L’altro lato di Sanremo – Viaggio nei brani alternativi della kermesse

di InsideMusic

Se vuoi capire il Paese c’è poco da fare, devi guardare Sanremo (Domenico De Masi)

Sanremo è uno dei punti fermi del nostro paese insieme al Papa e al calcio la domenica.

Ma dal momento che ormai il campionato è un vero e proprio spezzatino e si gioca praticamente tutti giorni, il Papa quando fa qualche dichiarazione sembra più uscito da un centro sociale che da una chiesa è il momento di sfatare anche il falso mito che Sanremo sia la roccaforte delle canzoni tutte cuore/amore.

Picccola e doverosa premessa, per questioni anagrafiche ricordo con una certa chiarezza solo le edizioni dalla metà degli anni ’90 in poi. In questi, ormai, quasi trent’anni, sul palco della città dei fiori si sono avvicendati quasi tutti i nomi più importanti della scena alternativa italiana. Da sempre ci sono varie scuola di pensiero sul Festival. Chi lo ama e lo guarda sempre, chi lo giudica la negazione della musica e chi sta nel mezzo. Questo articolo sta proprio lì, nel mezzo, forse non proprio al centro ma giù di lì.

Molta acqua sotto i ponti è passata dai tempi in cui uno come Vasco Rossi era considerato un “artista emergente” che faceva scalpore prendendo di mira l’obbligo di cantare in playback di allora o dal clamoroso suicidio di Luigi Tenco in contestazione con i risultati della gara.

E’ bastato un rapido giro su youtube per ritrovare tantissime proposte davvero impensabili e nomi di tutto rispetto dell’alt-rock italiano.

Primo fra tutti è da menzionare il famosissimo Mikimix che nel 1997 proponeva, senza fortuna, il bel brano “E la notte se ne va“. Non sapete chi è Mikimix? Io credo proprio di si, o almeno adesso lo conoscete forse con un nome ed un successo ben diversi.

Per una questione affettiva ricordo sempre con piacere la bistrattata canzone di Ivan Graziani del 1994 “Maledette malelingue“, uno dei cantautori più importanti del panorama italiano che ancora era capace di portare nelle sue canzoni temi contraddittori ed ironia. Nello stesso anno faceva capolino su quel palco anche un gruppo che successivamente sarebbe tornato con ben altro hype, in gran parte dovuto al suo frontman. I Bluvertigo si presentarono con Iodio, uno dei brani finiti nei loro greatest hits. Erano all’epoca ancora senza glamour, ma già si capiva che avrebbero scritto la storia dell’indie insieme a band come i Subsonica. Anche la formazione torinese ha calcato lo stesso palco con uno dei brani di loro maggior successo, anche se come al solito, non durante la competizione. Tutti i miei sbagli è una delle canzoni che non possono mancare in nessun concerto di Samuel e soci.

Erano gli anni ’90 baby e sul palco si portavano grandi canzoni, magari sul momento non ce ne rendevamo conto ma negli anni le nuove proposte e gruppi già affermati nel circuito underground avrebbero proposto veri e propri classici dei loro repertori. Basta citare Carmen Consoli che con Confusa e Felice viene ancora oggi ricordata anche a distanza di anni e svariati album.

Nel lontano 1993 un altro gruppo torinese ha lasciato il segno, gli Statuto con la loro Abbiamo vinto il Festival di Sanremo hanno portato una ventata ska sul palco. L’anno dopo Jannacci e Paolo Rossi hanno anticipato con i Soliti Accordi quel tipo di atmosfere che avrebbero clamorosamente trionfato con Elio e le Storie Tese e la loro Terra dei Cachi.

Nel 1999 vari artisti, allora emergenti si presentarono tra le nuove proposte con brani meravigliosi. Parlo di gente come Alex Britti con Oggi sono io, Daniele Groff ed il suo britrock tutto condensato nella canzone Adesso e last but not least i Quintorigo e la loro Rospo. Il primo del terzetto ha continuato trionfalmente, gli altri due si sono un po’ persi per strada ma solo in quanto a celebrità, perché le loro strade sono continuate per lo più su sentieri alternativi fino ad oggi.

All’epoca erano già famosi, ma Daniele Silvestri con Aria e Gianluca Grignani con Il giorno perfetto portarono a Sanremo due pezzi degni di nota a testimonianza che su quel palco sono approdati tanti brani di qualità, e non solo canzonette per famiglie.

