Intervista a Andrea Farri, compositore italiano de Il Primo Re: “Va valorizzata, in Italia, la figura del compositore”

di InsideMusic

C’è un sottobosco musicale di cui si parla poco, ma che contiene sonorità che udiamo continuamente: le colonne sonore, argomento della nostra rubrica Fra Note e Pop-corn. Campo spesso negletto, ha in Italia alcuni dei più celebri compositori di sempre: Ennio Morricone e Nicola Piovani su tutti. Un giovane erede di tali grandi maestri è Andrea Farri, classe ’82, autore di più di trenta colonne sonore in pochi anni d’attività: duttilissimo, richiestissimo, e incredibilmente talentuoso. Ha firmato la colonna sonora di uno dei più bei film italiani degli ultimi dieci anni, Il Primo Re di Matteo Rovere, che ripercorre la storia di Romolo e Remo e della nascita di Roma. Abbiamo quindi incontrato Andrea Farri per una chiacchierata.

Ciao Andrea, per quanto giovane sei, risulti essere un compositore estremamente prolifico e dagli esordi più che felici (avvenuti in compagnia di artisti come Roberto Benigni). Mai avuti cali di ispirazione?

Lavorai al film La tigre e la neve come assistente alla regia quando avevo 20 anni, fu un’esperienza professionale ed umana straordinaria, ero molto giovane e conoscere e frequentare personalità geniali come Benigni [La vita è bella, un capolavoro senza tempo], Tom Waits, Piovani, Jean Reno… ha cambiato il mio modo di essere e di pensare il lavoro. Ho iniziato a scrivere musica per film qualche anno dopo, a 25 anni per il primo film di Matteo Rovere, Un gioco da ragazze.

Non possono esserci cali di ispirazione in questo lavoro, ci possono essere intuizioni o melodie più o meno belle, ma bisogna essere piuttosto veloci.

Raccontaci cosa ne hai pensato quando sei stato contattato per musicare Il Primo Re.

Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura del Primo Re sono rimasto cosi colpito, che sono corso in studio, ho acceso tutte le tastiere e mi sono messo a lavorare fino a tarda notte, volevo creare subito un’affresco sonoro di quel mondo mistico, cupo, evocativo…

andrea farri intervista il primo re

Tu nasci come pianista. Come classicista come ti sei approcciato alla composizione di una soundtrack epica come quella de Il Primo Re?

Io faccio parte di quella generazione degli anni 80 che, come dice Alex Ross, è cresciuta studiando musica contemporanea la mattina, ascoltando jazz il pomeriggio e ballando elettronica la sera… Il naturale prodotto di questa commistione è mescolare insieme l’orchestra classica con l’elettronica più sperimentale.

Per la colonna sonora di Rosy Abate ti sei potuto avvalere di un’intera orchestra, quella di Budapest. Come hai concepito quella molto più minimal de Il Primo Re?

In tante colonne sonore che ho realizzato ho usato l’orchestra perché insieme al pianoforte e all’elettronica è uno dei mei mezzi preferiti di espressione. Gli ultimi lavori primo (La Befana vien di notte, Il primo re) li ho registrati con l’orchestra CNSO di Praga, compresa la nuova serie Rosy Abate 2 che sto finendo di mixare in questi giorni.

La colonna sonora de Il Primo Re si può dividere in tre mondi sonori differenti:

Il mondo scuro e inquietante dell’elettronica, realizzato con dei sintetizzatori analogici degli anni 70/80 che ben si fondono alle ambientazioni sonore e a gli effetti; l’universo arcaico delle percussioni, realizzato registrando in un grande auditorium tamburi, lastre e ferri per creare una sonorità astratta che rimandasse alle armi e alla vita degli schiavi; e infine l’orchestra sinfonica per i momenti più ampi ed epici del film. Questi tre mondi sonori si mescolano insieme cercando di creare una tensione emotiva che porta lo spettatore in una realtà immaginaria e tribale.

Sei stato a contatto col team creativo del film (Rovere, gli sceneggiatori, il direttore della fotografia)?

Oltre a Matteo durante i 14 mesi di postproduzione del film ho lavorato a stretto contatto con Mirko Perri, formidabile sound designer, con cui abbiamo fatto un lungo lavoro di intonazione degli ambienti sonori sulle musiche e una vera e propria commistione tra suoni e musiche che aiuta lo spettatore ad entrare in questo mondo arcaico, quasi fantastico.

Altro amico e collaboratore è stato Gianni Vezzosi (con cui avevamo già lavorato su Smetto quando voglio e Veloce come il vento). Hans Zimmer [qui: la colonna sonora di Inception] dice che il montatore è il batterista del compositore, perché con il montaggio delle immagini scandisce il tempo con cui la musica deve fare i conti. Gianni è stato un fantastico batterista, insieme abbiamo lavorato su momenti più dilatati e sulle improvvise accelerazioni di ritmo.

andrea farri intervista il primo re matteo rovere

Ai tempi in cui il film è ambientato, l’ottavo secolo a.C., erano presenti alcuni strumenti a fiato, quali tibie, e più note alla massa, le lire, e indubbiamente percussioni. Da cosa nasce la scelta di comporre una colonna sonora priva di sonorità di questo tipo?

