Sticky Fingers è uno dei più memorabili album del gruppo rock britannico Rolling Stones, pubblicato in UK il 23 aprile e negli Stati Uniti il 1º maggio del 1971.
La copertina – che oggi ci ricorda quella del singolo “Mammamia” dei Maneskin – fu opera di Andy Warhol, e rappresenta un paio di jeans con evidente rigonfiamento all’altezza dei genitali. Qualcosa di estremamente pop punk per l’epoca, tanto da cambiare nell’edizione spagnola, dove venne sostituita dalla non meno sinistra foto di un barattolo dal quale spuntavano delle dita femminili.
Il disco
Nelle sue dieci tracce, ”Sticky Fingers” mostra tutto il suo carattere spavaldo. E’ un disco intriso di quella libertà sonora e non solo che poteva respirarsi solo negli anni ’70.
In esso ci sono brani che sono rimasti nella storia, come la prima traccia, “Brown Sugar“. Una canzone che nacque in Australia e che si dotava di un testo controverso, aperto a varie e diverse interpretazioni. Si pensa infatti si possa riferire alle doti amorose di una ragazza di colore. Altri ritengono possa parlare di una particolare qualità di eroina. I Rolling Stones cantano qui una ”Black Sugar” con ritmi rock e un sax che si imprime con forza ed eleganza sulla voce di un assennato Mick Jagger.
La seconda traccia è la mitica “Sway“, nostalgica, morbida, disperata. Il suo finale contiene un arrangiamento orchestrale firmato da Paul Buckmaster, che all’epoca collaborava spesso con Elton John. “It’s just that demon life has got me in its sway” narra di chi si è perso nel proprio stesso lato oscuro.
A seguire, Wild Horses porta malinconia nella forma di una ballad in cui si mescolano una melodia composta da Keith Richards e un testo firmato Mick Jagger. Di questo brano ricorderete le moltissime cover, come quelle di Dave Matthews, Garbage, e Guns N’ Roses.
Ma torniamo alle chitarre affilate con “Can’t You Hear Me Knocking” e le corde pizzicate da Mick Taylor, che andava in quel momento a sostituire Brian Jones. Taylor portò nel pezzo una splendida e lunga improvvisazione fusion che rende il pezzo velenosamente sexy.
“You Gotta Move” è la una cover di un brano spiritual tradizionale riscritto in chiave blues da Fred McDowell e da Gary Davis.
“Bitch” ci riporta invece a voler ballare sul ritmo della musica che solo i Rolling Stones san fare, mentre cambiamo completamente direzione sulle note di “I got the blues”, romantica, dolcissima ed intensa.
Macabra forse è la parola giusta per descrivere “Sister Morphine“, il cui testo fu scritto dell’ex fidanzata di Mick Jagger, Marianne Faithfull. Un brano dedicato al dolore e all’agonia post overdose, che fu ad un certo punto bandito dalle radio. Censurata in Spagna, assieme alla copertina.
Jagger e i suoi Stones eseguono la loro personale parodia del Country attraverso “Dead Flowers” mentre a chiudere questo straordinario disco c’è “Moonlight Mile”. “Made a rag pile of my shiny clothes/Gonna warm my bones” cantiamo, sotto un cielo gelido e pronto a nevicare. Sembra chequesta canzone nacque da un tema musicale incompleto di Richards, che Taylor si incaricò di completare e trasformare, rendendolo così magico e glorioso, anche grazie all’orchestra che ne accompagna le note.
Un arrangiamento che ci fa pensare alla grandezza di una band come quella che ha composto dischi come “Sticky Fingers”: i Rolling Stones.
Sticky Fingers – La tracklist
- Brown Sugar – 3:49
- Sway – 3:51
- Wild Horses – 5:52
- Can’t You Hear Me Knocking – 7:14
- You Gotta Move – 2:32 (testo: McDowell/Davis)
- Bitch – 3:36
- I Got the Blues – 3:52
- Sister Morphine – 5:31 (testo: Jagger/Richards/Faithfull)
- Dead Flowers – 4:03
- Moonlight Mile – 5:56
Rock’n’roll lover. Afterhours Lover. Good lyrics lover.