Capelli rossi, lunghi, barba incolta e baffi e un’attitudine che affonda le sue radici nel blues e nella musica indiana rivisitati in una chiave del tutto personale, tra la psichedelia dei Black Angels e il rock lisergico dei Doors. Ecco chi è Black Snake Moan, all’anagrafe Marco Contestabile che, in meno di due anni di attività e a soli 26 anni, ha collezionato oltre cento date in Italia e in tutta Europa, portando il suo one-man-show all’Eurosonic Noorderslag fino al MIL di Lisbona, al Mama di Parigi allo Sziget e ai nostrani Siren, Indiegeno, Apolide e moltissimi altri. Phantasmagoria, il nuovo album in uscita il 25 ottobre per Teen Sound Records/La Tempesta Dischi International/Freecom è un mantra sonoro in cui luce e ombra si incontrano in un flusso di coscienza onirico e desertico capace di cullare e di trasportare lontano, in un etereo stato di sospensione. Un disco figlio di un’incredibile urgenza creativa, o meglio di una vera e propria ossessione per la ricerca sonora: il risultato è una one-man-band dai tratti unici, nata nella terra etrusca di Tarquinia ma che sembra ispirata dalle sponde del Mississipi e dai vicoli dell’India più remota, dal blues e dallo stoner più viscerali che incontrano, sul palco come su disco, il sitar, la tampura, le chitarre a dodici corde, gli ipnotici tappeti sonori dei synth e la batteria, insieme per incrociarsi in un canto che ha del sacro. Nessuna base, un universo sonoro vivo in cui ogni dettaglio ha un posto e un senso unici.
In attesa delle prossime date live, dopo il release party del 17 ottobre a Roma, lo abbiamo intervistato; buona lettura!
Ciao Marco, arriva il PHANTASMAGORIA TOUR, cosa possiamo aspettarci?
Ciao, PHANTASMAGORIA TOUR sarà un nuovo percorso, molte novità sia per quanto riguarda l’impatto sonoro che per la strumentazione, sarà un live molto intenso.
Ti va di raccontarci la genesi del tuo nuovissimo album?
PHANTASMAGORIA nasce da un insieme di idee, riflessioni e tematiche che sono riuscito a racchiudere in questo concetto esprimendo il forte contrasto tra luce ed ombra; il giorno e la notte hanno descritto ed ispirato il mio percorso creativo portandomi in una dimensione nuova e stimolante.
Il termine PHANTASMAGORIA storicamente nasce come una forma di teatro in Francia nel tardo XVIII secolo; consiste nella proiezione di immagini dipinte su vetro o su una parete tramite una lanterna magica (una cabina chiusa con una candela , la cui luce è filtrata da una lente).
Mi piaceva molto l’idea di creare una visione che provenisse dal buio ma che fosse espressa dalla luce, una forma di narrazione visionaria, complementare ,psichedelica ed arcana.
Per chi non ti conoscesse, come nasce il tuo progetto?
BLACK SNAKE MOAN nasce circa tre anni fa dall’idea di intraprendere un percorso solista ma pieno di elementi vicini ad un una band, una formazione monobanda personale ed originale.
Ho iniziato ad approcciarmi alla musica con il canto, successivamente la batteria ed infine la chitarra, strumento che mi ha portato ad intraprendere una nuova forma di scrittura e composizione fino a portarmi a suonare contemporaneamente tutti gli elementi citati. L’idea è di esprimere tutto ciò che mi rappresenta e che mi descrive, suonare ciò che sono, mi rende libero.
E perché scegliere questo nome?
Ho iniziato a suonare la chitarra grazie al Delta Blues tradizionale anni 30; rimasi affascinato dal mondo misterioso, oscuro e viscerale del Blues primordiale. La voglia di sapere di più sulle origini così antiche, mi ha portato a documentarmi e mi sono perso nel mistero del Blues e dei suoi leggendari protagonisti, riproposti poi negli anni 60 da gruppi come The Doors , Led Zeppelin etc.
BLACK SNAKE MOAN (Il Lamento del Serpente Nero) è il titolo di un famoso brano di BLIND LEMON JEFFERSON che fu una delle figure più importanti ed influenti del primo blues anni 20, mentore del “texas blues” e “spiritual”, fu uno dei primi bluesman della storia e fonte di ispirazione a molti musicisti come Charley Patton, Son House o Robert Johnson o Fred McDowel . Oltre a piacermi molto il titolo del brano, rimasi colpito dal linguaggio di Jefferson, dal suo mondo e da ciò che ha creato il suo mistero, una vera e propria opera di transfer.
Suonerai fra poco – e non per la prima volta – anche in Francia e in Spagna: che approccio trovi nel pubblico non italiano?
Ho molto a cuore il primo live a Parigi, al MAMA Festival, è stato fantastico ed indimenticabile.
Quando suono all’estero ho sempre la sensazione che le cose siano diverse, sembra che il pubblico sia più attento e curioso, non so come spiegarlo, forse sono i che sono diverso, non so dare una risposta così precisa, alla fine è sempre una gioia suonare e stare su un palco, emotivamente percepisco quasi sempre una bella energia da parte del pubblico e mi sento più compreso. Certamente è sempre molto emozionante suonare fuori Italia, sono bellissime occasioni anche per conoscere nuove attitudini e chiaramente, farsi conoscere.
Com’è essere una One man band?
Essere un One Man Band è fare i conti solo con te stesso, nella vita e sul palco, questa cosa mi ha veramente fortificato e stimolato a fare sempre meglio, il monobanda è uno stile di vita, è lo specchio di ciò che sei e lo rifletti non solo nella tua musica ma anche nel viaggio, è una esperienza, molto stimolante.
Il One Man Band è un’attitudine, è una realtà Rock’n’roll, è un concetto, significa non identificarsi in un solo genere, cercare di creare più mondi mantenendo una propria identità stilistica.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Mi piacerebbe moltissimo condividere il palco con i miei artisti preferiti, girare il mondo grazie la mia musica, continuare a scrivere album e vivere di musica in tutte le sue forme.
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Label : TEEN SOUND Records & MISTY LANE MUSIC
Label : La Tempesta
Press : Astarte
Edizioni : Freecom Music
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