il partner e senza l’amore questa vita non trova un senso.
Anche in questo testo si trova un messaggio di accusa e di rivendicazione di rispetto dal partner che l’ha delusa e che le ha rubato il sorriso.
