In rappresentanza dei Fast animals and slow kids parliamo con Aimone, di generi, di etichette, e di fissazioni che da sempre caratterizzano l’uomo, prima che l’artista. Con Aimone abbiamo avuto una grande lezione di “indipendenza”, non musicale o discografica ma umana: un leader che suona e sogna di suonare sempre nella sua band, senza manie egoriferite da frontman in solitaria, perché il lavoro è anche condivisione.
Due domandine veloci veloci. Ti hanno consegnato una maglietta con scritto “L’indie è morto”. La pensi veramente così oppure è soltanto uno scherzo?
In realtà ancora devo capire che cos’è “indie”. Se è un genere musicale o significa ancora, come lo era per la mia generazione di “vecchi”, “musica indipendente”, cioè fatta da quelli che facevano tutto per cazzi propri. Quindi non saprei dirti se è morto oppure no, dipende di cosa stiamo parlando: se un genere o una modalità di fare musica. La seconda non è morta, il genere musicale probabilmente sì.
Quindi, considerato che il genere musicale è morto, se io vengo a dire che tu e i FASK fate indie, ovviamente mi dici di no!
Tendenzialmente sì, preferirei dirti di no. Poi in realtà esattamente come tutto le definizioni…chissenefrega. L’importante è che piaccia la musica. Alla fine l’unico vero “filtro” musicale sia il pezzo stesso, la musica in sé. Quindi è indipendente da come la chiami, dalle sigle che utilizzi. Non è quello che è importante, l’importante è quello che provi ascoltando un pezzo. Chiamala indie, albero, corallo. Va tutto bene.
Detto che i generi musicali non hanno importanza, un’altra domanda che ti voglio fare oggi è: siamo qui per parlare principalmente di lavoro e di sicurezza sul lavoro. Secondo noi di insidemusic anche la musica è un lavoro, ma in Italia non sembra essere ancora così; o meglio, la musica viene vista solo come un hobby ed i musicisti come fenomeni da baraccone su cui lucrare. Cosa diresti a queste persone?
Credo che sia una visione ignorante. Credo che su molti aspetti artistici e tanti lavori sconosciuti ai più ci sia ignoranza. Se tu ti poni a qualcuno chiedendogli quello che fa, come passa la giornata, e gli dici poi che secondo te non sta lavorando perché vive di musica, sei ignorante. Come dire, il fatto che io mi alzi la mattina e suoni tutto quanto il giorno e lo faccio per 48 ore di fila finché non divento bravo e suono fin quando non mi sanguinano le dita, per diventare abbastanza bravo per poter dire quello che voglio dire nella maniera più chiara possibile, beh, questo è un lavoro. Ora, è vero che non è il lavoro più redditizio del mondo, e di certo non è impegnativo come il muratore. E su questo dico: per fortuna che faccio il musicista! Però rimane il fatto che la musica sia un lavoro che impegna tutta la giornata. Credo ci sia bisogno di una tranquillità psicologica maggiore quando si parla di musica, perché essa è un lavoro, e si può essere professionisti in essa. Non si deve improvvisare la propria posizione, e sono proprio gli improvvisati che danno l’idea che dietro a quel mondo non ci sia professionalità. Invece c’è, esiste, ed è fatta di gente che si sbatte tutto il giorno, e ci crede, e vuole arrivare da qualche parte.
Ultima domanda. Ogni musicista, fin dall’inizio della sua carriera, ha delle fissazioni e dei progetti che si porta dietro da tanto e non è detto che riesca a realizzare. Ci sono dei progetti musicali che tu saresti curioso di riuscire a mettere in pratica ma che ora non hai ancora avuto tempo e possibilità di fare?
Sono strano in questo. Tutto ciò che ho sempre amato della musica sono i Fast Animal, che è la band in cui sono. Io non voglio suonare con nessun altro se non loro, e per quanto sia chiusa come visione, me ne rendo conto di come sia sbagliato e manchi di espansione e di voli pindarici, lavorare con i Fast Animals mi dà così tanto e mi riempie così tanto. Sto così bene con le persone con cui suono che non cerco nient’altro, e non desidero altro se non stare il più possibile con loro e la nostra musica.
A cura di Lorenzo Natali

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