La mia idea era di creare un mondo sonoro originale. Volevo distaccarmi dal mondo ellenico, che spesso riecheggia nei film americani.

Ho lavorato però molto con le percussioni. Ho fatto suonare pelli, enormi tamburi, ma anche catene, lastre, abbiamo smontato una caldaia per poterla suonare… tutte sonorità che sono servite a evocare il ritmo della battaglia, lo sbattere delle spade, il suono dei prigionieri legati ai remi su una nave.

La scena del coro funebre è incredibilmente toccante, e se inscritta nell’aura di realismo che caratterizza Il Primo Re crea uno spaccato di vita e morte a quei tempi. C’è stata una ricerca storica” sulle armonie presenti all’epoca? A cosa ti sei ispirato per il coro funebre dei bambini? E com’è stato adattare parole in protolatino alla tua musica?

Per il canto dei bambini nel bosco, non essendoci documentazioni storiche sulla musica di quel periodo, ho pensato di ispirarmi alla musica popolare italiana di tradizione orale, quella tramandata di padre in figlio.  Un giorno ho avuto un lungo confronto con Francesco Marini (musicista e musicologo) che mi ha illuminato: mi ha spiegato il concetto musicale antropologico di crescita 0. E cioè che la musica popolare, non essendoci nè radio nè Youtube, possiamo ipotizzare che sia rimasta la stessa attraverso le epoche, finche non è arrivata a noi a inizio Novecento.

La stabilità dei canti popolari quindi, non contaminati nel corso dei secoli, mi ha offerto la possibilità di attingere a un materiale archetipico dalle caratteristiche astratte ed eterne.

Ho notato un amore differente nei brani che descrivono la figura di Remo (suoni ruvidi, graffianti, una profonda malinconia). Ti sei mai trovato a sperare che il finale fosse diverso? Che la profezia dell’aruspicina potesse essere errata?

Remo, il nostro protagonista, è l’antieroe della storia. Era importante empatizzare con lui e con la sua follia, ma mai dichiararlo emotivamente un personaggio positivo.

La colonna sonora sembra avere spesso un ruolo marginale nella riuscita finale di un film [qui: Intervista a Daniele de Gemini della Beat Records], e viene spesso lasciata in secondo piano. C’è stata una blanda inversione di tendenza dagli anni ’70 (in cui i master venivano addirittura riutilizzati per re-incidere nuove opere). Credi che il campo delle soundtrack potrà mai competere con la musica mainstream?

In realtà la musica per il cinema è quello che si chiama un long seller. Anche ultimamente in questo campo si hanno spesso soddisfazioni superiori al pop, ma non si viene tanto a sapere. Indubbiamente i compositori sono meno noti al pubblico, perchè i brani si vendono sul traino dei film. Nel nostro paese la figura del compositore andrebbe più valorizzata. Rispetto a quella che è la tendenza del cinema mondiale (sia d’autore sia blockbuster) di valorizzare il suono e la musica in Italia scontiamo un ritardo storico, più culturale che economico. Purtroppo questo sta comportando una drastica riduzione delle orchestre stabili, dei musicisti e degli studi di registrazione del nostro paese.

Con l’intento di valorizzare il nostro lavoro abbiamo creato la prima associazione nazionale di compositori di musica per il cinema: ACMF (presidente onorario Ennio Morricone) che raccoglie la quasi totalità dei compositori italiani.

Novant'Ennio Morricone andrea farra

Ennio Morricone, presidente onorario Associazione Compositori Musica per Film

Proprio in questi giorni si sta svolgendo Sanremo. Tu, da musicista, come vedi questa kermesse?

Ho scritto poche canzoni e quando lo faccio cerco sempre di abbinarle ai film a cui sto lavorando (ad es i Kink Ador per Smetto Quando Voglio, Lara Martelli per Soap Opera, Matilda de Angelis per Veloce come il vento…).

In questa edizione faccio il tifo per Federica Carta, con cui ho collaborato in autunno per il singolo Mondovisione (canzone del film La Befana vien di notte).

Siamo quasi alla fine, poi ti lascio stare! Cosa hai da consigliare ad un giovane aspirante compositore?

Mai seguire i consigli!

Inattaccabile. Ad ora, nel panorama musicale, quali band/cantautori ti appassionano e ascolti con più piacere?

Meredith Monk e Dua Lipa.

Nominami le opere che più hanno formato la tua personalità musicale.

La gazza ladra di Rossini, I put a spell on you di Nina Simone e Gone Girl di Trent Reznor e Atticus Ross.

Grazie Andrea! 

Grazie a voi.

www.andreafarri.it

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