Fuori ora in fisico e in digitale “IL SENTIMENTO PREVALENTE”, l’ultimo lavoro discografico del poliedrico artista bolognese FRANZ CAMPI, in uscita per Azzurra Music.
“Il Sentimento Prevalente“, prodotto e arrangiato da Davide Belviso, è un tuffo nell’anima, un divincolarsi tra le riflessioni che, più o meno inconsciamente, tutti cerchiamo di evitare.
Le canzoni diventano così un “passaggio”, “ci si siede accanto” e chi ascolta inizia a navigare nelle stesse acque e pensieri in cui ci fanno immergere la voce di Franz e la musica:
l’unicità di ogni essere, il bisogno di ironia, l’amicizia, la relatività degli eventi, il potere salvifico dell’arte, l’ingiustizia che incrociamo ad ogni passo, il sesso, l’amore, la bellezza dei singoli giorni che ci vengono concessi, la gioia di poter esserci ancora per chi è stato ad un passo dal baratro…
Le canzoni si alternano una dopo l’altra tra leggerezza, angosce e dispiaceri fino alla riflessione finale che chiude il percorso: nonostante spesso pensiamo che siano la paura, l’ansia e altre emozioni negative ad avere la meglio, in fondo è sempre l’amore che ci salva, quello per i propri cari, per la vita e per la libertà, che diviene così il sentimento prevalente.
CHI È FRANZ CAMPI
Cantautore, presentatore, conduttore televisivo e radiofonico e ideatore di rassegne dedicate alla musica, alla poesia, al fumetto e alla letteratura, Franz Campi nasce a Bologna il 19 marzo del 1962.
Interprete del teatro-canzone (“Ciao Signor G.!”, dedicato a Giorgio Gaber e “Sono Fred, dal whisky facile”, dedicato a Fred Buscaglione”), firma di numerosi testi pop (tra cui “Banane e Lampone” per Gianni Morandi), lirici (il libretto dell’opera “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” tratto da un lavoro di Buzzati), per bambini (“L’albero della vita” e diversi brani dell’album “Il re dei re”) e per sigle TV (sigla campionato basket Lega2 per Rai Sport), nel 1994 pubblica il suo primo album “Franz Campi”, seguito da “Saluta i gatti e buonasera” nel 2004.
Qualificatosi tra i vincitori di Sanremo Giovani nel 1993, partecipa al 44° Festival della Canzone Italiana di Sanremo con “Ma Che Sarei”.
Gli anni 2000
Nel 2000 firma, insieme a Gaetano Curreri e Stefano Nosei, l’inno della Fortitudo basket.
Nel 2007 e 2008 crea, insieme al Centro San Domenico di Bologna e al Centro Internazionale della Canzone d’autore, il “Festival Lyrics – autori e canzoni”, che negli anni ha visto la partecipazione di artisti come Angelo Branduardi, Ron, Claudio Lolli, Neffa, Alan Sorrenti, Riccardo Tesi, Niccolò Fabi e tanti altri.
Dal 2008 Il suo brano “Beslan” è ospite del Museo della Pace di Samarcanda in Uzbekistan. Sempre dallo stesso anno Franz fa parte del comitato scientifico del Centro Internazionale della Canzone d’autore a cura di Lucio Dalla e Davide Rondoni.
Dal 2020 è co-autore e conduttore del programma TV “Zorba” dedicato i temi dell’ambiente e della salute prodotto dal Green Social Festival e daI Festival della Salute.
Nel 2021 ha realizzato, insieme a Davide Belviso, il jingle della campagna di comunicazione nazionale della “Mortadella Bologna IGP”.
INTERVISTA A FRANZ CAMPI
Salve e Benvenuto su Inside Music! Siamo qui per parlare del suo ultimo progetto discografico “Il sentimento prevalente”. Il disco parla di un lagami, princìpi e soprattutto dell’amore. Io le chiedo, qual è il suo legame, il sentimento prevalente che ha con la musica, e se questo è cambiato nel tempo?
Il sentimento prevalente che ho con la musica è cambiato e ti dico che è aumentato. Nel tempo ho pubblicato meno dischi rispetto al passato, concentrandomi più sul teatro-canzone, scoprendo come questa sia la formula di comunicazione che mi fa stare meglio. Io sono un tipo che racconta, che chiacchiera, e quindi al canto delle canzoni metto di fianco delle storie e attraverso questo sistema ho potuto raccontare tante belle storie in questi anni.
Ho portato in scena Fred Buscaglione che è un personaggio degli anni ‘50 che ha fatto grande la musica italiana, ma racconto anche la storia da mangiare, il la rapporto con il cibo; la storia di Django Reinhardt, un chitarrista famoso francese degli anni ’30… insomma questa è un po’ la formula.
