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Agera e Alberto Scano. Un viaggio tra distopie progressive metal e synthwave.

by InsideMusic
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La scena musicale Italiana, a dispetto di quanto ritenuto dai più scettici, brulica di artisti di valore a 360 gradi in tutti gli ambiti musicali. Di fatto, oggi, con sottotraccia andremo a conoscere i lavori di esordio degli Agera e del chitarrista e produttore Alberto Scano. Lavori tanto lontani stilisticamente (Progressive Metal i primi, Synthwave il secondo) quanto comuni nell’offrire alla scena musicale nuove proposte di qualità nonostante l’ovvia acerbità dovuta alla natura di “primi step musicali” che, sinceramente, ci va anche più che bene.

Agera – Un viaggio tra fantascienza e progressive metal.

Gli Agera sono una delle tante realtà Prog Metal che al giorno d’oggi sgomitano e strisciano nell’ambiente romano (potrei elencarvene almeno una ventina). Come ogni progetto anche gli Agera hanno avuto la loro minuziosa attenzione nella ricerca di un proprio sound, determinato talvolta anche da piccoli elementi. Ricerca, ovviamente, ancora ai suoi inizi ma che, si spera, proseguirà nella maniera migliore.

La giovane band Romana, già presentatasi alle scene con il primo singolo, Collapsing Earth, donerà al pubblico la sua prima fatica, l’EP chiamato “Prime”, il 19 Gennaio 2018. Senza ombra di dubbio i ragazzi si son dati da fare e anche rapidamente. Di fatto risale solo a metà 2017 la nascita ufficiale del progetto (vedasi il nome scelto, Agera, che dallo svedese significa “agire”, come diviene, in questo contesto, estremamente peculiare e rappresentativo di una band con tanta voglia di fare e giustissima fretta di mettere in mostra il proprio lavoro). Andiamo quindi a dare uno sguardo (anzi, un ascolto) al lavoro che, tra poco più di un mese, presenterà gli Agera al mondo progressive underground italiano e non solo.

Il concept attinge a piene mani alla vena fantascientifica. La terra, portata ormai alla distruzione dalla follia umana, è ormai popolata da ben pochi sopravvissuti. Il “culto del fuoco”, fede vigente, seminando odio tra la popolazione, ha portato quest’ultima alla distruzione e relegato la scienza e i pochi uomini a essa fedeli nell’ombra. Gli ultimi, ricercando una nuova speranza, inizieranno quella che è la corsa verso una nuova possibilità, la scoperta di un nuovo pianeta. Questo è ciò che, nei suoi quattro pezzi, narra un EP che è solo il primo episodio e introduzione di una storia che verrà poi narrata per intero in un futuro LP.

Musicalmente, gli Agera, hanno da offrire un mix di tempi composti, frenetici e duri riffing di chitarra e rapide ritmiche che fanno da sfondo a un cantato femminile dalla voce dolce quanto allo stesso tempo potente ed espressiva. In “The Vojage” troviamo un intro strumentale, classico di ogni concept prog metal, che funge da Overture all’ep in un incrocio di temi e riff serpeggianti.

La frenesia portata dai quattro minuti e mezzo di intro (con in chiusura un brillante assolo di tastiera) si risolve poi in The Black Side of Venus, power ballad dai toni dolci e malinconici. La chitarra acustica ci accompagna per gran parte del pezzo che, dopo una prima parte sorretta da tappeti di arpeggi acustici, tastiere e cantati dolci e pacati, ci porta verso un climax ascendente dove dure chitarre distorte sorreggono assoli rapidi e tecnici, salvo poi tornare al tema del chorus principale.

Collapsing Earth, primo singolo rilasciato, dopo un intro diviso tra piano e chitarra acustica, esplode poi in un riffing pesante e frenetico. I protagonsti, visto il fallimento dei loro esperimenti per riportare la vita sul pianeta di Venere, fanno ritorno sulla terra per trovarla in situazioni ancora più disperate. La gravità della situazione e il bisogno di trovare una soluzione a una condizione ormai in rapido decadimento verticale vengono ben rappresentate dalla rapidità del pezzo che si districa tra chitarre frenetiche, batterie rapide e cadenzate e un cantato carismatico e aggressivo. Le tastiere, divise tra organi e cori, aumentano la drammaticità delle sonorità. La parte strumentale, aperta da un riff di basso disparo e groovy, porta verso un picco di tensione dove una battaglia di soli di chitarra porterà poi a una ripresa del ritornello dando al pezzo una risoluzione drammatica e disperata.

Con Mars i nostri protagonisti, ripartiti questa volta con Marte come destinazione, si ritrovano in una violenta contrapposizione tra il fatalismo di chi ha perso le speranze e l’ottimismo di chi ancora crede in un futuro migliore. Qui la voce giunge alla sua migliore prestazione tra cantati ritmati, controcanti, falsetti e un’interpretazione emotivamente coerente. Tra un incrocio di frenetici riff e soli di chitarra si risolve la canzone lasciando ipuntini di sospensione su una storia tutta da raccontare.

Prime si rivela essere un buon EP di esordio. Chiarissima l’ispirazione a mastodonti della scena progressive come i Dream Theater ma anche a spicchi del prog metal più moderno. Il sound è forse ancora troppo acerbo ma per un progetto giovane come questo la ricerca stilistica è solo agli inizi. Nel complesso ci troviamo di fronte a un lavoro di esordio che gode di ottima salute e lascia ben sperare per il futuro.

Uppezzi ben arrangiati, coerenti con il concept e strumenti ben incastrati nell’orchestrazione delle sezioni. Ottima la disposizione dei pezzi, ben collegati tra di loro.

