È iniziata ieri sera la terza edizione del “Noisy Naples Fest 2018” presso l’Etes Arena Flegrea di Napoli, evento di cui noi di Inside Music siamo fieramente media partner. Primi ospiti a calcare il palco di quella che un tempo era la sede estiva del prestigioso Teatro San Carlo sono stati tre headliner della stessa città: James Senese, Enzo Avitabile e Luchè.
Se questo reportage dovesse avere uno slogan, probabilmente il più azzeccato sarebbe “Niente succede per caso!”. Si è alzato il sipario su questa manifestazione lunedì 28 maggio – con la conferenza stampa programmatica dell’evento – in piena crisi politica, a meno di dodici ore dal rifiuto da parte del Presidente della Repubblica di un Governo politico deciso (o imposto) dalle due fazioni vincitrici delle scorse elezioni del 4 marzo, e gli ospiti erano già stati annunciati.
Due lunedì dopo – con un governo che ha giurato e una crisi sociale che non accenna a placarsi – l’emergenza è un’altra: una nave “Acquarius” con a bordo seicento persone, di cui centosessanta bambini, non trova una possibilità di attracco e il nostro ministro degli interni ordina la chiusura dei porti. Ma Napoli non ci sta, e il suo lo lascia aperto a tutte queste vite. Perfetto, perchè questa leziosità come incipit vi starete chiedendo? Per dire che la presenza di due personalità come Senese ed Avitabile, in questa giornata così delicata per il destino dell’Italia, dell’Europa e per la necessità di ridiscutere davvero i diritti umani, non può essere stata casuale, ma frutto di un disegno che chissà quale destino karmico favorevole abbia disegnato. James Senese, sassofonista e padre del jazz italiano – oltre che del Neapolitan Power – è figlio di un soldato afroamericano e di una (allora) giovanissima ragazza della periferia di Napoli,un figlio della guerra insomma, Enzo Avitabile grande studioso delle radici del mondo e padre della World Music, contaminata di Africa e di suoni del Mediterraneo, e Luchè, figlio di un riscatto sociale, scappato dagli invasori del malaffare in terra sua, Scampia. Tre esempi questi, che – nemmeno a farlo a posta – vengono premiati questa stessa sera dagli esponenti regionali dell’Unicef, quando sul palco arriverà la felicissima notizia che uno Stato, molto più umano del nostro, ha accolto la Acquarius e non ci sono vittime di questo ennesimo viaggio della speranza.
Ma veniamo al concerto, non possiamo non tenere in considerazione la suggestione che provoca nello spettatore la bellezza dell’Arena Flegrea, una cavea da seimila posti rivestita interamente da marmo travertino bianco, un palcoscenico da mille metri quadrati e la bellezza di essere immersa nel passato, nella storia. Seimila spettatori presenti, ad aprire le danze è James Senese, reduce dalla pubblicazione a maggio di un nuovo disco (doppio live) registrato al Teatro Tasso di Sorrento con i suoi più grandi successi. Un uomo di poche parole, ma di tanto fiato, come quello che riesce a immettere nel suo sassofono, per degli assoli che riescono a raggiungere anche i dieci minuti ininterrottamente, incantando la platea. Cinque brani ininterrotti ed un omaggio al suo compianto compagno di viaggio, Pino Daniele, con un brano scritto ed eseguito insieme “Chi tene o mare”. Uomo di poche parole dicevamo, anche davanti all’incoraggiamento della presentatrice l’unico augurio che Senese si sente di fare al suo pubblico è di divertirsi, cantando. Il momento jazz – intimistico viene subito rotto dal carisma e dal coinvolgimento del secondo cavallo di testa della serata (anche vero protagonista), Enzo Avitabile. Anch’egli annovera un periodo di attività con Daniele, poi la sua voglia di esplorare e la sua curiosità verso il mondo hanno dato una nuova direzione alla sua musica, rendendolo il precursore del rap in Italia. Quella forma di parlato- recitato che veniva usato dai popoli in difficoltà come grido di denuncia sociale, nel nostro Paese risuonava ancora sconosciuto, e Avitabile ha precorso i tempi. “Questo è un concerto strano, ognuno suona il suo e poi insieme suoniamo quello che è nostro… parto io con Napoli Nord, il mio quartiere!”. Continua con una inedita versione del brano sanremese che lo ha visto accompagnare la Vanoni e Bungaro e si ferma per incitare il pubblico a ballare con lui. Ma Enzo non è solo, sul palco con lui ci sono i suoi fedeli compagni di avventura – i Bottari – questi percussionisti che usano le botti come bonghi creando un effetto scenico, quasi teatrale, oltre che musicale, e la Black Tarantella, altra sua band. E sono proprio i Bottari a dare avvio a quello che potremmo definire il “Kazachoc napoletano” che ha fatto alzare la platea e iniziare a ballare tutti.
Momento commozione con “Mane e mane” brano scritto per l’Unicef di cui – come abbiamo detto- Avitabile è ambasciatore e il momento sociale continua con “Salvamme ‘o munno” cantato in collaborazione con il collega Senese. Raggiunti da Luchè per due barre su “Ind ‘o rione” il momento “gruppo” termina così, per poi continuare con i pezzi storici di Avitabile come “Soul Express” impreziosito da una ninna nanna eritrea e l’immancabile omaggio a Pino con “Terra Mia” cantata a suon di torce del telefono.
Escono le botti per entrare una consolle, largo ai giovani, se Avitabile ha instillato il rap a Napoli, sono state le crew a portarlo avanti e continuare a dargli voce, come i 99 Posse e i Co’Sang, di cui Luchè e ‘Nto facevano parte. Ed è proprio Luchè a dare un beat diverso alla serata, salutando con questo concerto il suo terzo fortunatissimo album “Malammore”, prima di regalare ai suoi fan fra pochi giorni il nuovo prodotto discografico.
Sono le 00,30 ma la notte è giovane a Partenope, così fuori dall’Arena ci aspetta il momento “after”, un dj set che regala momenti revivals di tutto rispetto, per non far calare l’adrenalina a chi questa serata se la vuole vivere tutta, respirando a pieni polmoni l’aria di casa sua. Ma anche l’aria dell’Italia, dell’Europa, del Mondo. Se è vero che ci è stato destinato un metro di globo per ogni due abitanti, non è sempre detto che questo metro debba essere fisso. La bellezza di serate come queste ed il vero potere della musica è quando quel (mezzo) metro di globo riescono a fartelo sentire tuo, ovunque.
A cura di Fabiana Criscuolo