Negli ultimi tempi ho realizzato questo album radunando il mio gruppo di musicisti attorno a me per raccontare delle storie nuove e inedite. Tra l’altro stiamo già preparando uno spettacolo teatrale che viene da queste canzoni ed esordiremo a ottobre in un teatro vicino Bologna.
Come è nato questo disco?
Il disco è nato perché eravamo tutti quanti chiusi in casa e tutti in ginocchio, compresi noi musicisti, poiché si sono spente improvvisamente le luci dei palcoscenici. Io ricordo bene ancora l’ultimo concerto che ho fatto il 12 Febbraio a Brindisi!
Da allora è nata ancora di più la voglia di suonare, per questo motivo io ho fatto ben sei concerti dal balcone con le casse e tutti i vicini che ascoltavano il live che andava contemporaneamente in diretta su Facebook, con oltre un migliaio di persone che mi seguivano, però mi bastava! A quel punto mi sono ricordato che sono uno che scrive canzoni, avevo qualche canzone anche nel cassetto e mi sono messo a buttarle giù insieme a Davide Belviso ed altri miei amici che hanno partecipato all’iniziativa.
La cosa bella è che anche se eravamo chiusi in casa, grazie alla tecnologia si imbastiva un arrangiamento, poi si mandavano le varie parti ai musicisti che da Udine, dalla Puglia, da Milano e da Roma mandavano i file con il loro intervento musicale che poi veniva ricucito tutto da Davide.
Non appena è ritornata la possibilità di tornare in studio di registrazione abbiamo registrato ciò che mancava e abbiamo fatto un disco a pezzettini. Negli anni ’60-70 (come facevano i Rolling Stones, o anche Lucio Dalla a Bologna), ci si chiudeva uno o due mesi in un luogo per scrivere e registrare un brano o un disco… Pensa come è cambiato il mondo, noi abbiamo fatto un disco mandandoci delle e-mail!
La copertina del disco è particolare ed esteticamente molto bella. Qual è il significato che si cela dietro questa stanza grigia piena di scale e porte, e soprattutto che cosa rappresenta quell’accenno di cielo azzurro con il filo dell’aquilone che si attorciglia per tutte le scale?
La copertina del disco è una citazione all’opera di Escher e rappresenta la complicità e le incomprensibilità della vita. Tutti i nostri sforzi sembrano vani, cerchiamo di farcela economicamente con il nostro lavoro e invece troviamo spesso delle porte chiuse. L’aquilone cerca la sua strada, sbattendo contro le porte chiuse per poi riuscire a trovare la via per realizzarsi e quindi per volare verso il cielo e liberarsi.
Il tutto è un po’ una metafora di quello che poi è il senso della del disco, cioè che le nostre difficoltà quotidiane ci fanno pensare che le emozioni negative siano principali rispetto a quelle belle della nostra vita dimenticando che ci sono tantissime cose belle nostre vite che noi diamo per scontato come ad esempio l’amore verso il proprio partner, per i propri figli, per il proprio lavoro, per la cultura, per la musica e per tutto quello che uno sa fare e che ama fare!Ad esempio, anche avere la passione per i piccoli lavori di bricolage è una passione che dà un senso alla nostra vita, e averla o non averla cambia il segno sulla propria felicità. È una sollecitazione che faccio a me stesso di non ti buttarmi giù perché ho tanta fortuna che do per scontata e che invece bisogna valorizzare!
Lei ha affermato che nonostante gli anni di carriera e di esperienza alle spalle, trova sempre il modo di guardarsi attorno con gli stessi occhi ribelli, disincantati, innamorati e arrabbiati di sempre. Qual è secondo lei il segreto per riuscire a vedere il mondo con questi occhi, nonostante magari gli episodi negativi che si possono incontrare nel percorso di ognuno?
Bisogna guardare con occhi non stanchi, sorprendersi sempre delle cose e non darle per scontate. Bisogna incazzarsi quando qualcuno dice o fa qualcosa di sbagliato, quando qualcuno non rispetta gli altri o dà per scontato l’importanza dell’altro.
Non bisogna arrendersi, non bisogna accettare piccoli compromessi e navigare in piccolo cabotaggio per piccoli interessi personali, bisogna pensare un più in grande per essere felici e per fare le cose per bene. Un tempo c’era un filosofo molto ricordato ancora oggi, ovvero Gesù Cristo, che diceva: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Ecco, questa frase io la metterei scritta sui muri all’ingresso di ogni appartamento, così ognuno lo legge prima di uscire e prima di rientrare.