Down– Nonostante la registrazione mostri un livello ottimale per un lavoro autoprodotto la voce risulta ancora troppo fuori dal mix, ciò non diminuisce la godibilità della traccia. Nel complesso il lavoro non mostra grandi picchi di originalità (portata in particoalre dall’uso di una voce femminile e dal grande impiego degli organi a livello tastieristico che donano al sound generale una certa freschezza) ma, considerandone la sua natura di primo lavoro ufficiale, rimane comunque su un buon livello generale.

https://www.facebook.com/ageraprog/

https://www.youtube.com/watch?v=orH4GKEM7Yk

 

La synthwave di Alberto Scano e il suo album d’esordio: “Loner”.

Passiamo ora a sponde quasi opposte. Dopo aver minuziosamente analizzato l’ep d’esordio degli Agera, band prog metal, passiamo ora a un altro lavoro esordiente.

Alberto Scano, chitarrista di 24 anni, dopo una lunga esperienza dietro le asce che lo ha visto alle prese con una vasta gamma di generi (pop rock, brutal metal passando poi al rock/metal strumentale presente nel suo album “Passing By”) spiazza tutti andando a produrre un lavoro, sempre solista, di ottima fattura in un genere totalmente differente da quel che ci aspetteremmo.

In “Loner”, frutto di una sperimentazione e del duro lavoro effettuato quasi completamente da PC, è un album di ottima synthwave dal gusto contemporaneamente incredibilmente retrò senza però metter da parte la giusta dose di modernità e freschezza.

Una nuova esperienza musicale, un esperimento rischioso e, a mio parere, ottimamente riuscito che ci mette di fronte a un musicista dalla duttilità senza ombra di dubbio comprovata (specie considerato che il lavoro è stato interamente scritto e prodotto in solitaria).

Nei suoi 33 minuti e 14 secondi Loner narra di un futuro distopico dove le macchine, ormai fuori controllo, arrivano a sottomettere l’uomo schiavizzandolo e rendendolo anche vittima sacrificale per misteriosi culti. In un panorama fatto di violenza e disperazione sorge però una speranza. Un rinnegato, un uomo solitario (un “loner”) dopo anni di isolamento e lontananza da una società crudele, perversa e oppressiva, decide di tornare a Electric city per cambiare, una volta e per sempre, le cose divenendo l’ultima speranza di un umanità ormai al tracollo totale.

“Enter The City”, breve overture al concept, precede “The Neon Tower”. Impossibile non notare l’ispirazione alla famosissima soundtrack della serie ormai culto Stranger Things. Con “The Neon Tower” si viene calati in un’atmosfera cupa, decisa, opprimente, dal gusto tremendamente gotico tipico del sound elettronico anni 80. Tra arpeggiatori, intrecci di sintetizzatori, una batteria minimale ma decisa, bassi synth graffianti e poderosi, si evolve un pezzo che funge da buon manifesto musicale per tutto il lavoro.

Canzone dopo canzone ci si ritrova immersi in atmosfere dal taglio estremamente drammatico, ritmiche cadenzate, ottime orchestrazioni di sintetizzatori che vanno a incrociarsi in passaggi dal gusto spiccatamente classico (come in Electric Church, cosa che rende a questo lavoro decisamente ancora più espressività e freschezza). Il tutto rende pienamente giustizia al concept.

Loner, di fatto, anche nel suo essere un’opera strumentale riesce a rappresentare ottimamente le atmosfere perfette e calzanti per uno storytelling dal tema distopico, rendendosi parimenti adeguata al servizio di “colonna sonora” quanto di “stand alone album” in un ambito unicamente musicale.

Unico difetto percepibile è che, durante tutto l’album, sono frequenti le ripetizioni di pattern musicali talvolta già utilizzati, sia a livello ritmico che in stile dell’arrangiamento. Ciò ovviamente rientra, in parte, nel filo logico di un concept che prevede la ripresa di temi portanti, con la sola criticità locata nel fatto che, talvolta, tali temi o pattern vengono ripresi troppo spesso e in modo eccessivamente simile tra di loro.

Nel complesso “Loner” è un egregio lavoro di synthwave. Chiare le ispirazioni ad artisti come Daft Punk, Gunship e Scandroid. Percepibile, nell’arrangiamento, la natura musicalmente duttile dell’autore che riesce a utilizzare in chiave elettronica tanto elementi tipici della musica classica e del Metal (vedasi la similitudine tra Salvation Runway e le sonorità dei Tool di Vicarious). Unico difetto la ripetitività che, se collocata nel contesto di un album d’esordio che ha visto l’autore alle prese con un lavoro del tutto nuovo sotto molteplici aspetti, è un aspetto che può essere messo in secondo piano in quanto non va comunque a inficiare la qualità di un lavoro tanto ben scritto quanto ben prodotto.

Up– Ottima la commistione tra sound vintage e modernità. Evidenti i prestiti verso generi musicali totalmente diversi che indicano una gran duttilità dell’autore. Qualità audio, mix e master eccezionali. Ottimo gusto sulla scelta degli effetti, e degli arrangiamenti.

Down – Il lavoro risulta a tratti ripetitivo. Alcuni pattern vengono ripresi troppo spesso e ciò inficia sotto alcuni aspetti la varietà di quanto l’ascoltatore andrà a gustare nei trenta minuti del lavoro.

https://www.youtube.com/watch?v=Q4kF_DCmqco

https://www.youtube.com/watch?v=Q4kF_DCmqco

 

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Lorenzo Natali

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