L’anno scorso, di questi tempi, il terrore dell’atomica si appropriava di nuovo del mondo occidentale. Il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, non famoso per la sua gentilezza e amor per il prossimo, faceva annunciare ai media di partito di aver finalmente svolto con successo il test di “una mini bomba atomica”: in Italia – come del resto in Europa, dove nessuno se l’è bevuta seriamente – l’unico effetto sortito sarà Questa nostra stupida canzone d’amore dei The Giornalisti (“la Corea del Nord non potrà fermare tutto questo”). Circa un anno dopo, però, Giorgio Canali con i Rossofuoco pubblicherà un intero concept album sull’aftermath di un evento nucleare, Undici canzoni di merda con la pioggia dentro.
Eppure, lo spauracchio dell’atomica ha avuto precedenti ben illustri, avendo terrificato ed intossicato intere generazioni ed avendo causato la fine del secondo conflitto mondiale, nonché l’immediata polverizzazione dei settantamila persone ad Hiroshima e Nagasaki. Di paragonabile energia sono stati i vari scellerati test americani e francesi – i russi si sono limitati a creare laghi artificiali in Siberia – culminati nel 1946 col test nell’atollo di Bikini, nel Pacifico: il Demon Core, il gigantesco nucleo di Plutonio impiegato come combustibile per la cosiddetta Operazione Crossroads, ossia la serie di test che ha poi portato alla sostanziale sterilizzazione di un’intera porzione di oceano, aveva già fatto svariate vittime fra gli scienziati addetti alla sua manipolazione all’interno del progetto Manhattan. Peccato che alla fine nessun Dr. Manhattan sia venuto alla luce come creatura quantica.
Ovviamente, durante il periodo della Guerra Fredda, in cui USA e URSS tentavano (riuscendovi) di spartirsi il mondo, gli artisti non sono rimasti a guardare. Lanciamoci dunque in una lista delle miglior canzoni riguardo la guerra nucleare!
1)Two Minutes to Midnight, Iron Maiden. Da Powerslave, del 1984, è uno dei brani più noti della leggendaria band heavy metal britannica. Contiene il riferimento all’orologio dell’apocalisse, lo stesso nominato dai Linkin Park in Minutes to Midnight, un dispostivo inventato da degli scienziati americani che dovrebbe calcolare il rischio di guerra nucleare sulla Terra. Il brano si chiude a Mezzanotte: l’eterna oscurità è calata sul genere umano. Nel 2018, nel report dell’ente preposto, i minuti a mezzanotte sono stati solo due.
2)So long, and thank you for all the fish, A Perfect Circle. Brano da Eat The Elephant, coniuga svariati rimandi alla fantascienza classica col terrore della bomba. Il videoclip, emblematico, vede una graziosa donna degli anni ’50 americani – mentre alla tv viene annunciata la peggiore esplosione nucleare di sempre – ammirare il vicinato mentre in cielo passano caccia bombardieri, simili a quelli utilizzati da Kubrick per il suo capolavoro Dr. Stranamore, ovvero come imparai ad amare la bomba. La fine del mondo è vicina: uomini si baciano, avari bruciano il denaro, preti rinnegano la Bibbia, delfini fluttuano in cielo danzando con gli aerei. I delfini, per chi non lo ricordasse, sono parte integrante di molte opere di fantascienza oramai storica: proprio su Arrivederci, e grazie per il tutto il pesce, di Douglas Adams, i delfini sono spariti, e sono i protagonisti di Le maree di Kithrup, classico di fanta-politica di David Brin.
3)Enola Gay, Orchestral Manoevreus in the Dark. Hit delle hit del gruppo synth inglese, estratta dall’album del 1980 Organisation, ha per l’appunto come titolo il nome del Boing 29 che, guidato da Paul Tibbets e chiamato così per via del nome da nubile della madre, sganciò Little Boy su Hiroshima. Non vengono lesinate parole sarcastiche nei confronti del militare americano, perfettamente conscio del carico che il suo aereo trasportava. “E’ contenta, ora, la madre di Little Boy?”. Tibbets morì in pace nel 2007, non dopo aver ammesso di “dormire tranquillamente la notte”.
4)Burning in the Skies, Linkin Park. Dal bistrattatissimo album A Thousand Suns – unico vero concept album della band di Mike Shinoda e di Chester Bennington – descrive, seppur in maniera intimista, un fallout nucleare. Vengono evocate immagini di oceani che si innalzano, di polvere radioattiva che scende da cieli in fiamme; l’umanità è stata in grado di bruciare i ponti, reali e figurati, che connettono gli uni agli altri, e tristissimi separati gruppetti di razziatori si aggirano su una Terra arida e devastata.
“Nuoto nel fumo
Dei ponti che ho bruciato
Quindi non scusarti,
sto solo perdendo ciò che non merito più.”
5)Breathing, Kate Bush. Splendido brano della cantautrice inglese, dà totale sfoggio del suo registro da soprano e coniuga una ballad molto sperimentale al pianoforte con un test assolutamente rivoluzionario: dal punto di vista di un feto non nato, la madre racconta del mondo che lo circonda. E quel mondo non esiste più, come viene rivelato nel bridge dalla voce di uno speaker anonimo e distante: c’è stata una guerra nucleare. E ciò che rimane è solamente aria tossica, di nicotina, di radiazione; chip di plutonio invadono i polmoni della Madre, che, nonostante tutto, cerca di proteggere e di amare la vita che cresce dentro di lei. Probabilmente la tematica dell’amor materno che sopravvive all’Inferno, e che è in grado di creare nonostante l’orrore, è stato di ispirazione a Darren Aronofski per il suo contestatissimo capolavoro, Mother!.
