Alchimia e R&B si fondono in Bluedo di Daemia – Intervista

di Alessia Andreon

DAEMIA, giovane cantautore campano, ci presenta il suo disco d’esordio, Bluedo, dalle sonorità New-Soul e Contemporary R&B con influenze hip-hop, funk ed elettronica.

Nove brani scritti e composti tra Benevento e Parigi, e poi registrati a Napoli, prodotti e arrangiati da Stefano “Juno” Bruno.

Un album dal respiro internazionale che mescola vari generi, andando ad attingere dal repertorio cantautorale italiano per dare corpo alle sonorità tipiche della black music.

Ciao Damiano, ben venuto su Inside Music, partirei dal titolo del tuo album: Bluedo, che nell’Alchimia è uno stato emotivo-sentimentale rappresentato dal colore blu.

Da cosa nasce questo titolo che attinge da concetti a cavallo tra filosofia/psicologia?

Esatto, è uno stato emotivo, ma non solo, in quanto è collegato ad un processo di crescita personale.

La Bluedo è una sottofase alchemica che corrisponde al blu alchemico; questa sottofase si colloca tra il buio, che rappresenta il caos, e la luce che invece è il giorno.

Jung, studiando l’alchimia, aveva individuato nelle fasi di lavorazione alchemica delle fasi di crescita individuale in cui il blu è proprio al centro, tra il caos e un barlume di ordine, rappresentato dal giorno.

Il blu è il colore che si pone nel mezzo perché è formato sia dal nero che dal bianco.

Come artista e persona, sono esattamente a quel punto in cui sto capendo chi voglio essere.

Ho fatto molte letture e studi su questi temi, che mi hanno portato ad appassionarmi sempre di più e ho pensato di trasportare questo mio interesse nell’album perché l’ho vissuto proprio come un percorso di crescita, sia attraverso la scrittura delle canzoni, che nella fase di produzione in studio.

Nella tracklist c’è un mix di sentimenti, quasi un’altalena che passa da “Montmartre” a “Dardi”, quindi varie sfaccettature anche di te.

Quanta consapevolezza ci vuole per esternare quello che si sente?

Io tendo a scrivere ciò che sento in quel momento, quindi alterno, come hai colto benissimo tu,  momenti di euforia a momenti più introspettivi.

Mi viene naturale esternare quello che ho dentro.

Montmartre, che tu hai citato, rappresenta appieno la felicità che è stato personificata dalla figura femminile all’interno del brano, ma che per me rappresenta l’esperienza di vita di aver vissuto a Parigi, una città dalla quale ho colto molti stimoli.

Questo è ciò di cui volevo parlare ed è espresso dall’energia che c’è in quel brano, sia dal punto di vista testuale che musicale.

Tutti i brani sono collegati tra loro dallo stile musicale, che è quello R&B/soul, che caratterizza l’intero album, seppur a livelli energetici differenti.

Mi incuriosisce anche la forma che hai dato ai tuoi testi, un vestito soul/ R&B, che in Italia, soprattutto in questi ultimi anni, non è molto comune…. Come mai ti sei avvicinato a questo genere?

Fin da piccolo ho ascoltato artisti soul/R&B, americani ed inglesi, molta black music come Stevie Wonder e Michael Jackson e altri esponenti di quei generi musicali.

In America prima, e ora anche in Italia, devo dire che l’R&B sta tornando, con artisti più giovani come Omar Apollo, Steve Lacy ma anche James Blake che, oltre che nella musica elettronica, si cimenta anche in R&B e soul contemporaneo.

Ho messo insieme questi input e li ho mescolati, con la mia sensibilità e la mia arte (intesa anche come strumento voce), con il cantautorato italiano.

L’ R&B in Italia, in questo momento, sta crescendo e ci sono esponenti che mi ispirano molto e con cui mi piacerebbe lavorare, come Ghemon, che è anche un mio conterraneo; poi i miei punti di riferimento passano inevitabilmente per i cantautori italiani come Pino Daniele, anche lui campano, Battiato, Lucio Dalla…che rappresentano per me dei modelli.

Non provengo da una famiglia di musicisti, quindi per me avvicinarmi a fare questo lavoro è stata una scoperta attraverso gli ascolti;di d poi, in modo istintivo e personale, mi sono avvicinato anche alla scrittura.

Il singolo “No eh? va bè” parla di due persone che fingono di ignorarsi ma in realtà si parlano attraverso immagini e metafore che solo loro possono comprendere. Strumento principe di solito sono le canzoni, tu quale useresti o hai usato per dire qualcosa a qualcuno?

Si, dico tanto di me attraverso le canzoni.

Quando parlo di quello che mi succede, delle mie sensazioni, parlo anche agli altri, penso sempre che ognuno  si possa riconoscere in quella determinata situazione.

In “No eh? va bè” parlo della distanza, che è anch’esso un tema che accomuna tutti….

Quando si è distanti da qualcosa o qualcuno ci capita di pensare che vorremmo condividere con lui/lei certe esperienze o momenti particolari.

Il disco è uscito a dicembre, stai lavorando a qualche data nei prossimi mesi?

Assolutamente sì! La prossima settimana iniziamo a buttare giù il progetto e a suonare.

Vogliamo creare dapprima una Live Experience, con dei contenuti video live di alcune canzoni dell’album che prepareremo in studio con Stefano “Juno” Bruno, il produttore del progetto a livello musicale.

L’album lo abbiamo suonato e registrato interamente noi due, io alle tastiere e synth e lui alla chitarra e basso.

Sicuramente poi ci saranno delle date perché per me è importante la dimensione live.

Ho voglia di portare sul palco questo progetto perché credo sia la dimensione più giusta, per far apprezzare appieno le sue caratteristiche. 

Non vedo l’ora di salire sul palco e suonarle perché live rendono ancora di più!

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