È disponibile in tutte le librerie “Rockers. Diario Sulle Strade Del Rock’n’roll” edito da Officina Di Hank (collana Ghost Tracks) di Fausto Donato, A&R Manager/Direttore Artistico che ha lavorato per più di 30 anni nelle più prestigiose case discografiche italiane. A una settimana dalla sua uscita, il libro si posiziona alla #1 tra le novità più interessanti di Amazon nella sezione dedicata al genere.
Dai ricordi e le storie vissute da quattro ragazzi in giro per gli States e per l’Italia degli anni ’80, prende forma un’autobiografia che descrive un decennio in cui la musica è stata la protagonista indiscussa. “Sì, c’è pure quando suonammo prima dei Ramones, degli Iron Maiden – afferma l’autore – e decine di altri aneddoti che trasudano di Rock and Roll”. La prefazione porta la firma di Caparezza, artista a cui Fausto Donato ha dedicato una parte importante della sua carriera e con il quale, nel tempo, si è instaurato anche un vero rapporto di amicizia.
Ne abbiamo parlato proprio con Fausto Donato in quest’intervista, buona lettura!
Ciao Fausto, è un piacere intervistarti. Ci racconteresti la genesi del tuo ultimo libro “ROCKERS. DIARIO SULLE STRADE DEL ROCK’N’ROLL”?
Ciao Leslie, piacere mio incontrarti. A proposito di come e’ nata l’idea di scrivere Rockers: Avevo intenzione di scrivere questo libro da tanto tempo. Almeno una quindicina di anni fa. Ho sempre rimandato perche’ il lavoro mi portava via tutte le ore della giornata o quasi. Quando siamo stati costretti tutti a stare chiusi in casa per il covid io invece di fare corsi di cuoco, suonare la chitarra sul balcone o diventare giardiniere per un giorno, mi sono messo davanti al computer e ho iniziato a scrivere. Avevo un piccolo diario dove durante il tour scrivevo appunti, date, citta’, nomi, e quello mi ha aiutato tantissimo. Come tante foto che scattai durante quel viaggio. Poi il resto l’ha fatto la mia memoria che per fortuna e’ ancora molto attiva.

La prefazione porta la firma di CAPAREZZA; come vi siete conosciuti?
Ho firmato io Michele. Nel 1999 lasciai la BMG e con me portai una busta bianca dove dentro c’era il suo demo. Al primo ascolto rimasi abbastanza esterefatto perche’ non capivo cosa stessi ascoltando. C’era qualsiasi genere musicale m non lo trovavo confuso, anzi aveva un suo senso, uno suo perché’, era originale. Fui preso per pazzo dai miei colleghi perche’ volevo assolutamente firmarlo. Era lontano da ogni logica commerciale, fuori dal comune. Da quel giorno abbiamo entrambi scelto sempre la strada meno battuta e i risultati sono davanti a tutti. Da allora abbiamo sempre lavorato insieme su tutti i suoi dischi. 23 anni che hanno anche sancito una vera amicizia, oltre che un rapporto professionale forte e sincero.
Sei un A&R Manager/Direttore Artistico che ha lavorato per più di 30 anni nelle più prestigiose case discografiche italiane. Come hai cominciato la tua carriera?
Ero un musicista, suonavo in una rock band ma per far quadrare i conti scrivevo per dei magazine musicali ( HM, Music, Ciao 2001, Rock Magazine ), quindi frequentavo spesso le case discografiche. Un giorno un mio referente della CBS ( poi diventata Sony Music ) mi chiese se mi interessava fare un colloquio. Inizialmente ero scettico perche’ in quel periodo i discografici non e’ che mi stessero molto simpatici. Poi invece accettai e decisi che se mi avessero preso avrei fatto il meglio per la musica e per gli artisti. Fui assunto e da li’ e’ iniziata la mia carriera da discografico e d ebbi la fortuna di lavorare con dei grandissimi artisti, sia italiani che internazionali.
Ci racconteresti qualche aneddoto legato al tuo lavoro?
Troppi, tanti, tantissimi ce ne sarebbero. Da quando partii in tour con i Living Colour, a quando Cindy Lauper mi prese in braccio a Linate prima che lei si imbarcasse per Londra. A Gloria Estefan che mi mando’ un ficus benjamin a casa quando nacque mia figlia Martina. A Bruce Springsteen che si alza dal tavolo degli executive e si siede al tavolo con me i i mei colleghi e mi chiede “Quel tavolo mi annoia, si parla di numeri e percentuali, ti e’ piaciuto il concerto ?” Oppure le serata con Francesco De Gregori e Ivano Fossati a bere e ascoltare le loro storie di quando iniziarono la loro carriera. Oppure quando mi sono trovato davanti ai 4 membri dei Rolling Stones a Vienna e Mick Jagger, pensando che io fossi il managing director di Emi Italia mi strinse la mano e mi disse “grazie per tutto quello che stai facendo per noi…” Servirebbe un libro dedicato solo agli aneddoti. Ognuno di noi che ha lavorato in discografia ne ha. Pero’ nel mio libro, Rockers, qualcosa di curioso e divertente l’ho scritto.
