Leda, Memorie dal futuro [Recensione]

di InsideMusic

Memorie dal futuro, è il nuovo disco dei Leda, registrato presso l’Indipendente Recording Studio di Matelica. Prima di parlare del nuovo album è giusto presentare chi sono i Leda, come nascono e come sono arrivati alla realizzazione di questo grande progetto

 

memorie dal futuro

I Leda nascono dall’incontro di quattro artisti provenienti da generi musicali differenti e generazioni diverse. I musicisti, che da anni sono attivi nel panorama della musica italiana underground e cantautorale, sono Enrico Vitali, chitarre elettriche e voce; Serena Abrami, chitarra acustica e voce; Fabrizio Baioni, batteria e voce, e Mirko Fermani al basso. L’intero lavoro è stato seguito dal fonico Nicola Giorgetti e i testi hanno avuto la collaborazione con uno scrittore, che si potrebbe definire il quinto elemento del gruppo, Francesco Ferracuti. La cooproduzione esecutiva di Alessandro “Il Piccio” Piccione.
Memorie dal futuro, è un disco composto da undici tracce che musicalmente rimandano, sicuramente, al sound del grunge e del rock degli anni Novanta, si percepisce pienamente l’alternative rock che scorre nelle vene degli artisti. I testi sono incentrati su memorie e ricordi, “Memorie dal futuro” indica anche qualcosa che non c’è, qualcosa che forse è stato e che ritorna soltanto attraverso la memoria, la malinconia. Si parte da “ricostruzioni dopo una sconfitta”, con la prima traccia, si attraversano ricordi “come foglie ricordi ormai secchi”, si affrontano mancanze, rimpianti, il tempo perso “l’ascoltarsi respirare, concentrarsi sull’intenso per sentirsi non morire”. Sanno di nostalgia e giorni perduti, di storie di solitudini e nuovi ostacoli da scavalcare.

Sono testi pieni di carica emotiva, che non si appellano alla guerra, alle armi o ai nemici, ma a una rivoluzione più ce altro emotiva, che può partire anche da una società in cui regna l’incomunicabilità, in una società in cui ci si sente in fuga da tutto e infine da niente: “Tu che sei in fuga da tutto per non scappare da niente, ti senti sola come un cane abbandonato su un’autostrada di gente”.

A cura di Giusy Esposito

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