Non sono passati molti anni dall’uscita di A Thousand Suns: otto per l’esattezza. Eppure sembra passata un’era.
Nel “lontano” 2010 i Linkin Park stavano cominciando a mostrare con coraggio un nuovo lato della loro personalità. Dopo essere stati catapultati fin dagli esordi nell’Olimpo delle grandi Rock band con il famigerato Hybrid Theory (uscito nel 2000), il sestetto californiano ha cercato poco alla volta di scrollarsi di dosso un’immagine prettamente alternative/nu. In particolare, la pubblicazione di Minutes To Midnight (2007) era un primo segno che qualcosa stava cambiando: le parti rap cantate da Mike Shinoda risultarono per la prima volta in netta minoranza rispetto alle parti pulite del compianto Chester Bennington; inoltre, lo stesso rapper si cimentò, con successo, nell’esecuzione di cantati melodici. Infine, le stesse tematiche dei brani presentarono tratti più maturi.
Artwork e tracklist di A Thousand Suns-Linkin Park
- The Requiem – 2:01
- The Radiance – 0:57
- Burning in the Skies – 4:13
- Empty Spaces – 0:18
- When They Come for Me – 4:53
- Robot Boy – 4:29
- Jornada del muerto – 1:34
- Waiting for the End – 3:51
- Blackout – 4:39
- Wretches and Kings – 4:10
- Wisdom, Justice, and Love – 1:38
- Iridescent – 4:56
- Fallout – 1:23
- The Catalyst – 5:39
- The Messenger – 3:01
Ormai la band era pronta e quindi era giunto il momento di cimentarsi in qualcosa di profondamente differente. Ecco perciò A Thousand Suns.
Presentato dalla band stessa come qualcosa di profondamente diverso rispetto a quanto proposto in precedenza. Un album che avrebbe diviso i fan della band e che avrebbe richiesto più tempo del solito per essere pienamente analizzato e apprezzato. Mai parole furono più vere.
A Thousand Suns è un concept album dalle tematiche soffuse, misteriose e vagamente apocalittiche (i mille soli del titolo sono un chiaro riferimento alle esplosioni atomiche). Più che caratterizzato da una storia con un inizio e una fine, il concept sembra più basarsi su un tema di fondo, quello delle paure dell’uomo e della degenerazione delle sue azioni: la guerra, l’odio, il razzismo, le catastrofi ambientali, l’olocausto nucleare. Non è un caso che in numerosi brani si possano ascoltare citazioni da personaggi illustri come il fisico atomico Robert Oppenheimer, l’attivista Mario Savio e il Premio Nobel per la Pace Martin Luther King. I Linkin Park hanno riproposto all’ennesima potenza le tematiche “politiche” che già si erano insinuate in alcuni brani di Minutes To Midnight.

Robert Oppenheimer, scienziato al centro di A Thousand Suns
La realizzazione stessa dell’album presentò delle novità per il gruppo, che varie volte sottolineò nelle interviste come fosse qualcosa di totalmente diverso rispetto ai loro lavori precedenti. In particolare, la composizione dei brani si distaccò fortemente dal proporre il classico brano sfruttabile come potenziale singolo di lancio, approfondendo le sperimentazioni e infondendo più che mai notevole importanza ai testi. Non mancano brani più orecchiabili, come Burning in the Skies, Waiting for the End, Iridescent o The Catalyst, dei quali furono anche realizzati dei videoclip. Ma l’idea di fondo dell’album richiedeva un ascoltatore meno passivo, come in Minutes To Midnight, e meno rabbioso, come in Hybrid Theory e Meteora; qui la band cercava un ascoltatore riflessivo, che avesse voglia di ascoltare un romanzo contemporaneo dai toni fortemente progressisti, che si concentrasse su ogni dettaglio che la musica aveva da offrirgli. E’ da qui che hanno origine i vari intermezzi come The Requiem, Jornada del Muerto, Wisdom, Justice and Love e via dicendo.
Ne consegue che la band decise di dare quanta più importanza possibile alla storia che voleva raccontare: in primo piano vi sono quindi i testi e l’immenso amalgama di strumenti di sottofondo, effetti sonori e vocali che caratterizzano tutta l’opera. Chitarra, basso e batteria vennero messi spesso in secondo piano, in favore di tastiere, sintetizzatori, vocoder, drum machine, pianoforti e quant’altro la sperimentazione di Shinoda e compagni richiedesse.
Non mancano chiaramente i passi falsi in un’opera così complessa e sofisticata. In particolare, la ripetitiva Robot Boy, la ballad conclusiva The Messenger e lo stesso singolo The Catalyst, ottimo nella partenza ma privo di un vero punto di sfogo, risultando l’occasione più fallita dell’album. Tuttavia, in altri momenti la band ottiene risultati di straordinario spessore compositivo: già l’apertura con The Requiem, The Radiance e Burning in the Skies, il magistrale singolo Waiting for the End (con delle sottilissimi quanto splendide influenze etniche), Blackout e Iridescent.
Inoltre, è importante riconoscere il giusto merito a chi sperimenta in maniera così ricercata, con l’obiettivo di realizzare qualcosa di nuovo. E questo è senza dubbio il più grande pregio dei Linkin Park che composero A Thousand Suns in quel “lontano” 2010. E’ anche il tentativo di chi cerca di crearsi una nuova immagine di sé: il successo di Hybrid Theory (trenta milioni di copie vendute, al debutto discografico!), se da un lato li lanciò di colpo dove altri si sognerebbero anche dopo il ventesimo album, dall’altro li schiacciò in un Alternative/Nu Metal ermeticamente chiuso e che dopo il 2005 non aveva più niente da dire.
Molti fan lamentarono la scarsa aggressività dei brani proposti, rimpiangendo i successi di dieci anni prima. Altri accusarono la band di scarsa vena realizzativa, notando un rapporto infelice tra veri e propri brani e intermezzi (nove a sei nello specifico). In generale, il successo dell’album, per una band di portata planetaria, fu relativamente limitato (parliamo sempre di milioni di copie vendute), soprattutto se messo a confronto con gli album precedentemente pubblicati. Ma l’importanza di quest’opera prescinde da critiche e numeri.
A Thousand Suns segna la svolta dei Linkin Park verso una composizione generalmente più matura, culminata nei successivi Living Things (2012), The Hunting Party (2014) e One More Light (2017). Inoltre, generalmente è il segnale, forse premonitore, di una svolta per il Rock degli anni Dieci del nuovo millennio, con un nuovo modo di concepire la portata di un album nella sua totalità e nel suo dettaglio. Si sa, i cambiamenti non sono mai facili da affrontare, ma ci permettono di distinguere tra il prima e il dopo. A Thousand Suns è il perfetto spartiacque tra due decadi e due generazioni, e chi ascolta o realizza musica al giorno d’oggi è anche figlio di quest’album. Impossibile non riconoscerne il valore storico.
Daniele Carlo

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