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La “Rivoluzione” per Tavo

by Alessia Andreon
Tavo

Parte da dentro e tocca le corde più sensibili Tavo, con la sua Rivoluzione, singolo uscito lo scorso l’8 gennaio e già in rotazione su tutte le radio.

Tavo è una delle voci più apprezzate del panorama indie italiano e, effettivamente, parlando con lui, mi sono accorta che la sua intensità va oltre le canzoni. Quando lo chiamo per l’intervista c’è qualche problema di ricezione e ci scambiamo qualche messaggio; mi sembra di conoscerlo da tempo, è quel tipo di persona che misura ogni parola ma lo fa con estrema naturalezza: come un acrobata che, con grazia e maestria, riesce a stare in equilibrio sul filo, così come cantava nel suo album di esordio Funambolo.

Ciao Francesco, è un piacere averti qui sulla pagina di Inside Music. Ti va di raccontarmi quale significato attribuisci alla parola Rivoluzione?

La canzone è nata in un momento in cui mi sentivo solo; un momento di sofferenza, dal punto di vista familiare, in cui avrei avuto bisogno di avere accanto gli amici, ma purtroppo, per il Covid-19, era impossibile avvicinarci; allora mi sono rifugiato nella musica. Da questo punto di vista ho capito che, per quanto i social ci tengano uniti, in realtà non potranno mai sostituire il rapporto umano. La musica è stata, in quel momento, quell’abbraccio che mi mancava. Ho scelto quindi il titolo Rivoluzione perché ho deciso di attribuire alla parola un significato di imperturbabilità, di rigenerazione dopo la sconfitta, ma anche la capacità di essere inossidabili quando si è di fronte a qualche difficoltà. Come il moto di rivoluzione dei pianeti, che possono ruotare e tornare a un punto, immutabile nel tempo.

Ti vedo zitta sul divano, ora il silenzio ha le parole e le tue scarpe una direzione” una frase che la dice lunga su un percorso difficile. Questo singolo è frutto di una forte esperienza che non coinvolge solo te; è stato terapeutico scrivere?

Immaginavo che sarei stato io a dover reggere tutti i pezzi che questa persona, a me molto cara, avrebbe perso durante questo percorso, invece mi sono reso conto che poi l’attaccamento alla vita o la voglia di venire fuori da una situazione può essere così grande da far sentire gli altri che ti stanno attorno solo spettatori; non sei più tu a dover rimettere insieme i pezzi, ma è stata lei stessa a reggere tutti quanti. Quindi quando dico la frase “ti vedo zitta sul divano” non capivo cosa stesse succedendo: all’inizio la vedevo realmente zitta sul divano, avevo paura di quel silenzio; poi ho capito che era per lei un modo per capire, metabolizzare e trovare il coraggio di reagire ed ecco la spiegazione della frase: “ora il silenzio ha le parole e le tue scarpe una direzione”.

Rivoluzione è anche non avere paura e buttarsi nel prendere decisioni scomode, che spesso ci sembrano uno scoglio insormontabile; dove si trova il coraggio?

Normalmente non scrivo quando sono all’interno di un problema, ma aspetto che questo problema in qualche modo passi, che riesca a vederlo in modo un po’ distaccato, come un quadro appeso al muro. Finché sono dentro al problema sono emotivamente instabile e invece quando vado a scrivere una canzone ho la necessità di stabilità.

Hai scelto di ambientare il video in uno scenario bellissimo, che regala molta pace e serenità, ma il tuo viso è malinconico, malgrado la canzone sia un inno di rinascita….

Grazie per aver fatto caso a tutte queste cose, veramente, sei la prima persona che le nota. Sai, cantando di un momento così personale era difficile non pensare, quindi l’immagine è coerente con quello che sentivo in quel momento. Sicuramente quel “non hai paura” è un messaggio positivo ma, di contro, è anche una situazione che mi rende tutt’altro che spensierato.

Il video è ambientato in un canyon al confine tra il Piemonte e la Liguria, nella val Borbera.

Ho deciso, con Lorenzo Chiesa, che ha diretto il video, di contrapporre lo scenario di uno spazio aperto, simbolo di libertà interiore e esteriore, con uno scenario teatrale. Dal mio punto di vista due posti nei quali è egualmente possibile essere se stessi. Nel mio mestiere lo scenario teatrale è importante nel momento in cui vengono fatti i live, perché il concerto è anche qualcosa che si vede, perciò è importante curare tutti gli aspetti anche scenografici; peraltro non credo che il teatro si discosti più di tanto da quello che è un concerto.

Nel 2020 sei riuscito a scrivere oppure, come tanti artisti, ti sei bloccato?

È stato anche per me più difficile lavorare, perché per scrivere ho la necessità di uscire, di vedere le persone; fondamentalmente io racconto di fatti che vivo, di persone che incontro, di vicende che mi accadono…. ma nel periodo in cui ero chiuso in casa, purtroppo, tutto questo non è stato possibile farlo e quindi è diventato decisamente tutto più complicato. Nel 2020 ho continuato a lavorare ma con un marcia più lenta, però posso dirti che, sicuramente, usciranno altri singoli e stiamo lavorando per chiudere il disco. Quello che spero è di portarlo in giro nel momento in cui si potranno fare delle date live, perché la musica ha bisogno di essere vissuta.

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