Il 10 novembre sarà disponibile l’album di esordio del magistrato e cantautore pugliese Claudio Paris, in arte Lemò.
A qualche giorno dall’uscita del disco, siamo lieti di fare una chiacchierata con Lemò sul primo singolo estratto, dal titolo Back home, che è già disponibile sulle maggiori piattaforme digitali.
Iniziamo col conoscere Lemò: “da una terra di limoni verso una terra di milioni… …tutta piatta…padana” come è scritto nella tua bio sui social…
Il 10 novembre esce l’intero album e la canzone che vorrei accompagnasse questa uscita è proprio Maria Rita, da cui sono tratti questi versi.
Racconta una ragazza del Sud che si trasferisce, appunto, in una terra tutta piatta, padana, imprecisata, del Nord.
Pur raccontando la storia di una donna, questa canzone ha però tratti molto autobiografici, quindi questa frase in particolare è perfettamente calzante anche per il mio itinerario di vita.
Il nome d’arte Lemò deriva invece da un’altra canzone alla quale sono molto legato. “Les mots” che, in francese, significa “le parole” e restituisce un suono che sembra proprio un nome di persona.
Tra l’altro il mio cognome è un omaggio alla capitale francese, quindi mi sembrava calzare a pennello.
Presumo sia stata anche un’esigenza avere un nome d’arte, dato che tu fai un lavoro completamente diverso. Come si concilia il tuo ruolo di magistrato con la musica?
Hai colto perfettamente, infatti il nome d’arte serve a distinguere i miei due percorsi che, fin ora, si sono guardati un po’ in cagnesco, se non altro per il poco tempo che lo studio prima, e la professione poi, mi hanno lasciato a disposizione per coltivare la mia passione.
Amo moltissimo il mio lavoro ma mi ha costretto a mettere da parte, per tanti anni, quest’altro Claudio.
Siamo ormai vicini all’uscita del tuo disco d’esordio “Chi l’avrebbe mai detto”. Cosa ci puoi anticipare su questo tuo primo lavoro?
Ad inizio ottobre è uscito il mio primo singolo, Back home, che racconta una storia d’amore che, in realtà, non termina con questa canzone ma prosegue in altri due brani del disco.
È la storia di un amore complicato, tergiversato, e di un ritorno avvenuto ormai fuori tempo massimo.
In altre due canzoni del disco la storia si sviluppa e i due personaggi provano ancora a parlarsi, a capirsi.
Poi ci sono altre canzoni; una in particolare, Sbagliato, è un omaggio a Gianmaria Testa, cantautore piemontese scomparso purtroppo troppo presto.
Sicuramente è uno degli autori che più amo e che ha maggiormente influenzato il mio modo di scrivere.
Questa canzone non è nata pensando a lui, ma è effettivamente un tributo alla sua scrittura e allora ho deciso di aggiungerla, a disco ultimato; infatti è stata registrata a Roma, mentre il resto del disco è stato registrato in Puglia.
Per suonare questa canzone ho coinvolto alcuni dei musicisti che hanno più a lungo collaborato con Gianmaria Testa: Giancarlo Bianchetti alle chitarre, Gabriele Mirabassi al clarinetto eal contrabasso Ferruccuio Spinetti, musicista dell’Orchestra Avion Travel e di Musica Nuda.
Un’altra canzone racconta la parabola divina e dannata di Diego Armando Maradona, poi c’è un brano che parla del tempo che passa; un altro con suggestioni pavesiane e ancora uno dedicato alla città che mi ha accolto, Bologna.
Come ti accennavo prima c’è, infine, il prossimo singolo, dedicato ad una studentessa universitaria, che definirei una persona per bene, una di quelle di cui il mondo ha tanto bisogno.
Back home sembra una canzone autobiografica e tu stesso mi hai detto che non si tratta di un unico atto. A questo punto sono curiosa, come si evolve la storia?
Non è una canzone propriamente autobiografica ma parla di alcune storie in cui mi sono imbattuto, in alcuni legami rispetto ai quali non sono stato all’altezza… ho tergiversato un po’ troppo, fino ad arrivare a perdere quella persona.
Posso considerarmi fortunato, perché comunque siamo riusciti a preservare l’affetto e i bei ricordi, a distanza di tempo.
Dapprima c’è una canzone sulla recriminazione per un rifiuto inaspettato e quindi una canzone di protesta, poi, nel terzo atto arriva la rassegnazione, che immagina un arrivederci tra i due.
Parlando di Back home hai commentato che si tratta di: “suoni veri, futuristicamente retrò”. Ritornare alla musica suonata può sembrare una scelta controcorrente e si nota proprio nell’arrangiamento del brano….
Questa definizione va spiegata: ho cercato di sottolineare che ho voluto fortemente registrare alla vecchia maniera, grazie anche al fatto che, sia i musicisti che hanno suonato il disco, che quelli che hanno suonato Sbagliato, sono dei professionisti di tutto rispetto; diciamo che suonando tutti insieme, nello stesso momento, ci potevamo permettere di scegliere tra i take registrati quello migliore, senza un grande lavoro di sovraincisione o di rivisitazione.
In questo senso, il nostro modo di registrare è molto retrò, non è più in linea con la musica moderna, in cui, di solito, si suona in tempi diversi e successivamente il tutto viene assemblato.
È in apparente contraddizione anche la scelta di uno stile swing/jazz accostato a dei testi dai temi cantautorali…
In effetti, dal punto di vista letterario, è una canzone dai temi classici, mentre a livello di arrangiamenti è più jazz.
Ecco, mi hai fatto notare un’altra cosa che io stesso non avevo colto.
Tra i cantautori che ti hanno ispirato negli anni parli di De Andrè, Dalla, De Gregori, Fossati, Caposella e Testa. A chi di loro ti senti più legato?
Per ragioni anagrafiche direi Caposella e Testa. Vinicio per la sua grandissima originalità nel rileggere il cantautorato italiano, quasi in maniera teatrale e cinematografica. Di Gianmaria mi ha colpito la sua voce, i temi…. Sono rimasto affascinato dal suo cantare l’amore universale in tutte le forme.
Per quanto riguarda gli inventori del cantautorato come De Andrè, Dalla, De Gregori li ho conosciuti per osmosi da mio padre, li respiravo in casa fin da piccolo.
Negli ultimi anni li ho riscoperti, alla luce di una maggior consapevolezza musicale e ho iniziato a studiarli, soprattutto il repertorio meno conosciuto di De Andrè.
Il fatto che tu abbia scelto di girare il videoclip di Back Home in bianco e nero è in linea con questo gusto ricercato….
Il video completo uscirà a brevissimo e racconta la canzone con un bianco e nero che richiama il cinema degli anni 50/60 e alcune atmosfere alla Wody Allen con qualche piccolo richiamo a Troisi.
Avete qualche idea sul come presentare l’album, magari nei club?
Si, ci stiamo già muovendo su qualche esibizione dal vivo, però andremo sicuramente alla primavera.
L’album ha avuto il contributo di due band e degli arrangiamenti particolarmente complessi, che meritano di essere resi al meglio anche live.
Per rimanere fedeli al lavoro fatto ci vorrà un po’ di tempo per organizzarci.

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)