Massimo Bigi e la relatività del tempo : a 62 anni il suo primo album, prodotto da Enrico Ruggeri.

di Paola Pagni

Il 16 Ottobre è uscito un album che sorprende ancora prima di essere ascoltato: Bestemmio e Prego, questo il titolo, è il primo album di Massimo Bigi,

che va contro tutte le leggi di mercato.

Perché?

Perché Massimo Bigi, detto il Bigi, è stato il tour manager di Enrico Ruggeri dal 1995 per vari anni:

ha sempre amato la musica, grazie alla quale è riuscito ad affrontare tutte le sfide che la vita gli ha messo di fronte ma, solo a 60 anni, 62 per la precisione,

ha deciso di pubblicare il suo primo disco, supportato proprio dall’etichetta di Enrico, amico e collega da sempre.

Con “Bestemmio e prego” Massimo Bigi emerge da dietro le quinte per dimostrare a tutti che non esiste un posto giusto o un momento giusto per fare arte.

Ma badate bene, non si tratta solo di una dimostrazione di tenacia o di un simbolo del “non è mai troppo tardi”:

Bestemmio e Prego è un album bello davvero, un rock cantautorale di alto livello, che non manca di ammaliare l’orecchio con alti e bassi musicali, ballad struggenti e ritmi a tratti quasi folk.

Un mix perfetto di quello che è stato l’ascolto musicale di Massimo Bigi ed Enrico Ruggeri negli ultimi 40 anni, come ci dirà proprio Massimo durante l’intervista.

Parlare di tutto questo con Massimo Bigi però, ha dato luogo, più che ad un’intervista, ad una conversazione di quelle dove a tratti si resta a riflettere sulla magia degli eventi,

e su quanto la musica crei meraviglia e bellezza arricchendo la vita di chi la incontra.

È così anche per voi?

INTERVISTA A MASSIMO BIGI

Ciao Massimo, benvenuto su insidemusic.

Comincio subito da una frase che mi ha molto colpito nella tua presentazione dell’album:

“Bestemmio e Prego” non vuole essere un album che aprirà una carriera ma soltanto un ringraziamento a chi non chiude porte a nessuno.

Trovo che quello che dici sia bellissimo. Cosa significa per te questo progetto?

Questo progetto diciamo che un po’ un ringraziamento agli sforzi, all’impegno che si mette nella musica da sempre.

Ci sono tantissime persone che passano la vita a suonare, che si impegnano che fanno di tutto.

Non tutti riescono ad emergere, alcuni arrivano sul punto quasi di farcela però poi alla fine, per vari motivi non accade mai il miracolo.

Trovare delle persone che ti diano l’opportunità a 62 anni di realizzare una cosa dietro alla quale hai sempre corso, è una cosa veramente importante.

Un’opportunità oltre le opportunità.

Bellissima frase, e bellissimo concetto quello di dare opportunità a chi se la merita

È il caso di Enrico, perché lui in questa operazione ha pensato a tutto tranne che al mercato:

siamo fuori mercato, sotto ogni aspetto ,e questo è stato di grande stimolo e va riconosciuto il grande merito a lui.

Poteva benissimo impegnarsi in un ventenne con una grande voce e più commerciabile,

ma ha preferito dedicarsi ad un’esperienza che lo coinvolgesse e nella quale rivede anche forse un po’ le sue difficoltà iniziali.

Tu sei stato il tour manager di Ruggeri, ed è stato proprio lui ad incoraggiarti in questo progetto: come è successo?

Diciamo che con Enrico, al di là delle esperienze lavorative, abbiamo mantenuto sempre anche un rapporto personale, tenendoci in contatto.

Di solito lui passando di qui, dal lago Trasimeno, ha sempre chiamato o si è fermato a trovarmi, ed ogni volta mi chiedeva “Cosa stai architettando Bigi? “

pensando che stessi sempre combinando qualcosa (ride) .

Una delle volte in cui me lo ha chiesto, gli ho raccontato del mio ennesimo cd autoprodotto in casa, da suonare con gli amici, e così mi ha chiesto di fargli sentire qualcosa.

Stavo lavorando proprio su “come se fosse facile”, gliel’ho fata sentire chitarra e voce e lui ha detto “ma sai quanto potremmo sbizzarrirci su questo pezzo? Se vuoi te la canto anche, per darti un po’ di visibilità, se non ti dispiace”

Ah, se non ti dispiace…

Esatto, proprio così in punta di piedi, in maniera molto molto elegante.

Io ovviamente questa cosa me la sono segnata sul calendario, ed appena la canzone ha preso forma l’ho raggiunto a Milano e lui l’ha cantata.

Poi mi ha chiesto di poter apportare delle modifiche a cui ovviamente non mi sono minimamente opposto, dandogli carta bianca.

Quando poi mi ha richiamato mi ha detto “Massimo io c’ho pensato, vorrei produrre il tuo album”

Immagino la tua reazione…

Sono rimasto li tra il sorpreso e l’incredulo, e così gli ho chiesto “ma cosa significa per te produrre l’album del Bigi?” e lui mi ha semplicemente risposto :

“in questo panorama musicale secondo me c’è bisogno di canzoni e di scrittura di qualità, che riporti un po’ la vena cantautorale che sta venendo a mancare”

Al che, superata la mia incertezza e forse un po’ di paura iniziale, abbiamo iniziato ad interagire e distanza causa lockdown, e alla fine, siamo riusciti davvero a portare a fine questa idea che io chiamo “balorda”.(ride)

Come è stato lavorare con lui in veste di “collega” anziché di tour manager?

Soprattutto a fine lockdown, quando Enrico mi ha raggiunto qui,  e con una chitarra ed un foglio mi ha fatto partecipe di questo suo processo creativo,

devo dire che  per me è stata un’esperienza meravigliosa.

