Esce oggi, 29 novembre, il primo EP della giovane cantautrice abruzzese Aria, pseudonimo di Aurora Gambone, dal titolo “Estate Inverno”.
In questo suo disco di esordio, Aria, descrive le emozioni, accompagnate dalle inevitabili delusioni del primo amore.
In “Estate Inverno” si mescolano la gioia e la malinconia di una ventenne, a cui si unisce una maturità, sia emotiva sia artistica, che emerge nel brano “Non c’eri mai”, assolutamente non scontata per la sua giovane età.
L’album si compone di tre singoli già pubblicati: “Vorrei Dirti”, “Persa di Te” ed “Estate inverno”, brano che dà il titolo all’album, con l’aggiunta di tre inediti.
Come ci racconta nell’intervista che segue Aria, proprio come il nome che si è scelta, canta per trasmettere la sensazione di libertà che le dà la musica e da quello che scrive ha già le idee chiare su quello che vuole dalle relazioni, che siano d’amicizia o d’amore.
INTERVISTA
Ciao Aria, come stai?
Bene, è un periodo bello pieno, tra lavoro e la borsa di studio che ho vinto dal conservatorio che mi dà la possibilità di frequentare per tre settimane il Cet di Mogol, quindi sto’ facendo anche questa esperienza. Poi c’è la musica, ci sono le sessioni per gli esami al conservatorio; insomma, la mia vita in questo momento è bella piena!
Vorrei partire, parlando del tuo Ep, dal secondo brano e dalla frase “Ricomincerò da me” che conclude “Anche se il mondo crolla” e segna un nuovo punto di partenza …Cosa rappresenta per te questo Ep?
“Anche se il mondo crolla” è stato uno dei primi pezzi scritti e si riferisce ad un periodo in cui ero veramente tanto triste; era estate e passavo le mie giornate in casa, mentre magari la mia famiglia e i miei amici andavano al mare, mentre io stavo da sola, a casa.
È stato un periodo molto brutto e quindi quella canzone fondamentalmente era uno spronarmi a vivere meglio e in realtà non racconta proprio di qualcuno in particolare, ma piuttosto ho voluto impersonificare la sensazione di malessere che poteva essere “rotta” soltanto dall’auspicio di ricominciare da me stessa, senza quella paura, anche se sentivo di avere tutto il mondo contro.
Mentre il resto dell’Ep è autografico “Non c’eri mai” è una canzone scritta per qualcun altro. Come è stato scrivere della vita e, in particolare, le emozioni più intime, di un’altra persona?
Ne parlavamo anche al Cet la scorsa settimana; è sempre più semplice mettersi al pianoforte o, comunque, riuscire a scrivere delle canzoni su quello che viviamo ogni giorno.
Forse, il motivo per cui sono riuscita a scrivere questa canzone, è proprio perché ho visto una netta differenza tra quello che è il mio rapporto con mia madre e il rapporto che questa persona, molto importante per me, aveva e ha con la sua.
La persona che mi ha ispirato questa canzone è una mia amica di lunga data, che ha avuto il coraggio di raccontarmi la sua storia personale in maniera totalmente inaspettata, una sera, dopo un bel po’ di tempo che ci conoscevamo.
Ascoltando la sua storia ho capito quanto sia importante avere la figura di una mamma accanto e avere un bel rapporto e, siccome io ce l’ho, sentendo quella storia, mi sono immaginata che cosa volesse dire non averlo.
Quella sera stessa, appena son tornata a casa, ho scritto questa canzone, totalmente di getto.
Probabilmente non sarei mai riuscita a spiegarla così bene se non avessi avuto un paragone nettamente differente. Ho immaginato un rapporto talmente tanto doloroso e talmente tanto diverso da quello che provo io per mia mamma, che mi sono sentita molto fortunata!
È l’unica canzone che non è stata mai ritoccata né come testo, né come melodie. È nata così ed è rimasta così perché comunicava tutto quello che doveva comunicare. È un brano molto importante per me, perché appunto è stata una prima esperienza di scrittura totalmente diversa, in cui non scrivevo di me stessa, eppure sono riuscita a trasmettere tutta la sofferenza di un’altra persona in quei due minuti e mezzo e quindi l’ho scelta come traccia focus dell’EP.
“Persa di te” rappresenta un cambio di ritmo, più ammiccante, più estivo. È stato scritto in un momento diverso rispetto agli altri brani?
È stata scritta in estate e descrive la sensazione che provavo di stare su una trave di legno, in equilibrio, con il rischio costante che qualcosa potesse farmi cadere. Mi piaceva l’idea di racchiudere quel momento che, da una parte era positivo, ma dall’altro non lo era, in una canzone. È venuta fuori una canzone totalmente diversa dalle altre e molto più vivace.
Il soggetto intorno a cui ruota l’Ep è sempre la stessa persona, ma ho sempre cercato di rendere in musica le tante sfumature diverse dell’amore.
La mia idea era proprio trovare un nome che potesse spiegare proprio questa evoluzione del sentimento e alla fine ho scelto “Estate/inverno”, perché si può vivere l’estate come in “Persa di te”, ma si può vivere l’inverno come “Anche se il mondo crolla” o la stessa “Estate Inverno”.
In “Utopia” parli di amore che incatena, esattamente il contrario di quello che tu vuoi esprimere con il tuo pseudonimo Aria….
SI, è totalmente opposto: è una storia bella forte che ho vissuto ed è stata una persona che poi, nonostante il lato negativo di quella storia, mi ha permesso di capire perfettamente cosa voglio, cosa mi serve e cosa deve dare l’amore.
Non mi faceva essere Aria e non mi faceva essere Aurora, in nessun modo, in nessun tipo di sfaccettature, in nessun tipo di sfumatura.
Tornando alla traccia di apertura “Estate Inverno”, trovo che questo Ep abbia una conformazione circolare che si chiude con “Vorrei Dirti”. Sembra che, malgrado le differenze messe in evidenza nel primo brano, ci sia ancora qualcosa da dire in questa storia….
Siamo sempre noi uomini, inteso come genere umano, a mettere fine alle cose, però se uno ci si mette d’impegno se uno lo vuole veramente, c’è sempre tanto ancora da dire, soprattutto tra due persone o tra più persone.
“Vorrei dirti” non è stata messa a caso come ultima traccia e rappresenta, sicuramente, la fine di un viaggio, da una parte doloroso, da una parte felice, ma che ha attraversato varie tappe.
“Vorrei dirti” è la canzone che racconta una serata malinconica di chiusura di una relazione, è una riflessione personale, è voler cercare di dire le ultime cose che ci sono da dire e che, magari, non sono le ultime.
In questo senso l’album potrebbe essere definito un percorso circolare, nel senso che segna le tappe che di solito contraddistinguono le storie e le relazioni, senza seguire un ordine strettamente cronologico.
Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)