Galeffi è il cantautore più chiacchierato del momento, attivo sulla scena musicale romana da meno di un anno. Si nutre di calcio, cinema e Beatles. Inizia scrivendo canzoni in inglese, poi si tuffa sulla lingua italiana e ci prende gusto.
Il tour estivo, che passerà anche dallo Sziget Festival di Budapest il 13 agosto, farà tappa nella sua Roma martedì 3 luglio a Villa Ada. In apertura MOX e Diamine.
Dentro “Scudetto”, il disco d’esordio uscito ufficialmente il 24 novembre per Maciste Dischi, edito da Warner Chappel e distribuito da Artist First, troviamo canzoni sfacciate e pop, elegantemente intrise di vita quotidiana, di amori totali e rimandi letterari. Galeffi si fa cantare e ricordare, grazie ad una scrittura catchy ma dalle mille sfumature sonore, in un mondo a tratti surreale, governato da tazze di te, occhiaie, orologi, caffettiere, baci rubati, polistirolo e calciatori.
Ciao Marco, partiamo dal tuo nuovo singolo – “Uffa” – in cui canti: “Con te avrei vinto il campionato”. Senti di averlo vinto il tuo personale “Scudetto” in musica?
Beh ancora no, diciamo che in musica sono appena passato dalla Serie B alla Serie A. È stato un anno pieno di soddisfazioni, le cose stanno andando bene, io resto abbastanza tranquillo, magari mi fomento più a pensare che a breve usciranno delle canzoni nuove, a mio parere più belle di quelle vecchie. A brevissimo potrebbe uscire un singoletto per l’estate, poi sicuramente in autunno arriveranno altre canzoni, non so se sotto forma di un EP o pubblicati uno alla volta.
Hai pubblicato il tuo disco d’esordio nello stesso giorno in cui è uscito “Possibili scenari” del tuo idolo Cesare Cremonini. Pura casualità o scelta fortemente voluta?
Scelta voluta e non casuale, avevamo intenzione di farlo uscire più tardi, ma una volta scoperto che anche Cesare avrebbe pubblicato uscire il suo disco a fine novembre abbiamo deciso di anticiparne l’uscita affinché fossero pubblicati nello stesso giorno. Tra l’altro è anche lo stessa data d’uscita dell’ultimo album di Noel Gallagher, quindi combaciavano più elementi e abbiamo fatto questa scelta volutamente.
L’ultima traccia di “Scudetto” si intitola “Tottigol”, infatti sei un tifoso sfegatato della Roma. Quanto avrebbe fatto comodo “Er Pupone” a questa Nazionale?
Direi che farebbe comodo a tutti, quell’Italia di Ventura era una squadra abbastanza “boh”, quindi sicuramente Totti avrebbe tolto quel “boh” e l’avrebbe aiutato quantomeno a qualificarsi per il Mondiale, poi il pallone è strano.
Oltre al calcio e alla musica, tra le tue passioni c’è anche il cinema. Se “Occhiaie” fosse un film quale sarebbe? E “Camilla”, invece, quale attrice sarebbe?
Bella domanda! “Camilla” potrebbe essere Audrey Tautou, attrice che interpreta Amélie in “Il favoloso mondo di Amèlie”, mentre “Occhiaie” potrebbe essere “The Dreamers – I sognatori” del regista italiano Bernardo Bertolucci.
Il britpop è il genere al quale fai maggiormente riferimento, ma tra le tue influenze ci sono certamente anche i Beatles. Chi preferisci tra i Fab Four e gli Oasis?
I Beatles tutta la vita! Non me ne vogliamo gli i fratello Gallagher, ma i quattro ragazzi di Liverpool vincono questa sfida tre a zero.
Qualche anno fa partecipasti a “The voice of Italy”. Chi era Marco prima di diventare Galeffi? E cosa ne pensi di un format come quello dei talent?
Credo che quelli fossero altri tempo, ho partecipato a “The Voice” all’età di soli vent’anni, ormai ne sono passati sei ed in questo periodo le cose in Italia sono cambiate parecchio a livello musicale. Quando scelsi di prendere parte al format non ero ancora abbastanza matura per saper dire di no perché a quell’età non si ha esperienza e troppa fiducia nel futuro e magari si vuole anche sbagliare. Inoltre, la musica nel nostro paese era morta fino a due anni fa, quindi bene o male il talent poteva rappresentare una sorta di pseudo possibilità in più. Suonavo già da diversi anni, ma non si muoveva nulla e non c’era la speranza che c’è oggi.
Adesso, invece, sei uno dei più importanti esponenti della scena indipendente romana ed italiana. Per quale motivo l’indie sta venendo alla ribalta in questo momento storico?
Ti dico la verità, il motivo preciso non lo so. Secondo me il motivo principale è che sono uscite tante belle canzoni ed i grandi della musica hanno un po’ smesso di scrivere brani di alto livello, magari perché hanno la cosiddetta pancia piena. Inoltre, ci sono una serie di fortunate combinazioni astrali, antropologiche e sociali che, insieme alle belle canzoni, hanno permesso la nascita di questo movimento che parla soprattutto ai giovani dai sedici ai trent’anni. Potrebbe trattarsi di una musica di tipo generazionale, magari lo capiremo più avanti.
Hai esordito sul palco del Primo Maggio a Roma. Raccontaci che tipo di esperienza è stata. Prenderesti nuovamente parte al cast del Concertone?
Sì, parteciperei volentieri nuovamente a questo splendido evento, è stata un’esperienza assurda che ho realizzato solamente qualche giorno dopo, lì non ti rendi conto di ciò che accade tra esibizione, mille interviste e magari alla fine te ne vai pure ubriaco. Quando poi ho realizzato mi sono detto: “Cavolo, ho fatto uscire il disco sei mesi fa e canto al Primo Maggio a piazza San Giovanni!”.
Quest’inverno hai suonato a Parigi e Londra, ad agosto ti esibirai allo Sziget Festival di Budapest. Ti saresti mai aspettato che la tua musica sarebbe arrivata anche all’estero?
Ovviamente no, a Parigi è stato incredibile perché il locale era stracolmo di gente che cantava a memoria tutte le mie canzoni e ci sono quasi rimasto male.
Martedì 3 luglio ti esibirai per la prima volta a Villa Ada, prestigiosa location nella tua amata Roma. Che messaggio vuoi inviare ai tuoi fan per invitarli al concerto?
Manca poco, torno finalmente a fare un concerto a Roma dopo piazza San Giovanni e sono molto in ansia perché verranno a vedermi tutti i familiari, racconto loro che fino ad ora sta andando tutto bene, c’è tanta gente che viene ai concerti, poi magari scaramanticamente penso: “Vengono e mi portano sfiga, mi andrà tutto male, non verrà nessuno a sentirmi, canterò male e cadrò anche dal palco”. Quando le cose vanno fin troppo bene, si ha sempre paura che accada qualcosa di negativo a breve, però ci tengo a precisare che si tratta di scaramanzia, non è niente di razionale.
Intervista a cura di Lorenzo Scuotto

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