Lo steampunk è uno stile di vita che va ben oltre un costume, un suono. Ne sono fermamente convinti i Poison Garden, i quali dal 2013 ad oggi hanno provato a sdoganare lo steampunk salendo su palchi nazionali ed internazionali. Ecco cosa ci hanno raccontato!
I Poison Garden, per definizione, la prima steampunk band italiana. Dunque, quali sono le caratteristiche di una steampunk band?
Non è semplice rispondere a questa domanda. La “musica steampunk” esiste da meno di 10 anni ed ancora non sono chiari i canoni di questo genere. Nel nostro caso, abbiamo voluto mescolare le nostre influenze rock e metal moderne agli arrangiamenti orchestrali tipici della musica di fine ‘800; abbiamo poi aggiunto una sezione di soundscape, ovvero degli “scenari sonori” per aiutare l’ascoltatore ad immergersi nelle atmosfere fantastiche che tentiamo di raccontare. Lo steampunk è l’unione di elementi moderni in uno scenario del passato ed è questo il risultato che abbiamo tentato di raggiungere.
“Non basta indossare un corsetto ed un cilindro per fare musica retrofuturistica”: perché nel 2013, anno della vostra fondazione, avete fatto una scelta di questo tipo? Dando uno sguardo all’attuale panorama musicale italiano (emergente e non), si tratta sicuramente di una scelta un po’ particolare.
Credo sia stato un processo del tutto naturale. Lo steampunk, come ogni sottocultura nascente, attira a sé artisti e visionari. Pian piano sviluppa un proprio linguaggio che inizia ad essere compreso e declinato. Noi abbiamo soltanto riconosciuto la nostra appartenenza, senza particolari sforzi. Per noi è stato chiaro sin da subito che fossimo una band steampunk. Volevamo diffondere la nostra musica declinando quel linguaggio culturale che ci aveva così affascinato e che già popolava la nostra libreria e la nostra collezione di DVD. Volevamo fortemente portare quel linguaggio sul nostro piano musicale, perché ad una sottocultura serve la musica per sviluppare uno spirito di aggregazione.
Dal 2013 ad oggi, appunto, avete suonato parecchio in giro e non soltanto nel Lazio. Anzi, avete collezionato numerose date anche all’estero: a maggio del 2014 all’Aethercircus Festival di Amburgo, a maggio del 2015 alla Steampunk World Fair di New York o a settembre del 2015 al Beaumonde Festival di Zurigo, ad esempio. Che tipo di riscontro avete ottenuto dal pubblico italiano? E da quello estero, invece? Ci sono state delle differenze?
La differenza tra l’Italia e l’estero generalmente è la curiosità. Nel resto del mondo il pubblico è curioso di scoprire nuove band e nuovi stili. In Italia generalmente tutto ciò che esula dal trend del momento sembrerebbe essere tralasciato. Nel nostro caso non possiamo lamentarci, abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con il pubblico durante i nostri concerti e negli aspetti legati ai social media. Credo che l’aver suonato quasi più spesso all’estero anziché in Italia ci abbia dato più credibilità per il pubblico italiano.
Restando in tema, quello italiano è sicuramente un pubblico abituato ai grandi cantautori, ad esempio, a quelli che hanno fatto la storia poiché la storia l’hanno raccontata soltanto con una chitarra in mano a volte. All’inizio com’è stato esibirsi davanti ad un pubblico di questo tipo proponendo qualcosa di diverso dal solito sia nella forma (e mi riferisco agli abiti che indossate sul palco, ad esempio) sia nella sostanza (e mi riferisco alle vostre sonorità, a metà strada fra lo steampunk e l’alternative metal)?
Per noi lo steampunk è principalmente una sottocultura nascente, uno stile di vita. Non si tratta soltanto di un costume da indossare alle fiere. Abbiamo spesso suonato in occasione di convention e chiaramente è stato come giocare in casa, avendo subito tutto il pubblico dalla nostra parte. Però la vera soddisfazione consiste nel suonare nei rock club o nei festival metal. La cosa veramente bella è aprire gli occhi sul palco, dopo aver suonato praticamente in apnea per 50 minuti, e vedere che le persone che abbracciano la sottocultura dello steampunk crescono ad ogni concerto che facciamo. Siamo convinti che se si fa il proprio lavoro al massimo delle proprie capacità e si cerca di raccontare sé stessi senza bugie e strategie il pubblico risponderà sempre positivamente e con la stessa emozione.
Lo scorso 24 febbraio è uscito il vostro debut album, A Victorian Carol. Domani sera avrà luogo il release party al Traffic Live di Roma. Raccontatemi un po’ di questo album.
Si tratta della nostra personale raccolta di storie, abbiamo concentrato in questo album tutte le esperienze fatte in 3 anni di live in giro per il mondo. Al suo interno ci sono i nostri brani originali e le nostre “personali interpretazioni” di brani di musica classica e contemporanea, tutto arricchito da rumori di ambienti e di atmosfere surreali. Domani sera lo presenteremo per la prima volta dal vivo al Traffic Live di Roma e lo faremo mettendo in scena uno spettacolo musicale che ripercorre la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie. Sul palco con noi anche altri performer ed intermezzi di burlesque. Siamo convinti che un concerto debba anche essere un momento durante il quale osare e mescolare con la musica anche il teatro, la danza e le performance di strada.
Vi siete prefissati l’obbiettivo di sdoganare lo steampunk attraverso la musica. Dunque, cosa vi aspettate da questo album?
Lo steampunk è il nostro stile di vita. Significa che se il presente non è all’altezza dei nostri sogni subentra la necessità di recuperare dei valori del passato. Non bisogna per forza credere ad una società che vuole imporre di dover cambiare e rottamare ogni cosa, dal telefono al lavoro, alla macchina ed alla casa una volta all’anno. Steampunk vuol dire prendersi cura delle cose che si amano, fare in modo che funzionino bene e che una volta arrivate alla loro fine potranno sempre essere trasformate in qualcosa di nuovo e di bello. Questo è il momento in cui possiamo essere pionieri tutti insieme di una sottocultura che sta nascendo tra le nostre mani ed il messaggio che cerchiamo di veicolare è estremamente positivo. Ci piacerebbe molto che, grazie al nostro lavoro, questa sottocultura possa attrarre sempre più persone e che possa crescere proliferando in altri ambiti artistici e quotidiani.
Prossimi appuntamenti live, social, varie ed eventuali.
Il 24 aprile ci sarà un secondo release party a Firenze, poi saremo in giro per l’Italia fino a fine maggio. Quest’estate ci troverete fuori confine ed il 2 settembre suoneremo al Reeveland Festival in Germania assieme ai Moonspell ed a molte altre importanti band del panorama metal.
Adriana Santovito
