Intervista al Maestro Bruno Santori: la musica rievoca emozioni che già abbiamo dentro di noi

di Marianna Grechi

THE BEST MOVIE SOUNDTRACKS vol. 1” è l’ultimo album ad opera del Maestro Bruno Santori con la sua Mediterranean Orchestra e la fondamentale collaborazione dei Maestri Silvio Fantozzi e Marco Noia e il proprietario dell’etichetta Giorgio Tramacere.

Uscito il 26 Novembre 2021, il progetto musicale di Santori è un messaggio di speranza: raccoglie 12 colonne sonore di film celebri e si propone come un omaggio ai grandi compositori di questo secolo tra cui John Williams, Hans Zimmer e Andrew Lloyd Webber.

Con il Maestro Santori abbiamo avuto l’onore e il piacere di chiacchierare del progetto toccando diverse tematiche, tra cui il potere evocativo della musica e il problema del panorama musicale delle nuove generazioni “distratte” nell’ascolto.

Intervista al Maestro Bruno Santori

Buongiorno Maestro Santori, le confesso che sono piuttosto in soggezione di fronte alla sua figura di rinomato direttore d’orchestra…


Allora diamoci del tu per rompere la soggezione!

Proviamoci! Inizierei parlando subito del nuovo album, com’è nato questo progetto?


Dopo aver diretto per 6 anni l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, nel 2016 ho fondato a Malta insieme a Andre Agius Moscat  la Mediterranean Orchestra, un progetto il cui principale obiettivo è quello di unire e dare un’identità ai Paesi del Mediterraneo, un vero strumento di aggregazione.

Abbiamo iniziato subito con i concerti fino a che non è scoppiata la pandemia ed io, come molti, mi sono ritrovato chiuso in casa ed ho avuto tempo per riesumare dai cassetti vecchie registrazioni di colonne sonore di film e non solo.

A quel punto confrontandomi con Tramacere e i Maestri abbiamo lavorato su  queste tracce finchè non ci è parso ovvio che avevamo abbastanza materiale per far uscire un album.
Ho chiesto che uscisse sotto Natale in quanto penso che il cinema rappresenti proprio un momento di riunione della famiglia, come quello che avviene durante le festività. Quest’immagine serena rappresenta una sorta di luce in fondo al tunnel dopo il periodo di buio che l’umanità sta passando ed è stata la principale motivazione.

É un progetto che prevede un seguito? Ovvero un volume 2,3 etc..?


Esattamente. In primis vorrei quanto prima riprendere a fare i concerti; ho sempre fatto grandi eventi con 2-300 persone che ad oggi sono impensabili nella situazione attuale, ma ho molta fiducia nel 2022.

Mi ha molto colpito questa affermazione di una precedente intervista: “la musica da film è la nuova musica classica”; ovvero le colonne sonore del cinema rendono accessibile la musica classica ad un pubblico più vasto. Da direttore d’orchestra non teme che questo possa portare a svalutare questo genere che è sempre stato d’élite?


Intanto, non amo il concetto d’elite, che implica escludere molti, più che includere qualcuno.
Comunque, la tua domanda contiene già un po’ di risposta. Chi scriveva musica che noi ora consideriamo classica, Mozart, Ciajkovskij o Boccherini, semplicemente scrivevano la musica del loro tempo; si tratta solo di un percorso di evoluzione della musica.
Ai tempi di Verdi, la gente si affollava alla Scala per ascoltare quelle famose arie che sentivano nelle strade tramite gli organetti a manovella; il cinema potrebbe funzionare come un organetto ed attirare verso i teatri. Quindi sì, se il cinema può rendere ulteriormente popolare la musica classica, perché no?

Dici che “la musica ha un potere evocativo molto più forte delle immagini”: nel caso del cinema non è la simbiosi dei due elementi a dare questo risultato di iconicità? La colonna sonora de “Il Gladiatore” sarebbe altrettanto solenne se  non l’associassimo all’immagine Russel Crowe nell’arena?


Cosa emoziona di più da vedere separato? La musica senza immagini o le immagini senza musica? Ascoltando la musica puoi rivivere le immagini ma non viceversa. La musica è altamente evocativa, anche se, certo, nel contesto del film è come chiedersi se in una famiglia conti più i la madre o il padre un’assurdità. La musica evoca emozioni che già sono insite in noi, le fa risuonare.  

In acustica si parla di risonanza per simpatia: se un bicchiere percosso vibra a 440 Hz, quando invece subisce un suono di 440 Hz invece di essere percosso è il bicchiere stesso che entra in risonanza per simpatia. Anche noi risuoniamo per simpatia verso quel tipo di musica del quale noi stessi siamo fatti.

So che lei è un grande sostenitore del valore del live; l’album stesso è un’intera registrazione di concerti e nulla è stato fatto in studio, giusto?


Assolutamente, il live è verità. Il disco è senz’altro più accurato e preciso, ma io amo della musica dal vivo amo le sue imperfezioni. Ho fatto moltissimi concerti nella vita e ti assicuro che la performance non la fa solo l’orchestra ma anche il pubblico. Credo che ci sia una simbiosi di energie tra chi suona e  chi ascolta che ogni volta da un frutto differente che è assolutamente irripetibile, qualcosa che in studio non può succedere.

Quanto ha influito il lockdown sul valore della musica dal vivo?


Io sono convinto che le persone non appena potranno torneranno a teatro. Le forme di espressione artistica da remoto, per chi ci ha provato, sono solo state un surrogato. Dopo il lockdown siamo come un elastico tirato e pronto per rilasciare tutta la sua energia non appena sarà lasciato andare.

Lei ritiene che al giorno d’oggi gli ascoltatori di musica siano un po’ “distratti”, ovvero che tendano ad confidare troppo negli stereotipi e che per questo motivo i musicisti siano portati sperimentare di meno; come può fare l’ascoltatore a liberarsi da questo schema rigido di pregiudizio?


Diciamo che ci sono due realtà. Da una parte il musicista, spesso, è più concentrato sul successo che sull’essere vero; io infatti ai giovani consiglio sempre di non aver paura di fallire.
Dall’altra c’è un pubblico che accetta tutto quello che gli viene servito dai media e non ricerca più.

Nel senso che accetta personaggi costruiti in laboratorio?


Esatto, la rete amplifica molto questa distrazione. Per esempio: al cibo del McDonald non diamo valore dell’alta cucina, ma lasciamo che viva il suo successo confinato nel suo settore di fast food; ultimamente nella musica a volte succede che il panino McDonald diventi cultura.

Per esempio nei talent spesso i giudici sono solo personaggi di spettacolo che non sono in grado di valutare davvero le performance; ma la loro idea influenza moltissimo il pubblico ed ecco che contenuti senza spessore vengono percepiti come un alto valore artistico.

L’ascoltatore ha bisogno di addestrare la mente all’elaborazione e costruirsi degli strumenti per smettere di ignorare. Le nuove generazioni, in cui ho moltissima fiducia, devono essere determinate a non lasciarsi sommergere da quello tsunami che è la rete, generato tra l’altro dalle generazioni precedenti.

Chiudo con una domanda che è più una curiosità personale, qual è la sua traccia preferita dell’album?


Due temi adoro in assoluto: quello del Gladiatore e quello di Evita. Il tema del Gladiatore è molto potente anche se non mi piace questa figura dato che sono contro la violenza. Ma a livello personale, inteso come passione, ho amato l’immagine di Evita, sono un femminista convinto e questa donna che ha fatto piangere d’amore l’Argentina è decisamente la mia preferita.

Bruno Santori & DSE Project


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