A poco più di un anno di distanza dalla nostra prima intervista, ritrovo Barreca, che ha appena pubblicato il suo secondo album: Eppure adesso suono.
Se nella nostra prima chiacchierata avevamo trovato affascinanti vicinanze musicali, questa volta è ancor più interessante scambiarsi pareri e impressioni sul suo nuovo lavoro discografico.
Di seguito il resoconto dell’intervista, in cui il cantante calabrese ci guida alla scoperta del suo nuovo album, ricco di spunti per il futuro e di qualche amara riflessione sul passato.
Ciao Domenico, che piacere ritrovarsi per presentare un album appena uscito!
Ciao Alessia, è un piacere anche per me risentirti e avere l’occasione di presentare “Eppure adesso suono”.
“Eppure adesso suono” è la prosecuzione ideale di “Dall’altra parte del giorno”. Il titolo mi ha fatto pensare che hai acquisito la consapevolezza della tua strada. È così?
Esattamente. Questo nuovo album racconta l’evoluzione di Barreca; se nel primo album c’era il tormento amoroso, in “Eppure adesso suono” inizia ad intravvedersi una strada più definita, la completezza dell’amore corrisposto.
Questo nuovo lavoro mette in ordine le gerarchie: eppure, avverbio che rappresenta la volontà di far valere il mio punto di vista sul mondo, nonostante le contraddizioni e la confusione; adesso, invece, indica l’esigenza che mi ha spinto a scrivere e a tornare a cantare; infine, suono rappresenta la voglia di dare voce a quello che sto vivendo in prima persona e alle storie che volevo raccontare.
Dopo il lavoro introspettivo è arrivato il momento di aprirsi agli altri, al viaggio e a tutto quello che comporta lasciarsi trasportare…Ti va di raccontarci qualcosa di più sui brani?
È un disco che racchiude e concilia due modi diversi di musica: quella etnica espressa attraverso sonorità mediterranee come i tamburi, e quella più ricercata, frutto di un lavoro quasi maniacale in studio, dove i suoni sono stati scelti accuratamente per dare un effetto sofisticato all’album. Il risultato è una track list di canzoni intime ma anche di denuncia e riflessione, una nuova versione di Barreca.
Verso me rappresenta la transizione tra il primo e il secondo album. Una ballad anni 70che racconta il lavoro che ho fatto su me stesso, tra paure e inadeguatezza, dal quale è scaturita una nuova musica.
La musica è un risveglio all’alba, rappresentato dal suono dolce degli archi, che vuole rimanere in quell’“ultimo sogno” appena finito.
Scirocco è la canzone che segna il distacco con il Barreca prima maniera, con un brano forte nel testo, che prende posizione rispetto ad un argomento che mi sta particolarmente a cuore ed è quello della condizione femminile, particolarmente nel sud del mondo.
Mercurio racconta, invece, la storia di un migrante di colore che diventa un atleta famoso. Anche questa è una canzone di denuncia, perché l’essere nati da una parte o dall’altra del mondo molto spesso fa la differenza. Il colore della pelle, che incute spavento in alcuni, si trasforma solo in un dettaglio quando si tratta di un atleta vincente.
Hai scelto come primo estratto il brano “Scirocco” che, malgrado l’apparenza di ritmi caldi, è dedicato alla condizione femminile, al maschilismo imperante del sud…. Da cosa è nata l’esigenza di scrivere questo testo?
Nasce dalla voglia di denunciare qualcosa che è sotto i nostri occhi, dove la donna vede cadere illusioni instillate in lei, fin da bambina, oscurate dalla mentalità arcaica che le rende vittime sacrificali in una terra che “spara ai propri figli e non conosce né empatia e né libertà”.
La storia che canto è quella di Lea Garofalo, che ha pagato con la vita l’aver alzato la testa davanti alla mafia.
I suoni sono volutamente quelli caldi del vento che noi del sud conosciamo bene, con forti richiami etnici e la presenza del tamburo, strumento di tradizione araba, a scandire il ritmo e il violoncello che riproduce il lamento del vento che copre, soffoca e impedisce di vedere nitidamente l’orizzonte.
Nel disco ci sono anche due collaborazioni, una vecchia conoscenza e un nuovo sguardo. Entrambe le canzoni danno l’idea del legame spirituale che vi unisce, in quanto cantautori. Io ho trovato riferimenti ad altri colleghi… sono volontari o involontari?
Penso che siano derivati da quello che ascolto e che probabilmente fa parte di me, anche a livello inconscio; sapevo che tu avresti colto certe sfumature perché abbiamo dei riferimenti musicali in comune come Fabi, Silvestri e la Mannoia.
Mi considero molto fortunato ad aver trovato in Benedetto Demaio, che cura i testi e la musica la mia spalla ideale: basta uno sguardo per capirci.
Ma anche d’amore vede la partecipazione straordinaria di Mauro Ermanno Giovanardi ed è stata ispirata da una scena vista da una finestra: l’incontro, in una notte di vento, di due amanti che bruciano di passione.
Abbiamo optato per il parlato per mettere in risalto il suo particolare timbro, caldo, intenso e roco ed esprimere la magia dell’incontro di due anime.
Che fortuna! vede la collaborazione di un altro amico di vecchia data: Peppe Voltarelli.
Racconta di in un dialogo nato dopo un concerto che non si conclude sul palco ma prosegue, tra le chitarre e qualche bicchiere di vino, con i racconti di due cantastorie.
Un brindisi alla luna e alla fortuna di vivere di un mestiere che si ama, malgrado le incertezze di un lavoro che coinvolge cuore e anima e che ti costringe a reinventarti sempre, pur rimanendo fedele a te stesso e al pubblico.
La magia di questo brano è data anche dalla fusione in un duetto che mi ha portato ad esplorare nuove sfumature della voce.
Merita una menzione a parte il brano che chiude l’album… dolce e delicato che apre a nuovi inizi…. Cosa vedi nel prossimo futuro?
Non è una canzone messa a chiudere il disco per caso: un sentimento che nasce e la consapevolezza di voler costruire qualcosa.
La ragazza giovanissima che da voce a questo canto è una sorta di sirena incantatrice come se a cantare fosse la musica, che mi ha permesso di trovare il mio vero centro.
Stiamo lavorando per portare fuori dai confini geografici della Calabria questo nuovo progetto e sicuramente in autunno ci sarà un tour nel quale avrò l’occasione di presentare alcune delle mie canzoni (ora sono tantissime!) e qualche cover.
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Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)