Attrice poliedrica, donna bella e forte, artista impegnata e coraggiosa, oggi è l’anniversario della morte di una delle personalità di spicco del mondo femminile italiano: Franca Rame
LE ORIGINI: TRA BURATTINI E GIROVAGHI
Franca nasce nel 1929 ed è figlia d’arte, i suoi genitori erano attori di teatro e il suo esordio avvenne appena neonata negli spettacoli della compagnia di giro della famiglia che vantava una tradizione teatrale risalente al 1600. La sua famiglia si cimentava in un teatro “all’improvvisa” girando con un teatrino di legno per i piccoli comuni del Nord Italia, raccogliendo fatti del luogo e riproducendoli sulla scena. La famiglia Rame era una famiglia impegnata, spesso, gli incassi delle serate venivano devoluti a società operaie o per contribuire alla costruzione di scuole o di qualcosa che fosse utile alla società. Franca respira fin da subito un’aria rivoluzionaria e attenta alle esigenze dei più deboli.
Nella compagnia di famiglia Franca acquisisce una forte esperienza di palco e la consapevolezza che il teatro non è un divertimento ma un vero e proprio lavoro di artigianato (idea che, ahimè, ancora oggi non è chiara ai più).
<<Si lavorava tutte le sere, 363 giorni l’anno. Si riposava solo il venerdì santo, e il 2 dei morti, a novembre. O se c’era il funerale di un defunto importante del paese: il prefetto, il podestà, il dottore, il prete, il farmacista. La domenica, la compagnia si divideva in due equipe che mettevano in scena testi diversi in luoghi diversi. Si arrivava così a realizzare 4 spettacoli>>.
Nel 1950, la giovane Franca decide di percorrere la propria strada da sola e, insieme alla sorella Pia, lascia la famiglia e viene scritturata dalla compagnia primaria di Pino Scotti debuttando con la commedia: “Ghe pensi mi” di Marcello Marchesi al Teatro Olimpia di Milano.
AMORE E ARTE
Nel 1951 fa la conoscenza di una delle persone più importanti della sua vita: il futuro marito Dario Fo con il quale si unirà in matrimonio nel 1954 nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Il 31 marzo 1955 nascerà il figlio della coppia: Jacopo. Dopo varie tournée con il marito (tra le quali ricordiamo: “Il dito nell’occhio”, spettacolo vittima di censura), la coppia si stabilisce definitivamente a Roma per cimentarsi anche nel cinema (“Lo Svitato” per la regia di Carlo Lizzani è sempre del 1956).
Negli anni successivi, Franca si cimenta in vari film come: “Amarti è il mio destino”, “Caporale di giornata”, “Rascel- Fifì” e “La zia d’America va a sciare”. Debutta in varie produzioni teatrali al Teatro Arlecchino e al Teatro Olimpia (“Tutto il mondo ride” e “Non andartene in giro tutta nuda”) finché, nel 1958, decide di rientrare con il marito a Milano e fondare la compagnia: “Dario Fo – Franca Rame” dove Franca avrà il ruolo di prima attrice e di amministratrice di compagnia. Ad aiutarli la sorella di Franca, Pia, ed Enrico Rame e Fulvio Fo per quanto riguarda l’organizzazione. Ancora una volta un’impresa a “conduzione familiare” come nella miglior tradizione della famiglia Rame.
Dalla compagnia scaturiscono le principali produzioni della coppia Fo-Rame ancora oggi rappresentate in tutta Europa: “Non tutti i ladri vengono per nuocere”, “Gli imbianchini non hanno ricordi”, “Quando sarai povero sarai re”, “La Marcolfa”, “Un morto da vendere”, “Aveva due pistole con gli occhi bianchi e neri”.
Nel 1962, insieme con Dario, conduce “Canzonissima” e, per la prima volta in televisione, fa capolino la satira sociale con tematiche affrontate quali le morti bianche o la mafia che costano alla coppia minacce di morte e la sostituzione alla conduzione del programma nonostante il successo di pubblico. Per 16 anni la coppia sarà esclusa da programmi radiofonici e televisivi.
UNA NUOVA IDEA DI TEATRO
La grande popolarità dei due attori porta la compagnia a tournée non solo italiane ma anche estere ed è qui che, entrambi, maturano una nuova idea di teatro, lontano dai circuiti ufficiali. Dopo la definitiva rottura con l’ETI (Ente Teatrale Italiano) Dario e Franca fondano l’associazione “Nuova Scena”, un collettivo teatrale indipendente composto da più di trenta tra attori, attrici e tecnici volto a portare il teatro in location completamente nuove e più popolari come case del popolo, palazzetti dello sport, cinema, bocciodromi.
