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Loredana Bertè: la biosong dell’artista più progressista della musica italiana

by InsideMusic
loredana bertè

Loredana Bertè è sicuramente l’artista più rivoluzionaria che l’Italia della musica abbia portato in scena. La regina del rock, con la sua voce inconfondibile, ha dato voce, senza risparmiarsi, alle sue battaglie e a quel dolore che l’ha resa tanto forte quanto vulnerabile.

Al prossimo Festival di Sanremo parteciperà anche lei, l’eclettica ed eccentrica Loredana Bertè. Per l’interprete italiana si tratta dell’undicesima partecipazione alla kermesse canora. La prima è datata al 1986 quando, sulle note intrise di rock e pop del brano Re scritto da Mango, diede scandalo presentandosi sul palco con una tutina in latex e un pancione finto. Una mises considerata oltraggiosa per una competizione classica, tradizionale e spesso ingessata. Se all’epoca questa trovata risultò immorale, col tempo anche artiste del calibro di Lady Gaga e Madonna optarono per quell’outfit stravagante. E pensare che oggi la donna in gravidanza posa nuda sui calendari, sulle varie copertine dei rotocalchi più o meno gettonati, ostentando con nonchalance e con quel pizzico di orgoglio la sua giusta emancipazione. La seconda serata di quello stesso Festival Loredana si abbigliò come una teenager e nell’ultima si presentò come una sposa (o una vedova) vestita di nero con un bouquet argentato.

“In quell’occasione volevo dimostrare che una donna incinta non è una donna malata e nemmeno contagiosa ma al contrario è una donna forte che sta per dare la vita a un essere umano. Solo le donne lo fanno”.

Dunque Loredana, una donna sempre fuori dagli schemi, unica ed inimitabile, senza inibizione e libera da qualsiasi censura, nel corso di una carriera coronata da numerose vittorie, ma anche da una sofferenza causate da scheletri nell’armadio irrisolti, ha dato sfogo alla sua rabbia, portando al successo canzoni che altro non sono che un testamento immortale della sua qualità artistica. Ripercorriamo i suoi successi professionali attraverso una biosong.

Dopo il grande successo di Sei bellissima, nel 1978 Loredana Bertè entrò nelle grazie del pubblico con una canzone senza tempo, scritta da un Ivano Fossati particolarmente ispirato da quell’anno che realizzò anche Pensiero Stupendo per Patty Pravo – tra l’altro tra i big del Festival di Sanremo 2019. Dedicato fu la prima vera canzone-manifesto interpretata dalla regina del rock, rivolta “ai dimenticati, ai playboy finiti, ai suonatori un po’ sballati e ai balordi, a chi è stato troppo solo e va sempre più giù, a chi ha paura e sta nei guai e ai cattivi (che poi così cattivi non sono mai)”. Un brano di protesta e di liberazione, capace di segnare un’intera generazione.

Tra le canzoni più dirompenti targate Fossati-Bertè c’è certamente Non sono una signora. Potrebbe tranquillamente essere un brano autobiografico, se fosse stato scritto dalla stessa artista, ma visto che così non è, non si faticherebbe a credere che Fossati abbia scritto un testo cucito perfettamente addosso ad una Loredana nata nella Calabria degli anni ’50 e che nel 1982 si stava prendendo il mondo entrando come un uragano nei salottini dell’“Italia bene” grazie al matrimonio imminente con Roberto Berger, figlio di Tommaso Berger, il miliardario fondatore dell’industria del caffè Hag e proprietario delle acque Sangemini. Nozze che non ebbero vita lunga, d’altronde Loredana, con la sua vita travagliata, lo stava cantando quel finale di una finta fiaba: “Non sono una signora / Una con tutte stelle nella vita / Non sono una signora / Ma una per cui la guerra non è mai finita”.

Nel 1994 partecipò al Festival di Sanremo con uno dei brani più personali e rabbiosi. Amici non ne ho è una canzone che ha quel senso travolgente solo se cantato da Loredana Bertè, aggressiva e battagliera più che mai. Una canzone di rivincita, che rivela il suo stato d’animo insofferente alle dicerie che la circondano: “È opinione generale / quella che non so cantare / che vesto sempre male / per la stampa nazionale / mi suicido per campare / come sponsor l’ospedale”.

A due anni dalla scomparsa di Mia Martini, Loredana Berté pubblicò un progetto complesso, “Un pettirosso da combattimento”, album che prese in prestito un verso di una canzone di Fabrizio De André che le diede la sua benedizione. Nel disco è presente Luna, brano portato a Sanremo nel 1997, che richiama la sorella. Una canzone struggente, scritta interamente dall’interprete che dà voce al suo dolore. Un pezzo blues rock disperato, dove la Bertè chiede ripetutamente alla luna dov’è finita sua sorella in “quella notte senza fortuna”. Una canzone bellissima, forse troppo per quella competizione intenta a creare la giusta atmosfera mondana, lasciando poco spazio al significato dei testi delle canzoni portate in gara. E in fatti arrivò ultima.

E siamo arrivati così alla fine della nostra biopic. Il cerchio lo chiudiamo con uno dei brani più belli interpretati dalla Bartè. Seppur recente – 2016 – e non a livello dei precedenti per il vissuto storico, E’ andata così è un brano che rappresenta lo specchio fedele della sua personalità, una canzone scritta da Luciano Ligabue che ha affermò:

“Mi sono ritrovato fra le mani questo pezzo di cui ho riscritto il testo pensando che forse Loredana Bertè potrebbe aver voglia, oggi come oggi, di raccontare la sua consapevolezza rispetto a chi è, alla sua natura e al suo rapporto con la musica fatta e la musica che resta ancora da fare. Credo che lo senta molto. Spero che le porti molta fortuna”.

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