Il 6 novembre, esce in digitale “MOFO“ (Magma / Bollettino Edizioni Musicali), il nuovo singolo del cantautore e polistrumentista napoletano MONTECREESTO.
Il brano racconta la mascolinità tossica che pervade la società odierna, un retaggio culturale che porta molti uomini a reprimere le proprie emozioni, provocando un profondo smarrimento che ha, in taluni casi, epiloghi drammatici.
Il cantautore denuncia, mescolando sapientemente italiano e dialetto napoletano, i comportamenti disfunzionali diffusi nell’universo maschile, una catena viziosa che combatte con il linguaggio universale della musica.
Ciao Arcangelo! MOFO è un brano di spessore che affronta il tema della mascolinità tossica, una questione che danneggia anche il genere maschile, c’è stato un evento in particolare che ti ha portato alla stesura di questo brano?
In realtà MOFO è la somma di diversi eventi che ho vissuto sulla mia pelle e/o di cui sono stato testimone. È un tema ormai molto ricorrente, è vero, basta accendere la tv. Tempo fa lessi un articolo che diceva come la percentuale di donne che soffrono di malattie psichiatriche fosse molto alta ma il tasso di sucidi fosse maggiore negli uomini. Questo dato curioso e indicativo della paura del maschio di chiedere aiuto, insieme a molti altri episodi, mi ha portato a fare un’autoanalisi. In seguito, ho voluto farne un messaggio anche per altri.
Come società quali pensi che siano i passi da fare per provare ad arginare questo problema?
Sicuramente partire da un’educazione all’emotività fin da subito. Poi ovviamente andrebbero potenziati i sistemi di supporto psicologico e psichiatrico pubblici. Lo stigma sulla psicoterapia è ancora molto diffuso, oltre alla pressione sociale che ci richiede di essere tutti performanti e “vincitori”.
Come artista senti questa pressione della performance sul piano sociale?
Un tempo sì. Ora invece mi preoccupo solo di portare in giro la mia musica, ovvio il successo fa piacere a tutti. Ma la vera competizione è con sè stessi quella che porta imparare ogni giorno.
MONTECREESTO è la trascrizione di Montecristo, qual è la genesi della scelta di questo nome d’arte?
Io prima avevo un altro progetto musicale, in inglese con un altro nome. Quando ho iniziato questo nuovo percorso ho voluto un nome che rappresentasse il “tornare più forti di prima” quindi ho pensato al personaggio iconico di Dumas. Inoltre è molto imponente come nome e mi piaceva che rappresentasse un po’ anche la mia musica e il suo messaggio, che non è indifferente o trascurabile ecco.
Chi ti influenza nel panorama musicale?
Essendo musicofilo ascolto davvero tantissima musica. Daft punk, The Weekend ma in Italia c’è Pino Daniele, Lucio Battisti. Mi piace pensarmi come una fusione tra un producer elettronico americano e un cantautore italiano.
La cover del brano cosa rappresenta?
Una madre con un bambino in braccio. Il brano si apre con la frase “le mamme piangono i figli non ci riescono” volevo ricalcare l’idea della fragilità maschile e del bisogno di affetto. MOFO è l’abbreviazione di un termine scurrile americano. Noi uomini ci sentiamo figli di nessuno e dovremmo invece imparare a piangere proprio come facevamo nelle braccia delle nostre madri.
Che cosa dobbiamo aspettarci nel futuro di MONTECREESTO?
Ci saranno nuovi singoli ma soprattutto tanta musica live che spero di portare in giro per l’Italia.
Chi è MONTECREESTO
Cantautore polistrumentista napoletano, Arcangelo Curci, vero nome di Montecreesto, si avvicina concretamente alla musica nel 2008, suonando prima la batteria, poi il pianoforte e iniziando presto a comporre i primi testi. Produttore e voce di Hanger – progetto musicale con cui pubblica due singoli tra il 2018 e il 2020 – intraprende nel 2021 una nuova avventura da solista con il progetto Montecreesto, pubblicando in autonomia il brano “Olio di Palma“. Lo stesso anno, inizia una collaborazione artistica con Magma Music, con cui pubblica negli anni successivi brani come “Lacrima N°1” (2021), “Bene Così” (2022), “Citazioni Pop” (2022), “Noi No” (2023), “Crème Brûlée” (2023), “Decadance” (2024), brani che segnano per l’artista un’evoluzione musicale e un cambio di sonorità.
Finally dandy with the me inside