bi/Mental è l’ultima fatica de Le Butcherettes, “le piccole macellaie”, band rock female-lead proveniente dal Messico ed uscito il 1 febbraio per Rise Records.
Si sente tanto dire, ultimamente, che non c’è più bisogno di fare la lotta di genere. Che ormai la parità dei sessi (nonostante il wage gap, nonostante il sempre più negato diritto all’aborto) sia stata raggiunta.
Oh sì, invece, che c’è bisogno. Nel metal, nel rock, che non sia sinfonico e che sia libero dal binomio beauty and the beast, le donne che hanno raggiunto lo status di leggenda sono pochissime. Patti Smith, Suzi Q, per nominarne qualcuna. Tutte donne anziane, che da giovani furono bellissime, e si divertirono un mondo. Ora, però, si è creato uno strano vuoto: Emilie Autumn, dama gotica antitetica e incazzata, si è convertita al pop di Fight like a Girl, Amy Lee, con la sua chitarrista Jen Maiura, tiene invece ancora alta la bandiera del female power. Eppure, l’abisso che separa la fama ed il merito delle musiciste di cui sopra dalle sperticate lodi che si tessono sul prog-coi-risvoltini tutto al maschile si allarga ogni anno di più.
Le Butcherettes – sebbene contengano membri maschili – riempiono un buco nero e lo trasformano in uno scarlatto e con le calze a rete.
A quanto pare, il Messico è terreno fertile per portare avanti una silenziosa ribellione, visto anche il recente film di Alfonso Cuarón, Roma: le Butcherettes non hanno come manifesto programmatico quello di scuotere le coscienze, ma di fare ciò che amano, e ciò che amano è il rock. Formate da Riko Rodriguez-Lopez (chitarra), Marfred Rodriguez-Lopez (basso) and Alejandra Robles Luna (batteria), sono guidati dall’esplosiva personalità della frontwoman, Teri Gender Bender (Teresa Suarez Coscio).
Lasciamo che sia la musica del loro ultimo, splendido, furioso album, a parlare: bi/Mental. Album che ha dietro di sé alcuni giganti della musica: Omar Rodriguez Lopez dei Mars Volta alla produzione (consigli per gli ascolti: The Widow dei Mars Volta) e nientepopodimenochè Jarry Harrison, tastiera e polistrumentista dei Talking Heads, la storica band di David Byrne. Il suono che si viene a creare è d’avanguardia, esplosivo.
La Voce camaleontica di Teri Gender Bender ci accoglie da Spider/Wave (che vede la collaborazione con Jello Biafra), e ci si accorge subito di come la vocalist giochi con la sua voce, passando da falsetti a episodi scream. Si viene così a dipanare uno stile tutto tipico de Le Butcherettes, “le piccole macellaie”: momenti di profonda poesia, nei bridge e nelle strofe, sorrette da un basso aggressivo, per poi passare attraverso accordi dissonanti ai refrain ferocissimi. Il mixing si rivela assolutamente eccellente, in quanto ogni effetto distorto di tastiera ed ogni riff punk acido è perfettamente distinguibile, con alcuni guizzi di genio di chitarra ritmica ad unire e a non rendere skeletal l’intero brano.
C’è una grande fierezza, nel sound acido e raffinatamente punk di BiMental, che si dipana dalla mid tempo Father/Elohim (che significa, generalmente, divinità) e che tira in ballo perfino fiati jazz, all’elettronica Mother/Holds, che inizia con un orgasmo o con urla di una partoriente.
My triumph holds my only lifeline
This marrow has doubt
Asphalt liar
I keep on falling flat-faced
I’m simmered in mud
La composizione di alcuni brani ci riporta, poi, ad una band female lead che in molti ignorano, ma che contiene alcuni dei semi lanciati nell’unico sound de Le Butcherettes: gli Unexpect. In una parola, siamo nel regno del metal avantgarde, dove discorsi programmatici sovranisti si uniscono a orgasmi simulati, a effetti elettronici (Little/Mouse), e a canzoncine da oratorio (in/The end). Eppure, ci sono reminescenze potenti da far male di certi Siouxie and the Banshees in brani splendidi come Nothing/But Trouble, canzone che ogni ometto che ha il coraggio di ferire una donna solo in quanto tale dovrebbe ascoltare – in loop, come trattamento Ludovico di kubrickiana memoria, assieme a If I Burn di Emilie Autumn. Eppure, nonostante le commistioni musicali e la grandissima perizia compositiva, BiMental non la finisce di stupire: e c’è un brano in spagnolo, per il quartetto di El Paso, la/Sandia. Semplice, incisivo, ospita la leggendaria cantante latina Mon Laferte.
I grandi momenti di poesia cui ho accennato prima si concretizzano – nel loro momento più alto – con struggle/Struggle, semplice ed inquietante electric ballad che contiene motivi musicali tipici di una lullaby, canta:
Let’s steal from anything, everything resembling law
We don’t really believe anything, everything the sky says to us
Let’s hide from anyone, everyone that blew a balloon
We don’t really believe anything, everything that helium cries
Rimaniamo bambine, bambine per sempre. Non soffriremo, così, canta un coro di bambine, in un sottofondo che sembra una foresta oscura fatta di rami affilati e funghi velenosi. Un unico palloncino rosso che vola via.
La coppia finale sand/Man e Breath guidano l’ascoltatore in un mondo distorto: attraverso uno specchio dimenticato, giù in un tuffo verso il profondo blu e il viola impazzito di incubi di sognatori sconosciuti. Sand/Man, l’omino dei sogni, reinterpretato in chiave electro laddove Gender Bender diventa Chibi dei The BirthDay Massacre, con pre-chorus piazzanti con estrema sapienza prima di trascinanti refrain: l’omino dei sogni, quelli pieni di cose scintillanti, sognati da una donna che indossa un burqa e vede attraverso la retina che le copre gli occhi. Breath è, infine, un brano sorprendentemente classico: chitarra, sussurri confusi, interferenze, infine archi, per un addio di una donna che muore soffocata dalla cenere vulcanica. Il titolo, “respira”, urlato su ariosi accordi maggiori e chitarra distorta, incalzante batteria, fa male come un urlo. Che si spegne all’improvviso.
In conclusione, Bimental è uno splendido lavoro, magistralmente prodotto, magistralmente mixato e composto; sebbene ricco di influenze ben riconoscibili, possiede una sua nettissima identità. Incazzata, ma ricca di abissale poesia: arioso quando serve, ironico e sovversivo. Insomma, la rinascita del rock non può che passare da questa band messicana.
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