Gentile ci aiuta a scoprire “Che male c’è” a star bene da soli

di Alessia Andreon

Il cantautore pugliese Pasquale Gentile, in arte GENTILE, ha recentemente pubblicato il suo terzo singolo: “Che male c’è”.

Il brano mescola sapientemente sonorità rock e cantautorato, trattando un tema delicato e profondo come quello della solitudine.

Un flusso di coscienza intimo e personale, rappresentato nel videoclip da un dipinto, che esprime il senso della solitudine, grazie anche al caratteristico stile del pittore Daniele Lazazzera che impulsivo, surreale ed astratto, dà forma e colori al sentimento di GENTILE.

All’arrangiamento del brano hanno collaborato musicisti affermati come Mattia Tedesco, già chitarrista di Vasco Rossi e Achille Lauro, e Davide “Dado” Neri, bassista tra gli altri di Piero Pelù, Gianna Nannini e Giuseppe Sangiorgio alla batteria.

INTERVISTA:

Ciao Pasquale, benvenuto su Inside Music, oggi chiacchiereremo un po’ sul tuo ultimo singolo.

“CHE MALE C’È” racconta la consapevolezza o l’accettazione del fatto che non sempre un periodo di solitudine sia per forza negativo, giusto?

Nella maggior parte dei casi lo viviamo come un momento doloroso, perché la solitudine, diciamocelo, non piace mai a nessuno; però, a volte, ci permette di indagare in noi, di cercare delle risposte o capire meglio quali sono i nostri veri bisogni inconsci.

Direi che questa ricerca ci avvicina alla vera essenza di noi stessi. D’altronde in questi due anni siamo stati quasi tutti costretti alla solitudine.

Sono una persona abbastanza solitaria già di mio ma, a volte, la solitudine ha bussato alla porta della mia casa, l’ho accolta e da questo abbracciarla è venuta fuori questa canzone.

Il brano, infatti, è una riflessione sulla solitudine che ha anche dei risvolti positivi perché mi ha aiutato ad essere me stesso fino in fondo.

Tu pensi che ci sia davvero un “perché” se una persona si ritrova sola, così come recita nel testo della canzone?

Secondo me sì. Io credo che tutto ciò che ci capita nella vita sia collegato a un insegnamento che una forza superiore vuole inviarci.

La condizione di solitudine è, per me, una conseguenza del non stimarci abbastanza.

Se non si ha stima e non si impara ad amare se stessi, inevitabilmente, è facile ritrovarsi da soli perché non riuscendo a stare bene con noi stessi non possiamo stare bene con nessun altro.

Queste due cose ritengo siano strettamente connesse: è un insegnamento che l’universo ci vuole dare, mettendoci alla prova ogni giorno e facendoci vivere diverse situazioni, tra cui anche la solitudine.

Pian piano, nella canzone, trovi i pregi della solitudine e contemporaneamente le linee bianche e nere del quadro prendono colore… come simbolo di rinascita o di una nuova consapevolezza: che la solitudine ci aiuta a crescere!

Dal mio punto di vista, la solitudine è un nuovo orizzonte che si apre ma è, allo stesso tempo, un messaggio di libertà a tutti gli effetti. Bisogna imparare ad accettarsi e ad amarsi per poter aprire il proprio cuore al mondo e accogliere ciò che è destinato a noi e che la vita ci porterà.

Una delle cose che la solitudine ci insegna è accogliere la vita ed infatti è un sentimento inevitabile e, prima o poi, tutti dobbiamo farci i conti.

Capita a tutti di rifiutare di affrontare la fase dell’abbandono: io stesso mi sono ritrovato a vivere/subire situazioni in cui non stavo bene, che erano dettate dal rifiuto di vivere la solitudine.

Se ci pensiamo razionalmente, la solitudine serve a capire anche quello di cui abbiamo bisogno e quello di cui possiamo fare a meno.

Nel brano c’è anche una grande ricerca nelle sonorità e una band di tutto rispetto. Come vi siete incontrati?

Devo essere sincero: è stato un incontro voluto dal caso, perché ho deciso di registrare l’album nel mio paese, Acquaviva, in un piccolo studio che dei miei amici hanno aperto da qualche anno. 

Essendo dei fonici, girando per concerti e tournée avevano avuto occasione di lavorare e conoscere i grandi musicisti che poi hanno accettato di partecipare a questo progetto.

Ho avuto così il piacere di ospitarli in Puglia per qualche giorno e abbiamo lavorato sulle mie canzoni.

Grazie a questa collaborazione siamo riusciti a tirar fuori anche un sound particolare, a metà tra gli anni ’90 e sonorità più attuali, che è stata fortemente voluta per “riesumare” dei suoni veri di chitarra… come si faceva vent’anni fa, ma attualizzandoli. Direi che è stato un mix ben riuscito!

Come ultimissima domanda vorrei chiederti quanto è stato difficile emergere come cantautore?

Sono un cantautore indipendente ed emergente, quindi ho tutti i difetti!

Per fortuna, in questo momento, c’è tanta offerta musicale e io credo che tutti quanti stiano avendo la possibilità di esprimersi. 

L’unica nota negativa è che, a tanta offerta, corrisponde anche una maggiore difficoltà nell’emergere.

Io ci sto provando innanzitutto perché è la mia grande passione e se un domani questa passione potesse trasformarsi in un lavoro vero e proprio sarebbe il top!

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Che male c’è – GENTILE
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