Dopo qualche settimana di pausa torna la rubrica che mira a tenere alta l’attenzione sui protagonisti di quello che è il Festival nazionalpopolare più rappresentativo della nostra penisola: il Festival di Sanremo. Uno dei grandi protagonisti di questa ultima edizione è stato sicuramente Antonio Diodato, nome che nell’ultimo anno ha fatto molto parlare di se, punta di diamante della label Carosello, e penna arguta che ha avuto il coraggio di portare a Sanremo un testo che cita senza remore una delle piaghe della nostra generazione: la schiavitù dai social! Antonio ha appena terminato un tour europeo, e continua il suo giro della nazione in musica, facendo una grande sosta a Taranto in occasione del Primo Maggio, di cui lui stesso – insieme al socio Roy Paci – è fautore ed organizzatore.
Ciao Antonio, benvenuto nella nostra rubrica “Dopo Festival” dedicata agli artisti che hanno calcato il palcoscenico del Teatro Ariston durante l’ultima edizione. Qual è il significato di “Adesso”?
È la mia piccola rivoluzione. Rappresenta la volontà di provare a vivere intensamente ogni momento, essere presente a me stesso in tutto ciò che faccio, perché sono convinto che una vita con pochi rimpianti, sia una vita piena di momenti, anche molto semplici e banali, ma vissuti intensamente.
Ti cito: “Dici che torneremo a guardare il cielo | Alzeremo la testa dai cellulari |Fino a che gli occhi riusciranno a guardare | Vedere quanto una luna ti può bastare | E dici che torneremo a parlare davvero | Senza bisogno di una tastiera”, hai messo nero su bianco la situazione
generazionale attuale. Pensi che i millennials sappiano ancora scoprire il senso della meraviglia e dello stupore?
Penso proprio di sì. In tanti mi hanno scritto e mi hanno detto di sentire molto vicine le mie parole.
E il tuo rapporto con la tecnologia invece com’è?
È stato un rapporto malato anche il mio per un periodo. La tecnologia è ormai necessaria e rappresenta una grande opportunità. Dobbiamo però evitare di cercare appagamento in essa, nei suoi non luoghi.
A Sanremo hai avuto l’onore di essere accompagnato dal trombettista siciliano Roy Paci. In che modo è nata questa collaborazione artistica?
Ci conosciamo da molti anni ormai e siamo buoni amici. Abbiamo già collaborato altre volte in passato. Quando ho scritto questo brano, ho pensato sarebbe stato bello avere uno dei suoi arrangiamenti. Gli ho inviato la canzone e lui si è dimostrato entusiasta. Poi successivamente è nata anche l’idea Festival.
Roy ti affianca anche nella direzione artistica del concertone del Primo Maggio a Taranto, tua città d’origine. Quest’anno l’evento si terrà? Svelaci qualche retroscena.
Certo che si terrà. Ci sarà un cast fantastico e siamo davvero molto contenti. Brunori, Levante, Emma, Vinicio Capossela, Noemi, Bud Spencer Blues Explosion, Ghemon, Mezzosangue, Irene Grandi sono solo alcuni degli artisti presenti.
il nostro evento però non è un festival musicale, è una manifestazione realizzata dal basso, senza partiti politici, sindacati o lobby alle spalle, che, grazie all’appoggio di musicisti importanti, prova a dare un grande megafono a quelle realtà tarantine e nazionali che hanno la necessità di denunciare situazioni inaccettabili per un paese civile. È anche una vera e propria proposta di visione alternativa del futuro.
In occasione della serata dei duetti, vi siete esibiti insieme al rapper Ghemon. C’è una motivazione in particolare che vi ha spinto a far ricadere la scelta proprio su di lui?
Credo sia una delle penne migliori della scena musicale italiana. È oltretutto un artista che sento molto vicino, anche perché con la sua musica cerca di abbattere tutte quelle barriere che ghettizzano il nostro ambiente.
Quali erano le vostre aspettative sanremesi, i pronostici della vigilia sono stati rispettati? In futuro prenderesti nuovamente parte alla kermesse canora?
Eravamo dati per ultimi e invece siamo arrivati all’ottavo posto. Ma le classifiche non mi sono mai interessate. Sanremo rappresenta una grande opportunità per far arrivare la propria musica a milioni di persone. Non pongo limiti al mio futuro.
Si tratta della tua seconda volta al Festival, dopo l’esordio nel 2014 tra le Nuove Proposte con il brano “Babilonia”. “Cosa sei diventato” in questi quattro anni?
Un po’ più libero di essere davvero me stesso.
Insieme ad artisti del calibro dei Thegiornalisti e Levante fai parte del roster della Carosello Records. Qual è il tuo rapporto con quella che probabilmente è la più importante etichetta indipendente?
Sono una famiglia per me. Mi hanno accolto a braccia aperte e hanno creduto in me sin dal primo momento. Sono un team molto tosto e molto giovane e questa cosa mi piace molto.
Nello scorso mese di novembre, prima di essere selezionato da Claudio Baglioni, hai pubblicato un singolo inedito. “Cretino che sei” ed “Adesso” anticipano l’uscita di un nuovo album?
Beh, credo proprio finiranno all’interno del prossimo album.
Ma prima vorrei pubblicare qualche altro brano.
Ci ho preso gusto.
