I puristi dell’hip hop, quando si nomina la trap, assumono un’espressione di sdegno.
La trap ha distrutto letteralmente il castello culturale e sociale costruito dall’hip hop durante la fine degli anni 80.
Ma cos’è la trap? La trap è un genere musicale derivato dall’hip hop, nato nel primo decennio del 2000.
Adottato da molti “Cloud Rappers” (ovvero artisti che hanno iniziato la loro carriera sulla piattaforma di condivisione musicale “SoundCloud”) per la sua facilità di esecuzione e produzione, si è rivelato uno dei generi pilastri dell’hip hop commerciale.
Quel che attira della trap sono i beat piatti, ripetitivi e oscuri, tematiche che spaziano dalla droga, al sesso, all’analisi introspettiva sulla propria tristezza o sulla propria depressione oltre a flow piatti e mumble rap al loro apice.
Genere che contraddistingue la moderna generazione di ragazzi, ha un seguito enorme proprio tra i giovani, generando milioni di ascolti nelle piattaforme streaming principali.
Ma ci sono artisti, sia internazionali che italiani, in grado di prendere il genere e cercare di usarlo per dare dei messaggi sociali molto forti.
In Italia, questo compito spetta a Ghali, rapper italiano di origini tunisine.
In Italia la trap, associata ad artisti come la Dark Polo Gang (rendendo il genere una cosa prevalentemente per divertimento giovanile) Ghali risalta, e riesce ad usare questa tipologia di musica come strumento per comunicare qualcosa.
Prendendo spunto dalla sua vita (per niente facile e con un passato molto doloroso), Ghali ha riversato, quanto possibile, tutto sé stesso nelle sue canzoni.
Il suo impegno per i giovani e per la comunità si vede non solo musicalmente parlando, ma anche nelle sue interviste, nei social, rimanendo sempre quanto più possibile cristallino, sincero e fedele alla sua natura, cercando di aiutare quanto più possibile i più bisognosi.
I suoi testi, apparentemente senza significato, nascondono in realtà tante storie e tanti insegnamenti diversi, e moltissime critiche alla società contemporanea, dalla politica alla chiusura mentale.
Oltre ad essere un rapper, è anche fondatore della Sto Records, etichetta discografica indipendente, che contiene, nel suo roster, Capo Plaza, Johnny Marsiglia e Big Joe.
Fondatore anche di Sto Magazine, webzine dedicata alla musica urban e alla scena hip hop italiana e internazionale.
Il suo album “Album” è un misto tra trap, pop rap e Hip Hop tradizionale, cercando di abbracciare quante più fette di ascoltatori possibili.
A differenza di molti rapper italiani moderni e commerciali, Ghali dimostra l’essere in grado di usare la propria voce senza ausilio di autotune e di riuscire a scrivere rime intere chiudendole senza problemi.
Esempio lampante è la settima traccia del suo album di esordio: “Ora d’aria”, traccia da un significato profondo, getta numerose critiche alla società moderna.
Temi come il razzismo, la differenza tra cultura e religioni diverse, l’ignoranza, le dipendenze giovanili, generazioni sempre più allo sbando, vengono affrontati con rime ben strutturate e parole molto taglienti.
Ed è questo ciò che Ghali, infine, cerca di dare agli altri: dei temi su cui riflettere, aprire la mente di chi lo ascolta, cercando di rimanere bilanciato e non finire sul troppo serio o sul troppo scherzoso.
La critica più grande arriva dal brano “Cara Italia”, che descrive una situazione italiana che lo tocca particolarmente.
In un periodo particolare in cui il tema dell’immigrazione e dell’integrazione culturale è quasi un tabù a senso unico, Ghali critica il sistema attuale, intriso di odio e di razzismo.
Inoltre afferma apertamente di esser felice di fare musica diretta ai più giovani, proprio per cercare di far capire loro che l’integrazione sia quantomeno necessaria.
Questi sono solo piccoli esempi del “buonsenso” di Ghali, che si discosta dalla massa trap classica, composta da sesso, droga e divertimento sfrenato, e che si pone in un contesto molto più importante, un contesto che in Italia, musicalmente parlando, serve.
Solo il futuro ci può dire cosa ci riserva Ghali, sperando che diventi un nuovo pilastro dell’alternative Hip Hop italiano.
Concludo citando un intervista a Darryl “DMC” McDaniels: “Abbiamo bisogno di gruppi che abbiano il look dei Migos, ma che rappino come i De La Soul, abbiamo bisogno di un tizio che somigli a Lil Wayne ma che parli come KRS-One”.
Sarà grazie ad artisti come Ghali, un ragazzo di strada, con mode giovanili, ma con dei richiami agli artisti passati e alla critica sociale, che l’hip hop italiano inizierà finalmente ad avere ancora più qualità?

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