Il libro è un’autobiografia, giusto? Come nasce la necessità di raccontarsi?
Mi piacciono le store legate alla Musica. Sono un divoratore di biografie e di documentari o serie tv sulla Musica in generale. La necessita di scrivere nasce inizialmente dal fatto che vuoi che queste storie non vadano perse. Perche’in cuor tuo pensi che forse a qualcuno possano interessare. Nasce anche dall’insistenza di amici carissimi che per anni mi hanno letteralmente pregato di scrivere queste storie che spesso mi chiedevano di raccontare. A volte la stessa storia anche per 3/4 volte di seguito. Se non avessi trovato un editore che ci credeva cosi’ tanto come Officina di Hank, penso che me lo sarei stampato da solo e avrei regalato le copie agli amici. Non e’ un autobiografia. Non sono una celebrita’ e non so se potrebbe interessare il racconto della mia vita a qualcuno. Rockers e’ il diario di 3 mesi di tour in America. 3 mesi su un van scassato con i miei amici musicisti a suonare dovunque e a incontrare decine e decine di persone e artisti. Chi gia’ famoso nella scena punk ( Dead Kennedy’s, DRI ) e chi poi lo diventerà ( Pearl Jam ). All’interno di questo racconto ci sono dei salti temporali di cio’ che accadde prima di quel tour ( suonare prima dei Ramones o degli Iron Maiden ), e dopo quel tour. Li’ di aneddoti e cose strane ne trovi parecchie.
I protagonisti del libro sono quattro giovani musicisti affamati di Rock spediti in tour nell’America degli anni ’80; ci rivedi qualcosa nell’attuale esperienza dei Maneskin?
No. Non ha nulla a che fare con quello che stanno facendo loro. Quello fu un tour molto avventuroso e pieno di alti e bassi. Organizzato con due lire e veramente vissuto come se fosse la sceneggiatura di un film dei fratelli Coen. Suonammo in teatri, clubs, case, bar, giardini pubblici , addirittura in un negozio di scarpe.
E che ne pensi di loro come band?
Sono contento del loro successo. Sono davvero contento che una band rock stia creando un filone nuovo in italia. Non mi fanno impazzire le loro canzoni, ma poco importa. Quello che a mio avviso e’ importante e utile e’ che tanti ragazzi oggi siano stimolati, guardando loro, a comprarsi una chitarra, un basso, una batteria, a formare una band, invece che un borsello e usare un autotune.
Nasci come musicista. La canzone che ti fece venir voglia di imparare a suonare?
Ce ne sono tantissime. Ero piccolo, avevo 9 anni e ascoltavo i dischi dei miei fratelli. Quando loro uscivano entravo nella loro camera e li mettevo sul piatto e stavo ore ad ascoltarli . Mi sedevo sul letto e immaginavo di stare sul palco a suonare Child Of the Moon the Rolling Stones o Bold As Love di Jimi Hendrix. Ma Whole Lotta Love dei Led Zeppelin fu quella che mi spinse a prendere in mano la chitarra per davvero.
Il concerto più bello che hai visto?
Altra domanda difficile a cui rispondere. Ne ho visto centinaia e tanti, tantissimi sono al primo posto per quanto riguarda l’emozione e l’adrenalina che mi trasmisero. Diciamo che quello a cui sono piu’ legato affettivamente e’ uno show dei Rolling Stones ( li avrò’ visti 30 volte ) a Londra, Hyde Park il 6 luglio del 2013. Fu il regalo di maturita’ per mia figlia Martina. Eravamo io e lei praticamente davanti a Keith Richards, prima fila. Per lei non era il suo primo concerto. Ne aveva gia’ visti decine e decine, ma quello fu speciale, Vedere lei felice fu il vero show nello show Una serata indimenticabile.
E quello più bello che hai organizzato?
Non ho mai organizzato concerti, non fa parte del mio lavoro. Però una volta l’ho fatto. Organizzai un concerto a Roma, sulle sponde del Tevere per tre dei musicisti che suonano con i Rolling Stones: Tim Ries ( Sax ), Darryl Jones ( Basso) , Bernard Fowler ( backing vocalist) a cui unii un chitarrista ( Nicola Costa ) e un batterista ( Cristiano Micalizzi ). I tre degli Stones di solito si divertivano a suonare un paio di giorni prima della data dei Rolling nelle citta’ dove appunto avrebbero dovuto suonare e loro mi chiesero di organizzargli uno show. Fu faticosissimo ma alla fine ci riuscii anche grazie all’aiuto di Gianni Marsili, leggendario promoter di tanti artisti italiani.
Presenterai il libro in giro?
Si, inizio questa settimana a Milano al Headbanger Club, poi saro’un po in giro. A Roma stiamo cercando di organizzare una presentazione del libro con concerto dei Raff annesso. Sarebbe fantastico.
Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Lavorero’ ancora a fianco di Michele (Caparezza ) ma ho anche altre idee, sempre con la Musica al centro. Forse scriverò un altro libro ma è ancora tutto nella mia testa.

Rock’n’roll lover. Afterhours Lover. Good lyrics lover.