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An Evening, in Rome, with Manuel Agnelli – Live Report

by InsideMusic
manuel agnelli
“Cosa fai questa sera?”
“Questa sera passo una serata insieme a Manuel Agnelli”

Una piccola novità – quella del frontman degli Afterhours– che aveva lasciato tutti un po’ dubbiosi: Manuel Agnelli farà un tour da solista? Gli Afterhours non esisteranno più? Voce e violino riusciranno a competere con le chitarre di Xabier e la batteria di Rondanini?
Beh, la risposta – ovviamente – l’avrete a fine articolo.
Nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco Della Musica stracolma che ha registrato il sold out, attendiamo con ansia l’inizio dello show.
Spente le luci il duo Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo salgono sul palco con cappelli e giacche come se fossero usciti da un noir. Un palco accogliente, intimo, simile a un recording session per la quantità di strumenti presenti. Con la classe che sempre li differenzia, lo show inizia senza tanti preamboli. E inaspettatamente, dalla chitarra di Agnelli escono le prime note di Place To Be di Nick Drake.

“Quando ho iniziato a fare musica, quello che facevo in Italia era terroristico. Era davvero difficile, in realtà con la musica ho trovato il mio linguaggio, il modo di parlare verso l’esterno, ero molto timido da ragazzo; questo modo era quello di cantare, perciò non ho mai pensato di fare nient’altro nella vita il problema è che quando devi trasformare questa cosa in lavoro è che non può diventare un hobby, perciò ho cercato di raggiungere dei risultati ma lo scopo non era questo e sono arrivato a perdere il senso di quello che stavo facendo. E in quel momento ho scritto Padania”.

Una Padania che ci ha lasciato stregati grazie al violino di Rodrigo. Avevo molte pretese per questo live, in quanto si sarebbe svolto in auditorium e, vantando nel “curriculum dei live” dieci anni di concerti degli Afterhours, avevo ovviamente dei live preferiti: uno di questi fu sicuramente quello del 2010 in auditorium. Per il momento queste aspettative non sono state deluse, sia a livello di sound ma anche a livello emoziale.

Altra novità? Un Manuel Agnelli chiacchierone, molto ironico, che si racconta anche nel privato. Dopo la spiegazione dell’album Hai Paura del Buio? è il turno di un brano che mancava da un po’ live: Come vorrei, dal sapore agrodolce, allegro ma non troppo; a contrapporsi, subito dopo, uno dei brani più passionali: Pelle versione piano.
Come ben sappaimo An Evening With Manuel Agnelli non sarebbe stata una semplice “schitarrata e cantata” ma uno show che va oltre con letture – come quella di Pasolini – e performance di brani di artisti che hanno fatto la storia della musica, da Lou Reed a Springsteen, dai Joy Division a Kurt Cobain.
Quello di Manuel sembra uno spettacolo che ripercorre la sua carriera con spiegazioni di album per album, da Hai Paura del Buio?, fino a Folfiri e folfox dedicato al pre e post mortem del padre, senza tralasciare I milanesi ammazzano il sabato, album più venduto della band, dove il cantante mette a nudo la sua vita davanti al pubblico, un album caratterizzato da nuovi suoni sperimentali. Dunque è la volta di Dove si va da qui e È Solo Febbre, quest’ultimo incarna propriamente le caratteristiche originali del disco.
Forse qualcuno tra il pubblico aspettava un commento sulla questione “talent”… ed è stato accontentato:

“Ho partecipato a un talent, come qualcuno sa, uscendone da Dio, vivo ma soprattutto uscendone e ho avuto modo di ascoltare molta musica che viene prodotta oggi, musica contemporanea, quindi molta musica di merda. E mia figlia mi aiuta molto perché mi da sentire molti pezzi, quasi come una sfida per trovarne una bella.”

E senza dire nulla dal violino di Rodrigo parte Video Game di Lana Del Rey.
Nessuno se lo sarebbe aspettato da Manuel Agnelli ma se ci si pensa bene non è  così del tutto lontano da quelle sonorità. Ed in fondo sono 30 anni che gli Afterhours sono definiti dei “tristoni” e Lana Del Rey di certo non sprizza gioia nelle sue canzoni.
Come ogni data passata anche quella di Roma prevede un ospite.
Sul palco, dopo una breve pausa, il duo sale insieme a Edoardo Leo esibendosi con Nebraska di Bruce Springsteen.
Arriva il momento karaoke!

“Come sapete sono appena uscito da un talent così ogni sera, siccome mi manca, faccio cantare il ritornello di questa canzone al pubblico. Io giudico e vediamo quale pubblico l’ha cantata meglio.”

In un batter d’occhio ci ritroviamo a cantare sulle note di Non è per sempre. Ormai un must di Agnelli.
A chiudere la magia del concerto tocca a lei, a uno dei capolavori della band: Quello che non c’è. Seguita da una standing ovation meritatissima.

Manuel Agnelli insieme al violino di Rodrigo D’Erasmo è riuscito a reggere il confronto con gli Afterhours? La risposta è sì.
Un live molto particolare, fuori dalle varie abitudini del milanese, che, è riuscito a raccontarsi in modo molto semplice ma anche ironico con aneddoti sulla sua gioventù e sul suo presente, facendo riferimento ai grandi artisti della musica senza però entrare nel banale o nell’ovvio. Anche senza band ha saputo tenere un pubblico per due ore senza annoiare mai. Direi, a questo punto, che la standing ovation è più che meritata.

Foto di Giusy Chiumenti

Live Report di Beatrice Sacco

 

Scaletta del live:

Place to be
Padania
Male di miele
Come vorrei
Pelle
Ti cambia il sapore
The bed
Bianca
Shadowplay
State trooper
Dove si va da qui
You know you’re right
Martha 
Video games
Adesso è facile
È solo febbre
Perfect day
Nebraska
Ballata per la mia piccola iena
Ci sono molti modi
Shipbuilding
Non è per sempre

Quello che non c’è

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