“Lasciala andare questa nostalgia, il percorso da fare richiede leggerezza…”
Sembra dire questo “Leave it behind” l’ultimo lavoro dei Freudbox. Il duo casertano ritorna con un ep a due anni di distanza dall’album d’esordio “US” uscito per La sete dischi e che già all’epoca aveva fatto dire un gran bene per le sonorità rarefatte e immaginifiche che erano capaci di produrre.
In questa seconda prova Valerio De Stefano e Andrea Giglio sembrano però avere una consapevolezza maggiore, meno urgenza ed una calma maggiore che traspare anche dai brani, a partire dal singolo che ha anticipato il lavoro “If U”. L’EP, registrato nella primavera del 2018 da Mauro Signore al Blackflavour studio e masterizzato nello stesso periodo da Giovanni Roma a L’arte dei Rumori è uscito per Dissonanze Records. La Label salernitana, già nota per aver portato alla ribalta campana e non solo artisti come i Fiori di Cadillac e Dileo, con questo Ep entra a pieno diritto tra le realtà più interessanti del circuito emergente italiano.
Dal canto loro i Freudbox aggiungono ai brani in inglese anche una incursione nel mondo dell’elettronica cantata in italiano. “Quel che ho di te” infatti è una vera e propria novità per chi è abituato a conoscere le proposte di Valerio e Andrea. Questo brano alza anche il ritmo dell’album con accelerazioni fatte di testi malinconici che richiamano alcuni brani della produzione di Cosmo. Il produttore di Ivrea ha aperto una strada importante a tanti artisti in Italia dimostrando che un cantautorato diverso è possibile anche contaminandolo con l’elettronica.
I Freudbox raccolgono la sfida e nei quattro brani dell’EP sembrano davvero crescere rispetto agli esordi, puntando decisamente avanti nel loro percorso fatto di ombre e luci, di brani che non concedono nulla alle sonorità “da classifica” ma che guardano con decisione alla dimensione da club. Il pop non è un terreno da censurare ma da tenere in gran conto se lo si attraversa come fanno i Freudbox. La loro padronanza di beat poco aggressivi capaci di scendere nelle profondità dell’ascoltatore senza voler stupire a tutti i costi rende il disco davvero godibile.
Chi conosce “US” ritroverà alcuni punti di riferimento che hanno fatto di questa formazione un bel presupposto per dire che in Campania la tradizione legata all’elettronica non è mai tramontata. Si è evoluta e trasformata piuttosto, lasciando alle spalle alcune zavorre, liberandosi della nostalgia e di alcuni preconcetti legati alla nostra cultura musicale. “Leave it behind” è questo, un rinnovato senso di libertà e consapevolezza che porta a scrivere dischi belli come hanno fatto i Freudbox.
