Allow Yourself. Nel titolo dell’ultimo album dei Nosound, in uscita il 21 settembre sotto l’egida della Kscope, si palesa un messaggio di cui noi tutti, spesso, dovremmo fare tesoro.
La vita è fatta, talvolta, di grandi muri elevati tra noi stessi e il mondo, o anche tra noi e la nostra stessa interiorità. Muri alzati per difesa, per risposta, costruiti dalla nostra mente o imposti semplicemente dalla società e dalle sue tante, talvolta inutili, sovrastrutture.
Giancarlo Erra e i suoi Nosound, con questo album, si liberano infatti di tutte le sovrastrutture musicali derivanti dal rock e dalla musica progressive operando una svestizione totale del sound e degli arrangiamenti. Il risultato finale ci porta all’ascolto di un lavoro dalle costruzioni minimali ma, allo stesso tempo, dal mood profondamente intimo e penetrante.
Le tastiere si rendono grandi protagoniste in Allow Yourself. A tenere, di fatto, le redini dei pezzi sono spesso le intelaiature costituite da delicati tocchi pianistici incrociati con elementi eltettronici come arpeggiatori e pad atmosferici. Mentre le tastiere fanno da impalcatura, a impreziosire la struttura generale troviamo sezioni elaborate da un quartetto d’archi, ritmiche semplici e, allo stesso tempo, funzionali e trascinanti. Su tutto ciò la voce si distende in modo trascinato e talvolta sofferente, esibendosi spesso in cantati definiti da note lunghe e mantenute.
Allow Yourself è un album dal sound nebbioso, etereo, malinconico e allo stesso tempo liberatorio. Si incrociano in esso pezzi dal sound elettronico e ossessivo come Ego Drip (con i suoi arpeggi di sintetizzatori e giochi corali) con tracce dal sound minimale (Defy) e pezzi intimi che strizzano chiaramente l’occhio a panorami post rock alternandosi tra sezioni estremamente pacate che vanno poi a riversarsi in esplosioni tirate e dal forte carico emotivo (At Peace/Growing in Me).
Ciliegina sulla torta dell’esperienza musicale sono il singolo Don’t You Dare e This Night. Nella prima troviamo un pezzo dall’andamento incessante, tipico della musica elettronica che va poi a concedersi a un delicato stop pianistico prima di riportarci su frontiere dal sound ossessivo e gremito, nel suo arrangiamento, di intelaiature strumentali.
Con This Night entriamo, invece, in una room musicale malinconica, elegante e raffinata dove poche parole, ripetute fino allo sfinimento, seguono il crescendo dell’arrangiamento strutturato sull’ingresso graduale di archi e percussioni, regalando un pezzo dalla dinamica ascendente estremamente intimo e struggente.
Consentiti. Consentitevi. Concedetevi quelli che sono gli elementi della vita, nella loro natura oscura o lucente che siano. Deponete alti e granitici muri elevati che negano il contatto con noi stessi e con il mondo. Svestiamoci delle sovrastrutture inutili lasciandoci andare in una dimensione più intima.
Il dolore è un elemento da vivere senza timori, consentiamocelo. Il rancore può essere deposto e lasciato cadere ai nostri piedi, consentiamocelo. Consentiamoci di amare, senza paura di aprirci al nostro prossimo o anche di perdere le persone a cui più teniamo. Consentiamoci di sfidare noi stessi, di vestirci di nuovi panni o di spogliarci dei vecchi. Di capire, di capirci, di ascoltarci e toccarci, di ascoltare i nostri respiri e i battiti della nostra anima.
Allow Yourself è un album che permette tutto ciò. Nel suo delicato incrocio tra sound eleganti e pacati sovrapposti a regolate esplosioni e linee vocali trascinate,l è un lavoro che si consente di essere colonna sonora tanto per l’abbandono alla malinconia e alla rabbia quanto per quello alla positività, indotta da una nuova scoperta di noi stessi, da una liberazione da ciò che pesava nel nostro animo.
Un album che tocca corde intime grazie alla nudità delle sue sonorità. Un album dalle poliedriche interpretazioni e in grado di rendersi lo sfondo per un variopinto panorama emotivo.
Allow Youself è un album da dedicare alle persone della nostra vita. Quelle che vi sono dentro, quelle che ne sono uscite, quelle che abbiamo amato e poi odiato. Un album da dedicare a coloro che ci sono vicini e a coloro che si sono allontanati. Un album da dedicare a te, che sei dietro lo schermo, ma, ancor di più, a noi stessi, per consentirci di vivere e poi, in pace, proseguire il difficile cammino in quel cataclisma chiamato vita.
Voto – 8
Lorenzo Natali