Li ho capito proprio quanto è grande Enrico e quanta preparazione si porta dietro.

Poi lui si è riportato il lavoro a Milano ed ha fatto la magia: ha convocato i musicisti in studio ed il lavoro è stato realizzato.

Insomma, un’ esperienza incredibile dall’inizio alla fine, perché posso dire che con me Enrico si è veramente “sporcato le mani”

Beh sicuramente anche un bell’attestato di fiducia nei tuoi confronti.

Assolutamente si, e poi devo dire che io ed Enrico, durante tutta la realizzazione abbiamo sempre scherzato, lasciando libera la nostra vena burlona,

affrontando la cosa in modo scanzonato, ma senza mai essere superficiali.

Per cui la componente gioco, mi ha aiutato molto a superare le mie perplessità.

Tornando sull’album, un titolo che è tutto un programma: perché Bestemmio e Prego?

In effetti è un titolo d’impatto, soprattutto per come la gente reagisce: molti pensano che abbiamo studiato un titolo d’effetto, mentre invece è una cosa nata così, spontanea,

dove si sottolinea l’antitesi che c’è in ognuno di noi, perché ognuno di noi prega e bestemmia a modo proprio.

E questo lo facciamo senza essere ne davvero blasfemi e ne mai ferventi religiosi.

Poi sarà anche che da toscano, lo vivo come un’intercalare e non come una cattiveria.

Beh in effetti per noi Toscani sembra quasi un modo dire, per intendere alti e bassi, tipo: come va? Mah, bestemmio e prego…(ridiamo)

Bella questa, mi hai fatto proprio un bell’assist! (ridiamo)

Torniamo sul tuo album, sonorità decisamente classici rock, con qualche ballad: come lo descriveresti musicalmente?

Questo album secondo me è la media di tutto quello che è stato il nostro sogno musicale, nel senso che noi abbiamo ascoltato tanta musica rock, il punk, la new wave, la west coast americana e in questo album mi sembra di aver preso un po’ da tutto questo.

C’è da dire che quando hai musicisti di quel calibro (quelli di Ruggeri) , raggiungere il risultato è molto più semplice.

Diciamo che io ho sempre prodotto della musica che poi nella realizzazione non raggiungeva esattamente il risultato che avrei avuto in mente.

In questo caso invece, quando sono intervenuti loro, hanno dato ai brani esattamente la forma che avrei voluto avessero dall’inizio, e questa è stata un po’ un’altra magia.

Così ci sono momenti molto profondi nell’album e momenti in cui emerge totalmente l’energia dei musicisti che hanno partecipato.

Una domanda che purtroppo in questo periodo è doverosa:

tu da tour manager hai fatto parte di quella categoria di lavoratori dello spettacolo che hanno sofferto di più in questo periodo.

Abbiamo appena visto la manifestazione dei bauli in piazza a Milano: ci vuoi dire qualcosa a riguardo?

La difficoltà del momento è evidente anche perché il settore dello spettacolo, da questo punto di vista, probabilmente soffre anche di tante disattenzioni avute anche dalla categoria stessa.

Partiamo da un presupposto: lavorare nel mondo dello spettacolo, di fatto, non è considerato un lavoro.

Quando dici che fai musica, poi ti viene sempre chiesto: si ma di lavoro cosa fai?

Perché non viene proprio concepito come un mestiere, e in questo una certa responsabilità ce l’ha anche la categoria, perché spesso nel settore musicale le cose si fanno per passione, e si tralascia purtroppo di vedere riconosciuti i propri diritti.

Da poco c’è Assomusica, ma prima non c’è mai stato un sindacato della musica, per esempio.

Invece a me è capitato di lavorare ad esempio in Inghilterra, con Enrico nel ’96, dove se chiedevi di orientare un monitor ad un tecnico che non era addetto a fare a quello, ti veniva indicato a chi rivolgerti.

In Italia invece ero abituato a prendere il primo che passava: ecco dove stava la differenza.

Per fortuna adesso le cose sono molto cambiate in questo senso, ma questo momento è terribile per tutti: dai produttori che hanno fatto degli investimenti che per forza di cose non hanno potuto dare frutti, a chi si occupa anche solo dei trasporti materiali, che adesso si ritrova 30 bilici fermi con relativo ammortamento da pagare.

Sicuramente non è facile gestire un’emergenza di questa portata, però non è nemmeno facile per noi capire perché ,ad esempio ,quando prendo un mezzo è pieno di persone e poi invece non posso andare a godermi un concerto a teatro dove invece c’è la possibilità di stare distanziati .

A questo punto anche noi ci aspettiamo attenzione, la stessa che viene rivolta ad altre categorie.

Pensi di portare live questi tuoi brani?

Il live è la conseguenza naturale del fare la musica e dello scriverla: il live è l’obbiettivo che ogni musicista si pone comunque.

Anche quando fai un disco, poi pensi sempre a quando lo porterai davanti ad un pubblico, questo è innegabile.

Adesso però è dura programmarla questa cosa, trovare il modo per farlo, essendo , la mia,  un tipo di musica che ha bisogno di musicisti : già solo questo pone problematiche pratiche e di costi da superare.

Altra cosa è fare un unplugged, ma sicuramente, per quanto mi riguarda, non è quello che rispecchia la filosofia e la mentalità di questo album.

L’unica cosa che dico: speriamo in tempi migliori.

Lo facciamo anche noi, e siamo certi che appena ci sarà la possibilità questa bella musica , verremo a sentirla in un live.

Il video di Come se fosse facile di Massimo Bigi , lo trovate proprio qui sotto : buon ascolto !

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