Un brano che ha da poco compiuto 40 anni ma non ha perso nemmeno un po’ il suo potere evocativo, la grande capacità di suscitare immagini, ricordi ed emozioni: “Chiedi chi erano i Beatles” è una di quelle canzoni che hanno attraversato diverse generazioni di pubblico e di critica, diventando un “cavallo di battaglia” della band capitanata da Gaetano Curreri. Ma come nasce questo successo senza tempo? Scopriamolo insieme.
Gli esordi al fianco di Lucio Dalla e i primi successi
Gli Stadio nascono intorno alla metà degli anni ’70 ed inizialmente accompagnano l’immenso Lucio Dalla: è proprio Lucio a suggerire questo nome, gentile omaggio ad un celebre quotidiano bolognese. Nel 1981 arrivano i primi due pezzi con la collaborazione di Dalla, “Grande figlio di puttana” e “Chi te l’ha detto”: entrambi i brani prendono parte alla colonna sonora di “Borotalco”, iconico film di Carlo Verdone. Nel 1983 confezionano per l’attore e regista romano “Acqua e sapone”, altro grande successo legato ad un film indimenticabile. Ora, però, gli Stadio vogliono consacrarsi.
La necessità di un pezzo “identitario”
Subito dopo il successo di “Acqua e sapone”, la band si mette all’opera per creare la propria identità musicale. Nel 1984 salgono per la prima volta sul palco del Festival di Sanremo con il brano “Allo stadio”, inspiegabilmente ultimo in classifica. Ma è proprio a cavallo tra il 1984 e il 1985 che Gaetano Curreri & Co. calano il “jolly”: esce, infatti, il loro EP “Chiedi chi erano i Beatles”, contenente l’omonima canzone.
Le origini del brano
Il testo è stato scritto dal paroliere Roberto Roversi (con lo pseudonimo di “Norisso”), grande amico e collaboratore di Lucio Dalla, il quale, a sua volta, convince Curreri a comporre musica ed arrangiamenti. Il frontman della band inizialmente non è convinto ma Lucio sapeva già, aveva previsto tutto. E, come sempre, ha avuto l’intuizione giusta.
Il significato
I Beatles hanno rappresentato un passaggio storico indelebile e sono il pretesto per parlare di un passato nemmeno troppo lontano: l’Europa incendiata dalle due Guerre Mondiali, le due bombe atomiche, il lutto collettivo ma anche la successiva rinascita, la voglia di tornare a vivere e cantare, la necessità di un riscatto globale. Gli anni ’60 e ’70, i decenni delle rivoluzioni culturali e sociali, vedono l’ascesa dei “4 ragazzi di Liverpool”, una band che nel giro di pochi anni conquista il mondo intero attraverso il suo stile musicale ed estetico completamente innovativo per l’epoca.
“Chiedilo a una ragazza di quindici anni di età,
chiedile chi erano i Beatles e lei ti risponderà”
Nel brano appare evidente il “passaggio di testimone” tra due generazioni: tra coloro che hanno vissuto in pieno la disperazione causata dai due conflitti mondiali e quelli che ora vivono un benessere diffuso, una condizione che fino a qualche anno prima appariva come una chimera.
“Voi che li avete girati nei giradischi e gridati,
voi che li avete aspettati e ascoltati, bruciati e poi scordati.
Voi dovete insegnarci con tutte le cose non solo a parole,
chi erano mai questi Beatles?”
Un velo di timore si legge in questi versi: riusciranno coloro che hanno vissuto gli “anni del fuoco” e la successiva rinascita a trasmettere qualcosa in più delle semplici parole, indottrinando i più giovani attraverso veri valori di pace e comunità, rifiutando per sempre gli orrori della guerra? È una domanda ancora aperta che nel corso dei decenni ha avuto risposte diverse con infinite sfumature e declinazioni.
La straordinaria qualità di questo brano, eternamente attuale, risiede nella capacità di mescolare musica, storia e poesia. Un viaggio immaginario dalla sottile venatura malinconica nel secolo scorso che si snoda intorno ad un quesito solo apparentemente banale: “chi erano i Beatles”? Cosa hanno rappresentato e cosa ci hanno insegnato? In poche semplici parole: “potenza della musica”. Buon ascolto!
di Luca Nebbiai

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