Intervista a l’Orchestraccia, che continua la sua ricerca strenua della libertà intellettuale, del bello, della solidarietà tra ultimi e primi

di Leslie Fadlon

LA SANTA è il nuovo singolo dell‘Orchestraccia: una canzone sul senso d’inadeguatezza che balla incessantemente dentro tanto di noi. Quando tutto procede in una conforme processione alcune anime ribelli danzano al ritmo dei loro pensieri e dei loro desideri. Il nuovo brano è stato presentato in anteprima al Concertone del 1 Maggio scorso a Piazza San Giovanni a Roma, in una performance straordinaria a che ha visto la band eseguire per la prima volta anche una versione rivisitata dell’Inno d’Italia. L’Orchestraccia procede il proprio percorso personale e attualissimo fuori da ogni genere andando a trovare sull’uscio di casa ritmi e linguaggi italiani diversi tra loro e unendoli in una danza irrefrenabile di Gioia e Ribellione. La regia del videoclip “La Santa” è di Roby Borillo Boribello noto in ambiente musicale come cantante e produttore del gruppo internazionale “Los Locos” e direttore di videoclip di vari artisti.

Ne abbiamo parlato con Guglielmo Poggi in quest’intervista, buona lettura!

Ciao, è da poco uscito un vostro nuovo singolo, La Santa. Come nasce?

Nasce dalla volontà di Marco Conidi di fare una sintesi tra il nostro linguaggio e quello di altre regioni. Del resto il folk è di tutti. Lo sguardo che, come Orchestraccia, noi rivolgiamo sempre altrove tramite cover dei brani più belli della nostra penisola, si rivolge anche a livello compositivo a sonorità antiche, a linguaggi che consociamo e che vogliamo prendere in prestito per unirci sotto la stessa stella: la buona musica.

Lo avete presentato in anteprima al Concertone del 1 Maggio scorso a Piazza San Giovanni a Roma, com’è stato parteciparvi?

Oramai siamo di casa, eppure ogni anno l’emozione è più forte. Aprire è stato un onore, l’Inno di Mameli e Bella Ciao hanno fatto saltare i ragazzi. Non c’è nulla di più bello per chi fino a qualche anno fa stava dall’altra parte.

Quali sono i valori che vuole veicolare L’Orchestraccia, oggi?

La ricerca strenua della libertà intellettuale, del bello, della solidarietà tra ultimi e primi. E la ricerca di quella musica, di quell’artigianato in formato analogico che affonda le radici nella grande tradizione popolare che si sta perdendo, e che va tutelato è conservato. Noi ci proviamo.

Lo spettacolo “La Nottataccia” ha avuto molto successo, ma quanto sarà diverso da “La Figuraccia”, che sta arrivando nei teatri?

Due storie e due formati differenti. La figuraccia prende spunto da quella magnifica esperienza costellata di grandi nomi della scena musicale italiana e internazionale per affondare ancora di più il colpo: del resto, per due ore gli spettatori sono sotto il nostro sequestro…

Che musica ascoltate, personalmente?

Ho cominciato coi Beatles, ho continuato col teatro canzone di Brel e Gaber e sono finito nei meandri del cantautorato italiano; sono stato pure un metallaro coi Blind Guardian e i Maiden nelle orecchie, e il rock alternativo dei Muse e degli Arctic Monkeys mi ha strappato le viscere. Per non fare mattina direi tutto. Mi spiace solo non essere un grande amante della musica trap, è un mio limite. Forse è solo questione di tempo.

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