“…felicità è il nome del coltello che tortura l’umanità…”
La lettera A è l’inizio dell’alfabeto. Il sistema di lettere tramite le quali riusciamo a dare il nome alle cose. Riusciamo a descrivere tutto il mondo che ci circonda tramite la combinazione di 21 semplici lettere che cominciano con la A.
Massimo De Vita, al secolo Blindur, decide di intitolare il suo secondo album in studio uscito con La Tempesta con la lettera A quasi per dare inizio ad un nuovo alfabeto. Un nuovo sistema di lettere capace di descrivere il mondo che gli è cambiato attorno.
Forse, per essere più precisi, questo album più che descrivere il mondo che è cambiato attorno a Massimo è un modo per riprendere una serie di emozioni e di situazioni che facevano parte di un mondo che pur apparendo lontano covava ancora dentro un ragazzo che ormai stava diventando troppo grande per cantare soltanto di Foto con i compagni di classe. Si perché per descrivere ciò che è invisibile agli occhi più che vedere chiaro ciò che ci succede attorno è indispensabile saper osservare bene ciò che abbiamo dentro. Saper riconoscere quando è dove c’è stato il punto di rottura. Saper capire qual è la dose giusta di emozioni da dover mettere nelle situazioni e nelle relazioni che si vivono. Saper dare il nome giusto al dolore ma anche alla gioia. Come dice lo stesso Massimo all’interno di Q.B. non è sempre facile tenere allo stesso volume tutte le sensazioni che viviamo, sapersi confrontare con ciò che ci fa più male, su ciò che ci ha cambiato, su ciò che ci ha esaltato. Saper parlare a chi è andato via, sapersi tenere stretti chi ci è rimasto vicino.
A è un album che a livello musicale rispetto al primo omonimo disco di Blindur vede un passo in avanti a livello sonoro, prodotto e realizzato dallo stesso Blindur insieme a Paolo Alberta, missato da Birgir Birgisson (storico fonico di Sigur Ros e Bjork tra gli altri), con cui Blindur ha già collaborato per il primo disco.. A tratti è come essere colpiti da una secchiata d’acqua che invece di bagnarci ci cosparge di suoni tutti diversi. Prima tra tutti la presenza di una batteria, suonata da JT Bates (già batterista per Big Red Machine e Bon Iver), che non eravamo abituati ad ascoltare nella precedente formazione insieme a Michelangelo Bencivenga che momentaneamente ha deciso di prendersi una pausa da quest’avventura chiamata Blindur. Adesso il sound è più orientato verso la dimensione di band. Ci sono gli archi di Carla Grimaldi e poi, almeno per la versione in studio, ha pensato a tutto il resto Massimo De Vita. Nel brano 3000x si riconosce subito la chitarra di Adriano Viterbini con un sound che richiama alla mente la migliore tradizione dei Bud Spencer Blues Explosion. Si sentono le radici folk in brani come Futuro Presente e Cetrioli, la vena cantautoriale in gran spolvero nelle ballate Q.B. e Come Sassi, a mio parere uno dei pezzi più intensi del disco.
A è un album che cattura quella luce capace di insinuarsi nelle crepe dell’animo, un modo per fare i conti con le giornate più buie del nostro passato ma anche quelle del nostro presente. Un atto di sincerità prima verso noi stessi, conditio si ne qua non per poter essere la migliore versione di noi con chi ci sta vicino. Un disco, composto da almeno sei o sette potenziali singoli, in cui si sente il peso del tempo che passa che però come ad un buon vino non può far altro che rendere migliore il risultato finale. Il nuovo disco di Blindur è un viaggio che consiglio di fare, ma che non prometto facile, e per questo molto più interessante.
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