L’idea è quella di far conoscere il teatro a chi, normalmente, non ci si avvicina. Per questo anche le tematiche sono diverse: storie di gente comune che, vedendosi raccontare in scena, si sente maggiormente considerata e ha un approccio alla realtà aiutato dall’informazione che diventa ironica e grottesca. La nascita di un nuovo gruppo teatrale denominato: “La Comune” porta con sé un teatro di denuncia anche abbastanza feroce con testi come: “morte accidentale di un anarchico” e “Non si paga, non si paga”.
LO STUPRO
Nel marzo 1973 Franca viene sequestrata, seviziata e stuprata da cinque uomini. Il motivo sono le sue idee politiche “rosse” estreme e mai nascoste che disturbano una fascia a sua volta di estrema destra. La vendetta non avviene con uno scontro verbale o sui giornali ma approfittando del fatto che, prima di tutto, Franca è una donna ed essendo donna, deve essere colpita nel modo più terribile e vigliacco che esista. Franca non racconterà subito l’accaduto, le ci vorranno due anni per superarlo e per scrivere un monologo intriso di verità e crudezza, di una realtà lucida e, allo stesso tempo, inquietante. Inizialmente dirà di essersi ispirata alle vicende di un’altra donna poi rivelerà che è lei la protagonista del monologo.
Il testo verrà inserito nello spettacolo: “Tutta casa, letto e chiesa” una denuncia delle condizioni della donna dell’epoca. (Attualissimo ancora oggi). Franca è stata una delle prime a parlare di sesso e di stupri, a difendere la donna in quanto essere umano in una società ancora maschilista e arretrata. La sua è stata una violenza punitiva anche per vendicarsi delle idee di suo marito. Franca ne ha fatto le spese e, a testa alta, ha denunciato l’accaduto. I colpevoli però non verranno mai catturati finché il processo non cadrà in prescrizione. Indagini postume rivelano che, all’epoca, ci fossero connivenze degli stupratori addirittura con le forze dell’ordine. Il monologo, infatti, si sviluppa secondo un interrogatorio fatto ad una ragazza che ha appena subito lo stupro facendola passare non da vittima, come dovrebbe essere ma, quasi da provocatrice dell’atto, protagonista della frase che troppe volte abbiamo sentito pronunciare: “se l’è cercata”.
<<Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male… nel senso che mi sento svenire… non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo… per l’umiliazione, per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello, per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido…
Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani.>>
Franca, a differenza della sua protagonista, trova il coraggio di raccontare, dimostrando che le parole e l’arte sono più forti di chi vuol farti sentire inferiore.
FRANCA RAME: UNA DONNA CORAGGIOSA
Nel 1980 Franca e Dario fondano la libera università di Alcatraz a Gubbio, realtà ancora oggi gestita dal figlio Jacopo, un centro culturale unico in Italia in cui case rurali tardo medievali vengono trasformate in abitazioni con servizi e dove vengono organizzati corsi di ogni genere: dal teatro allo yoga, dalle arti marziali alla musica.
Quello che avviene in seguito è storia, l’impegno politico sempre in prima linea, l’attenzione alla causa femminile, l’elezione a senatrice, la candidatura come Presidente della Repubblica con 24 voti a favore, le frasi famose come: “per supportare la pace ci vuole molto più coraggio che affrontare una guerra!”, la laurea Honoris Causa all’Università del Vermont, la morte avvenuta a Milano, la bellissima cerimonia funebre.
Per tante cose potremmo ricordarla, in tanti modi potremmo descriverla, criticare o elogiare i suoi pensieri, il suo essere libera e senza peli sulla lingua ma solo una cosa la contraddistingue: il suo essere sensibile artista e l’amore per il suo uomo. Franca è una donna grande che ha lasciato il segno ma resta una donna normale, innamorata, delicata, semplice. Per questo mi piace chiudere con un testo interpretato da Mina nel 1962 ma scritto da Dario Fo e dedicato alla sua donna per l’ultimo viaggio.
<<Stringimi forte i polsi
dentro le mani tue
e ascolta ad occhi chiusi
questa è la mia canzone.
Prego raccogli l’amore, ti prego
per un sorriso, se vuoi, te la cedo
Stringimi forte i polsi
dentro le mani tue
ed anche a occhi chiusi
se tu mi vuoi bene saprò.
Sì, sì, lo so, non è un granchè
la canzone che ti voglio regalare
ma è stata lei che ha scelto me
nell’istante che ti stavo a guardar
come un vento che prima non c’è
d’improvviso l’ho sentita arrivar
nel momento che sorridevi a me
forse un disco s’è messo a suonar.
Prego raccogli l’amore, ti prego
per un sorriso, se vuoi, te la cedo
Stringimi forte i polsi
dentro le mani tue
ed anche a occhi chiusi
se tu mi vuoi bene saprò.>>

33 anni, attrice e non solo… è attratta da tutto ciò che è cultura, da sempre appassionata di letteratura e di musica è nomade di natura e, per lavoro, vive tra Roma, le Marche e il Veneto, dopo una laurea specialistica in Lettere ha scelto di tuffarsi nel mondo del teatro affiancandoci la scrittura.