Meravigliosa Carmen Consoli all’Auditorium Parco della Musica

di Luca.Ferri

Per il suo tour acustico Eco di Sirene, Carmen Consoli torna nella capitale e a ospitarla è la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.

Si avvicina l’ora X e il pubblico confluisce in sala per l’inizio della prima delle tre date romane (tutte sold out) della Cantantessa.
C’è grande fermento e grande attesa per l’apertura del sipario che nasconde il trio acustico che allieterà per un paio d’ore le 700 persone accorse a quest’appuntamento tanto atteso.
Piano piano le luci si fanno sempre più soffuse finché non cala il buio e parte un fragoroso applauso. Finalmente si aprono le tende rosse ma, con grande stupore di tutti, non è la cantante siciliana a comparire sul palco, ma bensì un duo siciliano composto da Denis Marino e Gabriella Grasso, componente del gruppo siculo Le Malmaritate, che eseguono tre pezzi chitarra e voce, dopodiché si riaccendono le luci e si richiude il sipario. Ci vuole ancora un po’ di pazienza e poi si apriranno le danze, con grande sollievo dei ritardatari che ancora si avvicendano alla ricerca disperata del loro posto a sedere.

Ci siamo, stavolta è vero, luci spente in sala e si odono le prime note di Sulle Rive di Morfeo. La Consoli compare da sola in scena, vestita di bianco, su un piedistallo, a mo di perla all’interno di una conchiglia.
Il pubblico è caldo e incoraggia Carmen, che non ne ha bisogno, è già carica e si sente, quindi scende dal piedistallo e regala a tutti un’intima ed emozionante versione di Parole di Burro eseguita solo chitarra e voce, resa ancora più preziosa da quei giochi di luce che accompagneranno tutto il concerto, dando un valore aggiunto a una performance già perfetta di suo. Finito di cantare Narciso, si passa a un’inedita versione acustica, sempre solo chitarra e voce, di Fiori d’Arancio.
Finito il brano, entra sul palco Claudia Della Gatta che insieme al suo violoncello accompagnano Carmen Consoli su una delicata Sorriso di Atlantide. Adesso è la volta dell’ultima componente del trio, Emilia Belfiore, che imbraccia il violino e nell’aria risuonano le frizzanti note di Pioggia d’Aprile.
Se la ride sotto il microfono Carmen, e fa bene, perché quando intona L’Eccezione ce la ridiamo anche noi, consapevoli che forse “l’eccezione alla regola” ce l’abbiamo di fronte proprio qui, stasera, su questo palco. La Cantantessa è di poche parole, quello che deve dire lo dice con musica e parole, quelle di Mio Zio, con le mani che si muovono veloci sulla chitarra tanto da fartela sembrare come la cosa più semplice al mondo, e i versi taglienti che sferzano l’aria.
Ma si sa, due parole vanno sempre spese, quindi ci spiega che quel sirene nel titolo ha mille sfaccettature, ci presenta le sue due compagne di viaggio (che definisce sirene di acqua salata, inclusa lei, ovviamente) e omaggia Camilla Ferrari, la scenografa che le ha messe dentro questa conchiglia. Oltre alla figura mitologica, Carmen ci dice che la sirena è anche un segnale di pericolo imminente, come quello di una guerra. All’epoca di Eco di Sirene c’era la guerra nei Balcani, adesso abbiamo altre mille guerre, oltre alla Brexit e all’America che costruisce muri.

C’è anche l’occasione per accennare alle calunnie ed ecco che subito si riconosce Maria Catena, con tanto di tamburello al piede e quelle luci che dicevamo prima che la rendono estremamente suggestiva.
Che Carmen amasse l’ironia l’avevamo intuito, ma ce lo conferma lei stessa confessandoci che ama le persone che di questa ne fanno una filosofia di vita per poter trasformare le avversità in opportunità, e quando ci dice che tra queste persone c’era suo padre, la lacrima scende spontanea, e sappiamo già che la prossima canzone sarà Mandaci una Cartolina, proprio a lui dedicata. Il signor Consoli oltre all’ironia amava Rosa Balestrieri e quindi Carmen fa un omaggio alla sua terra, alle sue radici, interpretando Bottana de to ma. Concluso l’omaggio alla Balestrieri, restiamo sempre in Sicilia, e stavolta è il turno di ‘A Finestra.

È il momento di una piccola pausa, giusto il tempo di ricaricare un attimo le batterie per poi rientrare sul palco e portarci in un’altra dimensione con un’immensa Blunotte, sempre solo chitarra e voce. Nel frattempo rientra il violoncello, insieme ci portano a Sud Est e, quando rientra anche il violino, ecco che in un attimo siamo in Ottobre.
Sulle ultime note di Venere partono i ringraziamenti a tutto lo staff, ma “più di tutto a voi, i veri protagonisti. E grazie per la fiducia” per dirlo a parole sue.
Buonanotte, quindi. Ma è davvero finita? No, non finché non si accendono le luci in sala. Mentre il pubblico applaude fino a scorticarsi le mani, ecco che sul palco, proprio lì su quel piedistallo dove tutto era iniziato, compare un microfono e poco dopo ricompare anche Carmen che si supera in una celestiale versione di Quello che Sento, canzone con cui fu selezionata al Festival di Sanremo e che, ci dice, sconvolse sua nonna Carmelina, la cui reazione fu “vuole fare la cantante, vuole entrare in questo mondo di perdizione” (e io aggiungerei “meno male!”, se me lo permette, cara nonna Lina). Tornano sul palco anche Emilia e Claudia e il finale è da impazzire, con una grandiosa Amore di Plastica.
Ahimè, stavolta sono davvero le presentazioni finali e Carmen chiama sul palco anche Gabriella Grasso, che aveva aperto il concerto. Si accendono le luci, il pubblico in sala si alza in piedi per una standing ovation che pare infinita e la Cantantessa, visibilmente commossa, sembra non volersene andare mai, esce dopo tutte le altre, godendosi fino all’ultimo quel pubblico che così tanto la ama.
Grazie, Carmen.

Camilla Sabatini

Questa la scaletta:

Sulle Rive di Morfeo
Parole di Burro
Fiori d’Arancio
Perturbazione Atlantica
Pioggia d’Aprile
L’Eccezione
Mio Zio
L’Ultimo Bacio
Eco di Sirene
Maria Catena
Mandaci una Cartolina
Bottana di to Ma
‘A Finestra
Blunotte
Sintonia Imperfetta
Confusa e Felice
Sud Est
Ottobre
In Bianco e Nero
Questa Piccola Magia
Venere
Bis
Quello che Sento
Amore di Plastica

 

0

Potrebbe interessarti