Il giovedì – lo sappiamo – è il giorno più indipendente della settimana, non è ancora week end ma iniziamo già a risentire della settimana di lavoro, e in questo limbo di indecisione esistenziale noi vi proponiamo come sempre l’artista della settimana, più o meno noto, per alleggerire il peso dei giorni trascorsi e introdurre al groove della sua fine.
Ospite del giorno è Gabriella Martinelli, artista pugliese adottata dalla capitale, giunta al suo secondo disco in uscita domani, 20 aprile, “La pancia è un cervello col buco”, che vi abbiamo già proposto con una recensione e vi consigliamo all’ascolto, soprattutto dopo aver chiacchierato con la sua mente, quella “senza buco” che ne ha scritto i testi, e quella “col buco” che ne ha realizzato il sound.
Ciao Gabriella, domanda introduttiva che accomuna tutti voi ospiti: cos’è l’INDIE e cosa si mantiene ancora indipendente?
Ciao Fabiana, grazie per l’invito. Secondo me l’indie nell’accezione più pura è proprio chi fa musica da sè, autoproducendosela. Musica indipendente vorrebbe dover dire che non è legata necessariamente a delle convenzioni o al suono del momento, ovviamente non è sempre così. Adesso il termine si abbraccia ad un filone più ampio. Posso citarti gli Afterhours ad esempio, loro sono il prototipo dell’indipendenza, hanno fatto da sempre ciò in cui credevano fortemente, ciò in cui erano più forti e lo hanno fatto con le proprie forze, con la squadra che hanno scelto, da indipendenti appunto.
Cos’è indipendente invece secondo me, ormai solo il “coraggio”, la forza di andare avanti contro tutti. Mi tocca risponderti in modo più onirico, perchè se dovessi risponderti in maniera più concreta con un oggetto o una personalità indipendente ai giorni nostri, mi verrebbe proprio difficile.
Domani 20 aprile uscirà il tuo secondo album: “La pancia è un cervello col buco” – da noi anche recensito. Sono otto brani in cui descrivi l’essere donna in tutte le sue sfaccettature. Quanto pensi possa essere davvero indipendente la donna nel 2018?
Per fortuna abbiamo fatto tanti passi in avanti, anzi ti direi che il mondo è nelle mani della donna. La donna veramente in qualche modo fa la differenza in coraggio – proprio quello di cui ti parlavo prima – sebbene ci siano tante difficoltà perchè viviamo in un mondo maschilista. È un disco che – come dicevi tu – sicuramente abbraccia diverse sfaccettature del mondo femminile, però ho scelto otto personaggi femminili per raccontare otto storie, che non sono semplicemente storie di donne, ne usano il corpo per descrivere storie in un senso più ampio, anche maschili.
Ti va di parlarci della genesi di questo album?
Questo disco nasce dall’esigenza forte di raccontarmi ora. È un album che si allontana molto dal mio precedente lavoro, è interamente registrato in presa diretta, dal suono minimale e cross over, perché comunque spazia da un’atmosfera ad un’altra ed è nato in un anno e mezzo di lavoro, raccogliendo un po’ dai miei appunti quello che ruotava attorno a me. Nasce dalla mia pancia, dall’istinto di sentire sensazioni di un certo tipo, ora e in quel modo lì. La mia è una pancia di deliri e quindi da lì vengono fuori personaggi deliranti come Erika, Casimira che rappresenta la fantasia con le sembianze di morbidezza. La fantasia è un viaggio nella leggerezza.
Parlavamo proprio della scelta di registrare l’album in presa diretta come nasce questa idea oggigiorno rivoluzionaria, volevi un album che avesse un’anima?
Bravissima, che avesse un’anima e soprattutto l’anima live. Il live è la realtà in cui mi ritrovo di più. A me piace suonare, questo è un disco che voglio portare in giro il più possibile e nella sua registrazione ho cercato di ricreare una idea che si avvicinasse quanto più possibile a quello che poi avrei fatto sul palco. Un altro motivo di questa scelta è che non volevo un album composto, quadrato, schematico, lo volevo sincero, rappresentativo.
“La pancia è un cervello col buco” è anche la title track dell’album. Erica,che lotta tra il senso di fame e la sua repressione indotta da dogmi societari. Possiamo collocare come la pancia la sede dell’istinto e la sua naturale lotta con la razionalità. In Gabriella tra istinto e razionalità, chi vince?
In Gabry vince la pancia, sempre. Io sono un vero caos da questo punto di vista, fanno continuamente a cazzotti il mio “cervello col buco”, cioè la pancia, e il mio “cervello senza buco” che rimprovera la prima. Erica – che hai citato – combatte con la sua anoressia che non è solo la malattia del cibo ma lo è nei confronti della vita. Lei vorrebbe osare ma non osa, e io sono il suo grillo parlante e le strillo “ma tu sei veramente convinta che la padrona sia la mente, sei proprio convinta che debba farti tutte ste paranoie? Vivi e goditela!”
Tra tutte le varie donne la mia preferita è Giulia. Chi ti ha ispirato ciò?
Ahhh, questa è una novità, generalmente ci si affeziona a Casimira o Erika. Lo sai che ti dico? Che sono proprio contenta perchè io ci sono affezionata a Giulia. Sono stata ispirata – per la sua storia – da una mia amica, poi dopo ho spaziato. Con lei ho voluto un po’ raccontare quell’aspetto della società che si chiude un po’ nell’apatia e cerca continuamente la chiave per uscire dal buio, in un periodo in cui si corre super veloce e ci si dimentica il valore dell’abbraccio
Sei stata collocata in questa rubrica sull’indipendenza perchè – nonostante tutti i deliri di cui ci hai accennato – il disco a mio avviso è molto maturo, deciso e nasconde un ricco background musicale. A chi ti sei ispirata?
Beh, io ho i miei guru di sempre: Lucio Dalla, che è il mio maestro di ascolti, poi Ivano Fossati, Bruce Springsteen, sono i miei riferimenti costanti, però sono una curiosa e vado a ricercare anche in mondi più lontani da me. L’ottava traccia ha un sound più jazz, nonostante io non faccia jazz, e nasce da una contaminazione di ascolti e di confronti con artisti che fanno altro, volendo anche andare oltre quello che mi appartiene.
Adesso ti lascio con un gioco che facciamo sempre alla fine: se dovessi mandare un messaggio ad un tuo collega indipendente, chi sarebbe e cosa gli diresti?
Mamma mia, difficilissimo perchè non ne ho solo uno. Posso dirtene due dai? Allora Cristina Donà, io la trovo una straordinaria artista indipendente e coraggiosa, a proposito di quello che ci siamo detti all’inizio di questa chiacchierata. La stimo e sarebbe meraviglioso riuscire a fare qualcosa insieme. L’altro nome è Manuel Agnelli, per quanto possa ancora riferirsi indipendente, per me è stato un riferimento sotto questo punto di vista. Sarebbe bellissimo poter scrivere qualcosa insieme con entrambi.
A cura di Fabiana Criscuolo