6)Manhattan Project, Rush. Torniamo a parlare del progetto Manhattan ma stavolta lo facciamo tramite la narrazione dei Rush, mitologica band hard rock e prog canadese formatasi nei lontani sixties. Estratta dall’album Power Windows del 1985, è una tipica ballad anni ’80 ma arricchita della componenente prog tipica dei Rush: viene effettivamente narrato lo svolgimento del segretissimo progetto Manhattan in quattro differenti strofe. La prima, la seconda guerra mondiale; la seconda, in cui il protagonista è J. R. Oppeheimer e gli altri scienziati che si sono dedicati nella ricerca di armi nucleari; la terza, viene descritta Los Alamos nel Nuovo Messico. La quarta, e più straziante, è riferita a Paul Tibbets, il pilota – colonnello d’alto grado e collaboratore del progetto Manhattan – che sganciò Little Boy su Hiroshima. Il suo aereo si chiamava Enola Gay.
7) Bible, Ghost (cover degli Imperiet, band svedese degli anni ’80). Contenuta nella versione deluxe di Meliora, penultimo album della band di Tobias Forge, descrive – in una genesi riarrangiata – l’umanità sia stata creata da “una voce”, ma prima di essa vennero gli animali. Con la nascita della civiltà, però, nel brano simboleggiata da “mura sempre più alte”, è venuta la conoscenza dell’energia nucleare: un tremendo fallout radioattivo e infinite piogge acide, un diluvio moderno, si abbattono sulle città dell’uomo, tsunami impazziti scavalcano le mura, e la Terra, il sesto giorno della creazione, assomiglia ad una ferita aperta ed infetta. Il settimo giorno la Voce torna a tuonare, e condannare all’oblio quella civiltà che era stata solo in grado di autodistruggersi.
“The Earth was spinning,
all vacant and waste,
And there was again silence over the oceans.”
8)Land of Confusion, Genesis. Oggetto della cover dei Disturbed del 2010 ed estratta nel 1986 da Invisible Touch, è divenuta famosa per il suo videoclip, che vede pupazzi, caricaturali, di Raegan, Gheddafi, Mussolini, Michael Jackson, Leonard Nimoy vestito da Spock, dinosauri, la band stessa, Nixon, ed una scena di climax in cui compaiono Tina Turner, Madonna, Michael Jackson, la principessa Diana, Hulk Hogan, e Giovanni Paolo II. Su tutti, però, troneggia – venendo inneggiati nel testo – il presidente Reagan vestito da Superman, che va dunque a salvare il mondo. Ricchissima di rimandi sarcastici (“ My generation will put it right”) al fallimento della civiltà occidentale, nel finale si scopre che la coloratissima parata non era altro che un sogno di Reagan stesso, che viene visto premere un pulsante vicino al suo letto: “Nuke”. Peccato volesse premere “Nurse”. Un fungo atomico completa il tutto.
9)Wooden Ships, Crosby, Stills & Nash. Brano del supergruppo folk rock americano, riproposto poi in tutte le coniugazioni dei tre musicisti (Jeffersone Airplane e progetti solisti), descrive delle conseguenze di una guerra nucleare fra le due superpotenze che si stavano contenendo il Vietnam, USA e URSS. La potente immagine di pochi superstiti che si allontanano su una barchetta di legno da un mondo devastato è rimasta nella storia. Nessuno dei protagonisti sa chi, alla fine, quella folle guerra l’abbia vinta: spogliata dalla civiltà, laddove il metallo potrebbe trasmettere radiazioni beta, quel manipolo di sopravvissuti si nutre di pasticche antiradiazioni allo Iodio. Il linguaggio utilizzato è assimilabile a quello dei War Poets inglesi della prima guerra mondiale, ricchssimo di assonanze e allitterazioni.
Horror grips us as we watch you die
All we can do is echo your anguished cries
Stare as all human feelings die
We are leaving you don’t need us
“L’orrore ci attanaglia mentre vi guardiamo morire [ndr a coloro che non sono saliti sulla barca],
tutto ciò che possiamo fare è far eco alle vostre grida disperate,
fissarvi, mentre tutti i sentimenti umani muoiono.
Ce ne andiamo, non avete più bisogno di noi.”
10)Four Minutes, Roger Waters. Da Radio KAOS, del 1987, il bassista e cantante dei Pink Floyd si diletta in una rilassata conversazione serale, fra lui, speaker della radio, e il protagonista del concept album, Billy, un gallese disabile, in realtà genio e superumano: può, infatti, controllare ogni dispositivo elettronico tramite le onde radio. Il brano, epico fino allo stremo, narra di come abbia premuto un bottone: “Proprio quel bottone?!”, chiede lo speaker. “Sì”, risponde Billy, che ha infatti hackerato un satellite permettendo, dunque, il rilascio di migliaia di testate atomiche sulla faccia della Terra. Fortunatamente, era solo un bluff: Billy, da superumano quale è, ha voluto soltanto mostrare all’Umanità come sia facile ingannarla tramite i mass media. I quattro minuti si riferisocno al tempo che Billy dice all’Umanità di avere prima dell’esplosione finale.
Con l’augurio che la minaccia delle radiazioni ionizzanti sul Pianeta Terra sia finalmente passata, concludiamo con un extra: American Soviets degli storici CCCP.
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