Aria era un brano dedicato ai condannati a morte, che trovò un suo ideale collegamento con la canzone, presentata anni dopo nel 2003 da Enrico Ruggeri e Andrea MiròNessuno tocchi Caino, titolo che prendeva spunto dall’omonima associazione umanitaria contro la pena di morte. Andrea Mirò è una della musiciste più importanti del panorama musicale italiano e Ruggeri, anche se considerato un artista mainstream, ha vinto svariate volte la competizione sanremese.

Altro cantautore della nuova scena italiana, che negli anni ’90 muoveva i suoi primi passi, è Niccolò Fabi che sullo stesso palco ha portato vari brani, il mio preferito è sempre stato Lasciarsi un giorno a Roma. L’anno prima la ribalta era stata conquistata anche dal gruppo reggae veneziano dei Pitura Freska che con la loro Papa Nero facevano eco alla vittoria di Miss Italia da parte di Danny Mendez. A riparlarne ora, coi tempi e l’insofferenza che corrono nel nostro paese pare quasi fantascientifico, eppure è successo davvero, per fortuna.

Non solo i ’90 ma anche gli anni 2000 hanno regalato soddisfazioni agli amanti della musica indie, infatti col nuovo millennio non si è esaurita la voglia di band alternative di mettersi in vetrina in tutto il paese grazie a Sanremo. Nel 2001 Paola Turci con un brano firmato in coppia con Carmen Consoli presenta Saluto l’inverno, entrata a buon diritto nel suo repertorio imprescindibile. L’anno prima una delle band che hanno fatto la storia della “nuova scena romana” ovvero i Tiromancino presentarono uno dei loro brani più intensi: Strade. Un vero e proprio gioiello acustico.

Tra i grandi nomi del rock alternativo anche i Timoria non si sono fatti mancare un paio di partecipazioni, l’ultima in ordine di tempo è stata nel 2002 quando Renga era già uscito dal gruppo che comunque presentò una canzone di livello. Casa Mia infatti è uno dei loro brani più rappresentativi del periodo a conduzione unica di Omar Pedrini.

Francesco Renga con i Timoria a Sanremo 1991

Anche gli Afterhours del futuro giudice di X-factor, Manuel Agnelli, erano saliti su quel palco, salvo farsi subito cacciare fuori con la loro Il paese è reale. Il brano fu la title track di un esperimento discografico in cui la band radunava tutta la scena indie in una compilation di brani. In quel disco apparivano anche Dente e i Marta sui Tubi tra gli altri.

Altri nomi da segnalare sono sicuramente Tricarico con la sua voce sbilenca e la sua ricerca di una Vita Tranquilla. Uno degli autori che anche da dietro le quinte ha continuato a fornire brani da classifica come al solito col suo modo di scrivere stralunato. Lo stesso anno dopo il successo di Pensa, tornò anche Fabrizio Moro, con uno dei brani che ricordo con maggiore emozione. Eppure mi hai cambiato la vita era una dichiarazione d’amore che lasciava intendere che il cantautore romano avrebbe fatto ancora molta strada. Poi anche lui è approdato alla TV come Morgan e Agnelli.

Fabrizio-Moro_Pace_Live_Tour_Palalottomatica-Laura_Sbarbori

I Marta sui Tubi sono una della band alternative che hanno avuto un buon riscontro a Sanremo ma che poi non hanno sfruttato a pieno quel tipo di notorietà. Poco dopo la loro partecipazione, infatti, hanno sostanzialmente fermato le loro attività. La loro Vorrei rimane uno dei brani migliori di quell’edizione e del loro repertorio. Stessa sorte è toccata ai Perturbazione, gruppo che quando è approdato a Sanremo vantava una carriera già decennale e che la maggior parte degli spettatori quando li ha visti sul palco si chiedeva “ma sono nuovi questi?”. L’unica divenne il brano più passato dalle radio in quell’edizione, ma poco dopo la band di Rivoli avrebbe smembrato il loro nucleo originale con la fuoriuscita di alcuni membri.

Messi uno dietro l’altro tutti questi nomi sono davvero impressionanti, basterebbero oggi a formare la categoria Big senza problemi. Molti sono stati lasciati fuori, e si potrebbe continuare ancora per molto. Ma riascoltando questa ideale playlist alternativa di Sanremo ci si rende conto che ogni anno anche i più critici e lontani dal mondo musicale sanremese possono trovare almeno una buona ragione per seguirlo.

Per questo noi siamo lì, nel mezzo o giù di lì, dall’altro lato di Sanremo.

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