Una carriera che va oltre la musica…
La sua carriera non si basa solo sulla musica, ma spazia anche dalla tv alla radio all’organizzazione di festival ed eventi. Tra i vari progetti a cui ha lavorato, ce n’è uno in particolare di cui va particolarmente fiero e che lo ha coinvolto maggiormente?
Ovviamente la musica è ciò che mi interessa di più in assoluto, però in questo periodo io sto collaborando con la regione Emilia Romagna a un progetto molto bello che si chiama “Mettiamo radici per il futuro”, che consiste nel piantare quattro milioni e mezzo di alberi, uno per ogni cittadino.
Ovviamente non è risolutivo e non cambia la situazione dell’aria inquinata nella nostra regione, però il fatto che la regione dia la possibilità a chiunque lo volesse di piantare un albero è un gesto di fiducia nel futuro. Questo è un progetto che pur non essendo “creativo”, mi sta dando molta soddisfazione.
Cosa ci può raccontare della sua collaborazione per il jingle dello spot di Mortadella?
Il jingle l’ho realizzato con il Consorzio Mortadella Bologna, con il quale collaboro da diversi anni. Sul palco porto spesso degli spettacoli in cui racconto la storia di questo salume, che è una storia importante perché collega la cultura all’industria, quindi al benessere per i cittadini e alle qualità gastronomiche che mi fanno molto felice perché sono un tipo che mangia molto volentieri.
Inoltre io lavoro anche ad uno spettacolo che si chiama “Canzoni da mangiare” con Giorgio dove scherziamo sul sul cibo e sullo stare insieme per poter mangiare, con le canzoni ovviamente!
Qual è, se c’è, la difficoltà pratica che si può incontrare nella realizzazione di un jingle televisivo rispetto ad un intero brano musicale?
Io ho lavorato anche al jingle per la sigla del campionato di Legadue di Basket per Rai Sport qualche anno fa e assolutamente sì, si sono linguaggi diversi, anche i tempi sono diversi perché puoi avere veramente al massimo un minuto, 30 o 15 secondi in cui devi raccontare delle cose in pochissimo tempo, e poi è una sfida perché devi pensare a un tema che ti danno altri, mentre nelle canzone il più delle volte sei tu che decidi qual è l’argomento che vuoi raccontare.
Nel jingle invece è tutto diverso, è tutto condensato e spesso devi stare attento affinché la musica sia in sintonia con la voce che deve che deve comunicare e lanciare il messaggio pubblicitario, dunque deve essere adatta ma non invasiva… C’è gente molto brava che fa solo questo di mestiere, io lo faccio ogni tanto e sono stato molto fortunato.
Con l’arrivo della bella stagione, ci sono dei live in programma?
A breve iniziamo una serie di presentazioni nelle librerie, e intanto stiamo costruendo uno spettacolo di teatro canzone inedito tratto da queste canzoni insieme ad Alessandro Vanoli e Davide Belviso. Per quanto riguarda i live torno in scena con Fred Buscaglione e Alberto Rabagliati con “Canta che ti passa”, uno spettacolo molto divertente e liberatorio, dove scherziamo col pubblico e diventa tutto un immenso karaoke.
Ultima domanda, forse più un consiglio: quale consiglio darebbe a giovani emergenti che vorrebbero intraprendere professionalmente un percorso nell’industria musicale?
In generale bisogna imparare a saper fare le cose: vuoi fare il musicista e scrivere canzoni? Lascia perdere la moda di adesso dei loop, dei campionatori e dei computer. Impara a suonare perché così lo fai nel tempo e anche se cambiano le mode tu sai ancora suonare. Se ad esempio vuoi imparare a scrivere mettiti di fianco a chi sa farlo, frequenta i workshop, leggi e studia da altre canzoni perché bisogna sempre imparare dai più bravi.
Se vuoi lavorare nel mondo della musica, impara a stare vicino a un musicista. Ci sono tanti gruppi di talento, affiancali e aiutali. Ci sono sempre persone che hanno bisogno di una mano d’aiuto. Io ho appena finito di leggere un libro di Paul Mc Cartney, in cui raccontava che coloro che hanno seguito i Beatles per tanti anni erano quelli che un tempo gli facevano da autisti, da collaboratori… Insomma stai nell’entourage perché quando sei utile e hai imparato, ti cercheranno tutti!
Non puoi pensare di andare subito a lavorare al Corriere della Sera se vuoi fare il giornalista, o se vuoi fare il discografico arrivare subito alla Universal… Ci sono tante etichette più piccole che hanno bisogno di persone! Proponiti, inizia a collaborare e vedrai che se quello è davvero il tuo sogno, una volta che avrai studiato e imparato, verranno a cercarti tutti!