Immagino che già debba essere un’emozione solo esibirsi in una struttura come quella del Parco della Musica di Roma, non oso immaginare come sia esibirsi qui pensando che nella sala accanto sta suonando Bob Dylan.
Noi, però, abbiamo scelto l’intimità del Teatro Studio Borgna per assistere allo show di Lucio Leoni, dove un pubblico variegato, di tutte le età, dai più piccoli ai più grandi, piano piano riempie la sala al cospetto del cantautore romano, anche speaker di Radio Sonica.
Un caloroso applauso dà il benvenuto a lui e alla sua band che sono qui stasera a presentarci il loro disco Il lupo cattivo, archetipo per eccellenza dei pericoli che troviamo nel bosco e su quella strada che lo attraversa mentre ci rendiamo conto che non siamo altro che Pecore nel bosco, per dirla più o meno con il titolo di uno dei brani presentati nel corso della serata.
Dopo un divertente intermezzo durante il quale si è improvvisato maschera e ha accompagnato gli ultimi ritardatari al proprio posto, ci trasporta in un battibaleno sulla Luna, per poi ricadere giù, tutto d’un fiato tra Le interiora di Filippo.
A seguito di quest’anima rock e movimentata, c’è bisogno di un po’ di tenerezza, quindi rimane da solo con il suo fidato chitarrista di una vita, Daniele Borsato, dove tra una canzone e l’altra, ci scappa anche un breve omaggio a Luigi Tenco, intonando Io sono uno, arricchita, tra una strofa musicale e l’altra, dalle parole sulle canzoni di protesta del compianto cantautore.
È arrivato il momento di riunire le forze e, oltre ai suoi compagni musicisti, sul palco sale l’artista romano Marco Colonna, con cui hanno sviluppato un progetto mettendo in musica un trattato di linguistica e dando vita a cinque diversi capitoli; stasera ci hanno presentato quello sulla Fonologia, così sulle note del clarinetto siamo partiti dal latino per arrivare al romanesco odierno, tra mutazioni intervocaliche, pronomi enclitici e proclitici, troncamenti e aferesi.
Il cammino nel bosco continua e, dopo Non dormi mai, esce di scena per poi rientrare sul finale del brano per chiuderlo in bellezza, lasciando che i suoi ragazzi, insieme a Le sigarette, duo composto da Jacopo dell’Abate alla chitarra elettrica e Lorenzo Lemme alla batteria, chiamati a collaborare con lui, si esibiscano sulle note della loro Prurito.
È giunta l’ora di uscire dal bosco, lungo il cui percorso Lucio ci ha preso per mano e ci ha accompagnato tra luci e ombre, oscurità e chiarore, superando le tenebre e quelle paure che avevamo incontrato all’inizio del cammino.
Lucio Leoni va ascoltato bene a fondo, perché ci mette di fronte a quello a cui tutti pensiamo e che non vogliamo ammettere, che quando senti quello che dice pensi subito “Ah, ma allora vedi che non lo pensavo solo io”. Unisce i pensieri di tutti, facendoci visualizzare uno spaccato di realtà quotidiana da cui tutti noi in qualche modo cerchiamo di evadere, mettendo in musica e in versi quello che a noi di quella generazione spaventa più di ogni altra cosa: l’incertezza del futuro e il senso di essere nati nell’epoca sbagliata. Ma tranquilli, perché lo fa senza pesantezza, divertendoci, ma invitandoci comunque a rifletterci su e, chissà, magari anche a capire qualcosa che finora ci era sfuggito.
Camilla Sabatini
Ph. Giusy Chiumenti
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