L’intervista di questa settimana esula un po’ dal nostro interesse principale, che è la musica ma, tra le arti, anche la letteratura merita uno spazio e allora vi presentiamo lo scrittore palermitano Giankarim De Caro.
Giankarim De Caro ha già pubblicato tre romanzi per Navarra Editore, in cui scrive della sua terra e della storia della sua Palermo: “Malavita” 2018 (quarta ristampa sett. 2021), “Fiori mai nati” 2018 (seconda ristampa dic. 2021), “Chianchieri” 2020.
Dice di sè:
“Sono nato nel quartiere Borgo vecchio, dove ho vissuto fino ai quattordici anni. Quel quartiere me lo porto ancora dentro come una cicatrice. È là che ho conosciuto la diversità tra quello che ero e le mie origini borghesi, e quel mondo che mi circondava fatto di miseria e violenza”.
I suoi romanzi hanno, fin dall’esordio, attirato l’attenzione dei lettori e sono reperibili nei principali bookstore.
Andiamo a fargli qualche domanda sulla sua arte e come ha scoperto che la sua vocazione era scrivere….
Ciao Giankarim e benvenuto su Inside Music.
La mia prima domanda è una curiosità: cosa ti ha spinto ad approcciarti alla scrittura?
Il voler provare a non essere solo un puntino nello scorrere del tempo e il bisogno di dar voce a personaggi che si materializzano nella mia mente e decidono di raccontarmi storie, così condividendo e vivendo gioie e dolori. Poi il caso ha fatto il resto, un’incontro con una persona che ha letto delle pagine e che in quei fogli ha sentito una voce che lei per prima ha definito come talento.
C’è stato un evento che ti ha particolarmente stimolato?
Sono sempre stato stimolato dalla scrittura, sin da piccolo avevo voglia di essere cronista di storie. Forse è stato per questo che ho speso tanto anni della mia vita in Asia, dodici per l’esattezza, cercando una parte di me mentre un’altra era ad aspettarmi nella scrittura e nelle pagine che poi ho scritto.
Nel tuo primo libro le protagoniste sono quattro figure femminili. Com’è stato, da uomo, raccontarle e tratteggiare i loro caratteri?
In ognuno di noi c’è un lato maschile e uno femminile di cui non avere paura. Scrivere di donne è stato un omaggio quasi dovuto. Sono cresciuto in mezzo alle donne, circondato da donne forti e da sempre ne ho apprezzato la tenacia e la predisposizione al sacrificio. Malavita mi è stato ispirato da un’anziana signora che da giovane aveva dovuto vendersi per vivere e per far crescere i propri figli.
Ti aspettavi il successo che hai avuto?
No. Ma sapere che i miei romanzi abbiano suscitato emozioni nei lettori mi gratifica.
Nel secondo lavoro la famiglia di cui narri è pronta a riscattarsi ad ogni costo dalla sua condizione. Hai attinto da storie reali?
Ognuno di noi attinge dal proprio vissuto e da quello altrui. Penso che nei personaggi del romanzo, Fiori mai nati, si raccolgono un po’ le frustrazioni di tutti e la voglia di riscatto che ci accomuna.
L’ultimo libro parla anch’esso di fratelli con due destini paralleli e sullo sfondo il dramma del dopoguerra e dell’immigrazione dal sud verso l’America. Mi pare che ti piaccia particolarmente descrivere il rapporto tra fratelli….
I fratelli di cui parlo sono i diversi lati della mia personalità, lo Yin e lo Yang, che tutti abbiamo dentro, essenziali per raggiungere l’equilibrio. Il contesto storico mi ha sempre affascinato, vorrei che le storie dei miei personaggi non avessero tempo, che fossero universali.

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)