I Ministri sono una delle più importanti rock band indipendenti del panorama musicale nostrano con oltre dodici anni di carriera alla spalle e ben sei album incisi, l’ultimo – “Fidatevi” – pubblicato lo scorso 9 marzo per la Woodworm Label. Tra i protagonisti del Concertone del Primo Maggio a Roma ci sono anche loro e noi non ce li siamo fatti scappare.
Ciao ragazzi, bentornati in Inside Music, vi abbiamo lasciati ospiti della rubrica Gioved-INDIE e vi ritroviamo sul palco del concerto del Primo Maggio. Durante quella intervista parlammo del vostro ultimo “lavoro”, se adesso volessimo parlare solo di “lavoro”, per restare in tema di giornata, cosa potreste dirci in merito?
Potremmo dirvi che il Primo Maggio è la giornata più importante dell’anno per il lavoro, nelle nostre canzoni abbiamo sempre trattato questo tema importantissimo che deve continuare ad essere centrale nell’agenda di qualunque politico e di qualunque persona che abbia in mano le sorti di questo paese.
“Se la musica che c’è intorno non ti piace, inizia a fare la tua” – avete introdotto così un vostro pezzo durante il concerto di sabato di Napoli. Che ne pensate di tutta questa musica fintamente indipendente che vi circonda oggi?
Fintamente indipendente non ci piace. La musica è sempre musica, gli artisti presenti quest’oggi, sia che facciano trap, pop o rock, si stanno facendo il culo quindi non c’è niente di finto a salire su un palco così e a gestirlo davanti a tutta questa gente.
Dato che noi di Inside “vi si ama”, vi abbiamo inseriti anche in un’altra rubrica “Enogastronomica” e abbiamo paragonato il vostro album ad un piatto tipicamente lombardo – come voi – “lepre in salmì”, un piatto – così come un disco – non adatto ai più deboli, abbinato ad un ottimo Barolo, Vino dal sapore robusto con caratteristiche particolari, terroso al palato, con note di liquirizia e caffè, al naso intenso e persistente. Da “Bevo, Bevo, Bevo” cos’è cambiato?
E’ cambiata la situazione che vivevamo in quegli anni, eravamo giovani e non sopportavamo le limitazioni provenienti dal nostro ordinamento quando cerca di fare la persona seria si finge proibizionista. In realtà sappiamo perfettamente che si rischia di rovinare la vita alla gente concedendo qualcosa che gestisci attivamente come un monopolio. Siamo cresciuti e forse ci interessa maggiormente parlare di noi, descrivere quello che ci passa davvero dentro le nostre corde e condividerlo tramite la musica l’uno con l’altro. Se ciò è sufficiente per poter arrivare anche agli altri allora abbiamo fatto centro, perché per noi la musica ha anche una finalità curativa.
Siamo qui oggi a parlare di “lavoro”, un tema così delicato nel panorama attuale, ancor di più nelle arti. In “due desideri su tre” dite: “L’Italia è un disco che non riesco a trovare, forse i migliori hanno altro da fare”. Fare musica all’estero sarebbe stato più semplice?
Credo di no, il nostro Paese in realtà è un posto bellissimo con gente magnifica e la musica dà molte opportunità. Però l’Italia continua ad essere un disco che non riesco a trovare perché ha ampie potenzialità ma non le sfrutta.
A cura di Fabiana Criscuolo
