Crudo, scuro, inquieto, euforico: Sethu è un misterioso animale notturno che con la musica racconta la sua generazione che vive tra incertezze, ansie e paure per il futuro. Ragazzi stanchi, abbandonati ai ritmi della provincia e della noia e che combattono spesso per la loro sanità mentale.
Nella musica di Sethu rabbia, tristezza ed euforia si mischiano e si alternano, passando da momenti intimi e introspettivi a passaggi frenetici e caotici. Un mood “schizofrenico” che non ha bisogno di essere etichettato in un genere preciso, convergendo in uno stile meticcio figlio da una parte del rap e del metal fino alle ultime contaminazioni con il pop e l’urban.
INTERVISTA A SETHU
Raccontaci un po’ di “Cause Perse”, brano che porterai a Sanremo tra qualche giorno
Assolutamente! È un singolo nato un anno e mezzo fa, partendo proprio dal significato dell’espressione “Causa Persa“. È un pezzo autobiografico che parla sì di sbagli e fallimenti, ma anche di rivalsa, perché a volte durante il tuo percorso puoi sentirti da solo, ma quando trovi persone che credono in te e credono nella tua stessa cosa (come nel mio caso mio fratello), tutto questo svanisce e vai avanti verso i tuoi obiettivi facendo ciò che ti rende felice.
“Cause Perse” è anche il titolo dell’EP. Ci spieghi un po’ il concept e il significato della copertina?
L’ho pensato con la fotografa Claudia Campoli, ed è un concept che rimanda a San Sebastiano, un’iconografia cristiana. Io tengo in mano questo bersaglio, ma nessuna freccia colpisce il bersaglio, arrivano tutte a me. È un po’ una metafora grafica dell’essere una “Causa Persa“, del fallimento e del “non centri un colpo, le sbagli tutte“.
Il brano di Sanremo è prodotto da Jiz, tuo fratello. Non è la prima volta che lavorate insieme, quindi quali sono secondo te i pro e i contro nel lavorare con una persona così stretta come il proprio fratello?
Essendo fratelli gemelli abbiamo condiviso tutto della vita. Noi due siamo legatissimi e anche la musica l’abbiamo sempre vissuta assieme: lui in quanto produttore e io come cantante. Il pro è che ti vivi le cose con intesa e telepatia, perché per certi versi è come trovarsi a lavorare con il tuo riflesso. Con la stessa intensità con la quale vivi i bei momenti, anche quelli più brutti e di sconforto te li vivi senza quel “distacco professionale” che generalmente hai con altre persone; ma nonostante ciò va comunque bene così, per fortuna siamo molto uniti e non litighiamo quasi mai.
Che effetto ti fa essere quest’anno sul palco di Sanremo e un anno fa vederlo a casa tua a poca distanza dalla città, essendo tu di Savona?
È spiazzante! Ci ho messo tanto per metabolizzare il fatto di essere passato da Sanremo Giovani a uno dei partecipanti tra i Big. Adesso sono più nel modo “ci siamo, andiamo e diamo il meglio“, ma è incredibile… Non so se ricapiterà mai più (spero di sì), ma a prescindere è un’esperienza che mi resta e che potrò raccontare per il resto della mia vita.
C’è stato un periodo in cui i giovani il Festival di Sanremo non lo volevano nemmeno sentire nominare, adesso è come se ci fosse quasi una corsa al Festival. Cosa è cambiato secondo te?
Secondo me negli ultimi anni gli autori e la direzione hanno fatto un grande lavoro per avvicinarsi ai giovani, sia con il cast che poi con altre dinamiche. Ad oggi, tra i partecipanti c’è tanta varietà musicale: nomi che rappresentano il passato, il presente e il futuro. Parallelamente, anche il Fanta Sanremo ha attirato un sacco di giovani, ed è una dinamica che unisce molto.
Nella serata dei duetti canterai una canzone dei Baustelle con i Bnkr44. Da dove scaturisce questa scelta? Ti senti particolarmente legato al brano “Charlie fa surf“?
Sì, io ho prima scelto il brano e poi il duettante perché volevo un brano movimentato e d’impatto, e questo è il brano perfetto e in linea con il mio percorso, con un testo forte e che dice cose non scontate da portare su un palco come quello di Sanremo. È un brano che ricordo fin da quando ero piccolo perché lo mandavano in rotazione su MTV, e mi riporta quindi anche a dei ricordi del passato. Con i Bnkr44 lo abbiamo riarrangiato e vogliamo essere la nuova generazione che omaggia la vecchia ma con un brano che parla anche del presente.
Sulle tue mani è inevitabile notare il tatuaggio “Né con te, né senza di te”. Cosa vuol dire?
È un tatuaggio che riprende la frase di Ovidio “Non posso vivere né con te né senza di te”. Non è dedicato a nessuno in particolare se non a me stesso e al rapporto che ho con la mia musica e i miei sogni. Io sono uno che si critica molto, ma al contempo la musica mi aiuta ed è il mio sogno. A volte mi pesa anche tanto, perché confrontandomi sempre con me stesso è quasi una battaglia. È un po’ il mio modo per esprimere la mia passione/maledizione nei confronti della musica.
La Liguria è da sempre stata uno dei luoghi principali della scena musicale italiana, dalla scuola genovese con De Andrè e Tenco alla Drilliguria oggi con Tedua, Bresh e Izi. Quanto ti senti influenzato da questa scuola del passato e quanto ti auguri possa influenzare artisti futuri?
Tanto, perché credo che chi fa musica in Liguria volente o nolente ha quella vena di “lamentosità“, il grigio, il mare… Mi hanno influenzato tantissimo, la penna ligure è importante come bagaglio, e anche se siamo tutti diversi (io sono diverso dalla Drilliguria che è a sua volta diversa da De Andrè) c’è un filo che ci unisce tutti nella “presa a male ligure“.
Tu nasci come artista rap/punk, ma ultimamente stai esplorando anche il mondo più pop. C’è un genere musicale che senti più vicino a te?
Secondo me nella nostra generazione è ormai difficile catalogare le cose perché tutti ascoltiamo la musica in maniera differente dal passato. Ascoltiamo di tutto, passando da un genere all’altro, facendoci contaminare da diverse sonorità. Ad oggi è difficile incasellare i nuovi artisti in generi musicali ben precisi. Nel mio caso ci sono certe cose che sento di dire meglio rappando, ad esempio nel mio EP c’è una traccia rap perché alcune cose le riesco a esprimere meglio col rap, altre cose cantando più melodicamente e altre urlando.
Ma quindi, per citare lo slogan di questo manifesto alle tue spalle, chi è Sethu?
È la domanda più difficile che potessi farmi! È un po’ una provocazione, vado a Sanremo da sconosciuto, ovviamente nessuno sa chi sono e forse nemmeno io so rispondere a questa domanda. Io sto ancora diventando, sono in evoluzione e sto cercando la mia risposta, nel frattempo lo chiedo agli altri… vediamo se qualcuno sa darmi qualche spunto!