Ministri: il nuovo album “Fidatevi” [recensione]

di InsideMusic

Venerdì 9 marzo esce “Fidatevi” (Woodworm/Artist First), il nuovo album di inediti dei Ministri.
Il disco è stato anticipato già da due singoli, la title track “Fidatevi” e il brano “Tra le vite degli altri”.

La band, che nell’autunno del 2016 ha festeggiato il decennale di carriera con un tour inedito che li ha visti far bagordi con i loro fans, è sparita dalle scene e dai social fino al lancio del primo singolo di questo nuovo disco, per ritirarsi nella scrittura e nella varie fasi di produzione dell’album. Un atteggiamento un po’ alla vecchia maniera, quando le grandi rock band affittavano grandi ville in campagna e andavano a scrivere gli album, quelli che però hanno segnato varie epoche. Un modo di fare molto in controtendenza in un’epoca di applausometri e termometri sul pubblico sempre accesi, di melodie veicolate e arti rimaneggiate in favore di hype. Un’attitudine al lavoro che trova la sua coerenza in quello che è il risultato definitivo di “Fidatevi”, un album che ha tanto da raccontare.

Dodici tracce, dodici stralci di vita vissuta, di dilemmi esistenziali e di interrogativi che vedono protagonisti non solo i tre membri della band, ma una intera generazione di trentenni impelagata in un futuro che ci hanno lasciato le generazioni precedenti, fatto di incertezze, di mancanze di punti fermi e di scelte fatte più per compiacere gli altri, come i nostri genitori, che le nostre stesse volontà. “Fidatevi di me” sembra urlare la giovane ragazza protagonista della title track, ai suoi genitori, “abbiate fiducia nelle mie decisioni”, frasi marchiate a fuoco nelle urla liberatorie di Davide, così come il senso di smarrimento espresso nella tendenza alla omologazione generazionale che pensa di trovare “Tra le vite degli altri” – che tendono a sembrare sempre più affascinanti delle nostre – le risposte alle proprie domande.
Non mancano gli appelli ad un “Dio da scegliere”, uno qualsiasi, purché accolga i nostri appelli.
Ma la canzone che rapisce da subito è “Spettri”, che la band giustifica così: “Spettri è forse la canzone più nera che abbiamo mai scritto, ma speriamo sempre che dar forma alla paura aiuti anche a superarla.”. Che il periodo di gestazione dell’album non sia stato facile è lampante soprattutto in “Crateri”, altro brano che alza la soglia della sensibilità e abbassa le difese di ognuno di noi.

Un album crudo, così come lo sono le chitarre di Federico e le urla di Divi. Intimo, così come lo sono le paure di una generazione che vive in perenne equilibrio fra una sottile linea che divide il presente e l’incertezza del futuro. Onesto come sono state le intenzioni della band nel mettersi a nudo. Rumoroso, come i pensieri che muovono ognuno di noi in questo sfacelo generazionale. Rock, come la decisione di produrre un album così.

 

A cura di Fabiana Criscuolo

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