Alcuni eventi sono vere e proprie sorgenti d’una sorta di forza magnetica tale che il loro nome soltanto è capace di suscitare le attenzioni e catalizzare le riflessioni di chiunque lo senta pronunciare: 25 Aprile, Festa della Liberazione
Quei nomi, quelle ricorrenze, talmente impregnate di Storia e di storie che tutto il frutto del proprio trasudare, dell’immenso traboccare di sé, è ciò che permette loro di assumere un’aurea quasi mistica.
Nomi, e ricorrenze, capaci di evocare, capaci di esprimere attraverso la gioia più spensierata – quella leggera del sollievo- tutta la carica drammatica della quale si fanno portatori di superamento.
Nomi, e ricorrenze, che si nutrono di storie tragiche manifestare il maestoso valico di una pagina tragica di Storia.
Nomi, e ricorrenze, che si nutrono di Storia, per dare una vita e un senso a tutte le storie che animano il quotidiano.
Il 25 Aprile è uno di quei nomi, il 25 Aprile è uno di quei giorni.
Lo è per delle ragioni che – per numero e per sostanza – impegnerebbero tutti i giorni dell’anno al di fuori del 25 Aprile stesso, ma due sono le motivazioni forse più significative.
Il 25 Aprile è un giorno d’azione.
Nasce come ricorrenza di una reazione attiva, della liberazione appunto, e persino nel suo ricordo si pone come atto di rianimazione, di pura attività e azione. Non risponde dunque solo alle pure categorie di spirito, che pure riesce ad evocare, ma si rifà ad una tradizione più puramente genuina, di condivisione attiva degli obbiettivi, delle battaglie. E proprio in virtù della propria opposizione e funzione di ricordo concreta, ancora prima che di opposizione o difesa di uno spirito ideologico, altro capitale merito del 25 Aprile è quello di essere una festa fondante, strutturale, incontrovertibilmente condivisa. E non perché risponde ad una precisa idea, che come tale porrebbe in sé la possibilità di esser condivisa o meno, ma proprio perché è invece essa stessa la base della convivialità, della condivisione sociale, dell’apertura rispettosa degli intenti comuni.
In questo senso, per quel che è ideale e per quel che è concreto in egual misura, l’idea stessa di musica si identifica con l’idea del 25 Aprile.
La musica che evoca, che racchiude in sé la Storia millenaria e le migliaia di storie.
La musica che è ideale e concreta, la musica che stimola la mente, ma che muove anche la pancia e che scuote il cuore.
La musica dei musicisti e di chi li ascolta, di chi balla, da solo o con altri
La musica che non è rock, pop, classica, rap, jazz; la musica che non è un genere e li è tutti: è musica!
E per celebrare questo sodalizio eterno fra la musica e la celebrazione in senso lato, quale modo migliore di scegliere delle canzoni, 5 più una, in cui si manifesti la magica coincidenza di intenzioni particolari fra la musica e il 25 Aprile?
“Ma Mi“, scritta da Strehler e cantata da Jannacci: la canzone di Milano, di una resistenza che sempre è stata parte fondante dell’anima meneghina, e che in questo caso si declina come reazione all’invasore fascista.
“Oltre il ponte“, scritta da Calvino e musicata da Liberovici: un autentico cult, un pezzo che si serve della maestria di Calvino per dipingere con pennellate delicate e struggenti i racconti di un ex partigiano alla propria figlia.
“Suona Rosamunda“, brano di Vinicio Capossela: l’esuberante e malinconico cantautore esprime appieno tutta la crudezza del Nazi-Fascismo, ispirandosi alla celebre poesia di Primo Levi “Se questo è un uomo”.
“Quel giorno d’Aprile“, canzone ad opera di Francesco Guccini: tutta l’evoluzione emozionale della liberazione, a partire dall’orrore della guerra e i drammi che genera, per poi arrivare alla gioia vittoriosa, alla commozione entusiasta di una liberazione fisica, morale, emotiva.
“Hanno crocifisso Giovanni“, brano dei Marlene Kuntz, sebbene il testo sia da attribuire alla poetessa marchigiana Lea Ferranti: nonostante si possa notare la totale assenza delle parole “fascismo”, “partigiani”, “resistenza” o persino “guerra”, la potenza espressiva rimane intatta e l’intento commemorativo rimane evidente ed esplicitamente riferito al 25 Aprile per dichiarazione della stessa band.
La prima cosa che salterà in mente scorrendo la mini compilation qui sopra proposta, sarà la mancanza -intenzionale ma non malevola- di alcuni grandi classici, come ad esempio “I ribelli della montagna” o “Fischia il vento“.
Non ci siamo però scordati degli animi più legati alla tradizione, e allora abbiamo deciso di cogliere l’occasione offerta dai Marlene Kuntz e da Skin, per presentarvi la versione alternative di
“Bella Ciao“, in uscita proprio oggi.