Apolide, in uscita per Apogeo Records, è il l’album d’esordio di Paduano.
Un album, quello del cantautore partenopeo, che oscilla tra pop raffinato e cantautorato, in grado di volare leggero sull’osservazione del mondo circostante. In brani come Due secondi fa e Briciole Antonio mette subito in chiaro le sue doti di scrittura capaci di salire e scendere in diversi registri senza mai dimenticare linee melodiche in grado di appiccicarsi alle orecchie dell’ascoltatore.
Antonio Paduano, classe 1992 è nato a Napoli, dopo l’uscita del suo primo singolo, Mondi Paralleli, nel 2017 comincia ad aprire concerti di artisti come Bisca, Lelio Morra e Lorenzo Kruger dei Nobraino. Nel 2018 esce il suo primo ep con la produzione di Dario Di Pietro che lo porterà fino ad oggi a pubblicare il suo primo album.
I brani di Apolide sono tutti cantati e scritti da Paduano e vedono ancora alla produzione Dario Di Pietro che suonerà anche le chitarre insieme a Marcello Vitale, al basso Roberto Bozza ed alla batteria Alessio Sica.

Il disco di Paduano affronta temi diversi come lo scorrere del tempo nella sua forma passata, presente e futura; l’amore e la ricerca di sé stessi ed esce in un momento storico in cui pubblicare un album richiede un coraggio maggiore del solito. Canzoni come Borderline dimostrano la potenzialità da classifica di questo artista che irrompe sul panorama non solo partenopeo ma anche nazionale come una voce nuova capace di calare il suo songwriting nelle sonorità contemporanee, vedi alla voce Gazzelle, ma al contempo di avere ben chiare le sue radici che affondano nel pop-folk di Bon Iver che non smette di fare proselitismo.
Menzione a parte va fatta per la title track che cresce fino a diventare una ballad intima che ci porta fin dentro al sogno ad occhi aperti di un ragazzo senza cittadinanza. Lo stesso Paduano ce lo racconta così:
” è la storia di un ragazzo e tante persone come lui, di origine russa che sitrasferì in Estonia ai tempi dell’URSS. Con il crollo dell’Unione Sovietica, Lettonia ed Estonia non assegnarono in automatico la cittadinanza ai residenti permanenti. L’assenza di appartenenza ad un paese può far perdere la concezione del proprio ruolo in un contesto. Il viaggio che si intraprende per raggiungere un determinato luogo o una nuova casa è anche il viaggio per conoscere sé stessi…“
Tutte queste influenze diverse fanno di Apolide un album molto valido, un esordio in grado di tracciare un solco ben chiaro all’interno del quale poter costruire una carriera fatta di brani solidi e di testi non banali.
