Intervista a Canio Loguercio: il nuovo album tra emozione e sentimento.

di Paola Pagni

Musicista, poeta e performer, lucano di nascita e napoletano d’adozione, Canio Loguercio è autore di progetti “crossover”, all’incrocio tra canzone d’autore, poesia e teatro.

Già finalista a diverse edizioni del Premio Recanati e Targa Tenco per l’album in dialetto nel 2017, ha pubblicato sei album e ideato numerosi progetti musicali e promosso diverse iniziative interculturali.

Ci stiamo preparando al meglio” è nuovo album di Canio Loguercio. Si compone di 10 brani, tra inediti e speciali rivisitazioni.

Un album che prova a descrivere quei particolari stati d’animo che si celano dentro ognuno di noi con uno sguardo, come preannuncia già il titolo, positivo e ottimistico verso il futuro, benché intriso di quella personale malinconia che contraddistingue la poetica dell’autore.

Un sound ricco e articolato, a tratti intimo e nostalgico, in cui gli strumenti dialogano fra loro impreziosendo testi poetici in italiano e napoletano.

Abbiamo intervistato Canio Loguercio che ci ha introdotti così nel suo mondo fatto di emozione e sentimento.

Ciao Canio, benvenuto su Insidemusic.

Ci stiamo preparando al meglio è riferito a questo momento storico?

Non nasce in questo momento storico però ha preso un significato particolare adesso : avendo poi anche realizzato il video di recente, abbiamo dovuto farlo stando a casa propria e quindi il tutto ha virato su questo nuovo significato ottimistico…e speriamo bene!

L’album Si compone di 10 brani, tra inediti e rivisitazioni di celebri canzoni popolari e classici della musica napoletana: come hai scelto questi brani e perché?

Non c’è stato nessun ragionamento in realtà. Io parlo di oggetti di affezione, cioè di quelle canzoni che appartengono un po’ alla mia memoria o che vi sono affiorate mentre stavo lavorando a questo disco. Si può dire ci sia una sorta di legame sentimentale con queste canzoni.

Più che cover infatti, io le chiamo reinterpretazioni molto personali. Ho provato a farle mie. Magari fossero mie (ride). Comunque ho cercato di renderle come io le sento dentro. Un fatto di puro legame affettivo con questi brani.

Questo è un album che parla di stati d’animo e di emozioni: c’è un brano e di conseguenza lo stato d’animo che esprime, che tu senti più tuo?

Tra queste canzoni ci sono i 4 inediti di cui 2 classici napoletani che io ho trasformato: Lacrime Napoletane e Cuore Ingrato, famosissime nella storia della canzone napoletana. In Mia Cara Madre, che è la mia versione di Lacrime Napoletane, ho sentito la forza dirompente di questo migrante che scrive alla propria madre la vigilia di Natale, e che esprime questo grande senso di nostalgia per una terra lontana, per un mondo passato e forse anche un tempo vissuto. Quindi ho voluto condividere questa storia con un gruppo di migranti che sono qui in Italia, a Napoli: ho chiesto ad ognuno di loro di scrivere una lettera alla propria madre, e così è nato un canto collettivo su questa canzone, che ha assunto un significato completamente nuovo.

L’altro brano, Cuore Ingrato, è sempre stata cantata a squarciagola da grandi cantanti, scritta da un Calabrese che stava migrando in America: io l’ho cantata in un modo molto intimo e raccolto perché la cosa che mi lega molto alla canzone Napoletana è il grande sentimento, che è fortissimo in tutto questo genere.

Tu hai fatto anche molti progetti crossover tra poesia e scrittura: li porterai sul palco?

Per quando si potrà nuovamente cantare dal vivo e fare spettacoli, sto preparando dei concerti un po’ particolari, che sono un po’ teatro ed un po’ canzone. Mi piace raccontare e condividere con le persone una sorta di atmosfera profonda. Ma a me piace molto sperimentare proprio nella scrittura delle canzoni perché trovo che questa sia una delle cose più misteriose che esistono. Anche perché non ci sono regole, arriva da sé da un certo punto, e questo è il suo fascino.

Nel 2017 hai vinto la targa Tenco come miglior album in dialetto: da dove nasce questo tuo amore per il Napoletano?

Il Napoletano non è neanche un dialetto, è una lingua, ed è la lingua dell’amore e delle passioni. La canzone napoletana è famosa in tutto il mondo ed ha delle origini molto nobili, colta e popolare al contempo. La lingua però ha proprio una ricchezza di vocabolario, soprattutto nelle parole che esprimono stati d’animo, in maniera così chiara e diretta che forse in italiano non si avrebbe lo stesso risultato. Quindi è proprio il modo di esprimersi, la pienezza del linguaggio, che mi affascina. Spesso mi hanno chiesto di tradurle in italiano, ma è un’operazione molto difficile: ci sono profondità che si toccano solo in dialetto.

Comunque in questo disco le canzoni in italiano ci sono (ride)

Secondo te questa profondità manca al panorama musicale di oggi?

Beh sai, i tempi cambiano, la musica si evolve. Considera che io ho fatto un cd, che praticamente già non esistono più. Pensa che l’inventore del CD decise che la durata massima dovesse essere 74 minuti, quindi che potesse contenere un’intera sinfonia: adesso leggevo che l’ascolto medio di una canzone online è 18 secondi, quindi l’attenzione è ormai fugace.

Di conseguenza si ricerca poco la profondità. Non ne faccio una questione etica, non do un giudizio di valore. Certo è anche una sfida misurarsi con questo tipo di diffusione ed ascolto, io forse appartengo ad un’epoca per cui è difficile raccogliere questa sfida … penso al fatto che manchi la capacità di fermarsi un attimo e rallentare il proprio ritmo…beh, qualcosa andrebbe recuperato.

Almeno nell’arte e nella musica.

Quindi, pandemia permettendo, i progetti per il 2021?

Io ho già fissato la data di presentazione di questo disco per il 18 Marzo a Roma all’Auditorium, quindi incrociamo le dita!

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